Aggiornato al 05/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
Pontormo-ritratto-di-due-amici.JPG
Jacopo Carrucci detto Pontormo (1494-1557) – Ritratto di due amici – 1521/24

Come eravamo.


Io non so come sono ora Cagliari e la Sardegna. Posso solo dire che quando ancora non era arrivato l’Aga Khan e la Costa Smeralda non era quella che poi meritatamente è diventata, tanto per indicare un periodo di vita dell’Isola, all’inizio degli anni 60, era straordinariamente bella ovunque e piena di una atmosfera fatta di mistero, di magia, di una strana condizione irreale, quasi lussuriosa, selvaggia un po’, che trascinava in un mondo sconosciuto, tra passato e presente, tra la voglia di essere e la realtà che si vedeva, meglio che si percepiva.

La cosa più straordinaria era la gente, ancora non abituata a invasioni turistiche più o meno destinate a turbare l’equilibrio della vita di tanti anche se benedette per il business, che accoglieva le poche persone che venivano all’Isola per lavoro o per incontri o per qualsiasi altro specifico motivo con un entusiasmo, con una umanità e un calore senza eguali. Almeno nel continente europeo già prigioniero di un mondo ormai avviato verso il consumismo e la spersonalizzazione delle relazioni o prigioniero di rigidi climi che obbligavano alla solitudine e all’avarizia dei privilegi conquistati.

Sono arrivato a Cagliari inviato dalla mia azienda che voleva fare una survey sulle potenzialità del mercato sardo in merito alla meccanizzazione, all’impiego dei sistemi elettronici che stavano entrando e diffondendosi anche nel mercato italiano. La mia azienda era la Olivetti, quella dei valorosi, quella che era ancora di Adriano morto nel febbraio del 1960. Sono andato perché sapevo che ci sarei rimasto poco (avevo in mente le barzellette sui carabinieri e in particolare quella in cui il militare sprovveduto per punizione viene mandato appunto in Sardegna), il mio capo mi aveva detto che era la strada per darmi una promozione formale, potevo andare avanti e indietro con Palermo (dove stava la mia famiglia) rapidamente perché c’era un traghetto che copriva il percorso in una notte, tutte le notti, avevo comunque voglia di una avventura diversa, mi attraeva la conoscenza dell’altra grande isola del nostro paese.

Facevo capo presso la Filiale tradizionale della Olivetti che esisteva da sempre, quella che vendeva le macchine per scrivere e le calcolatrici, diretta da un gentiluomo napoletano che mi accolse con grande eleganza e con cui simpatizzai subito, mi sistemò in un piccolo ufficio e mi disse di fare quello che volevo e di andare da lui se avevo bisogno di qualunque cosa. La Filiale di Cagliari della Olivetti era piena di persone perbene, gente che lavorava, ma amava anche la vita, la sua terra e aveva il culto della amicizia.

In quella filiale ho conosciuto tanti amici che mi sono rimasti nel cuore e con i quali ci siamo frequentati per tanto tempo sino a quando la vita con le sue vicende non ci ha allontanati. Uno di questi amici era Nicola, anche lui temporaneo in Sardegna in una attività un po’ militare e un po’ professionale, con il quale l’amicizia è stata subito forte ed è durata tutta la vita per oltre cinquanta anni sino alla sua recente dolorosa scomparsa.

Nicola era un basilisco attaccato alla sua terra e alle sue tradizioni ma con lo sguardo rivolto al mondo. Aveva studiato alla Nunziatella di Napoli che gli aveva inculcato il concetto di disciplina e si era laureato alla Bocconi di Milano, la sua città di riferimento per il resto della vita. Era molto colto, generoso e gentile, amava la bellezza in tutte le sue forme, dalla musica alla pittura, agli oggetti, alle case, aveva forte il senso dell’amicizia.

La mia amicizia con lui è nata parlando di tutto, di letteratura, di storia di cui era appassionato, di politica, di amici comuni, di modo di intendere la vita. Ed è nata sulle ali dell’allegria, dell’umorismo, della speranza, del calore e del colore della terra di Sardegna.

Avevamo preso alloggio nella stessa pensione, preso l’abitudine di andare nell’intervallo del giorno (a quei tempi non c’era ancora l’orario unico) al mare, a su Poetto, dove poi facevamo colazione in un fantastico ristorante sulla spiaggia (Le Saline), la sera in Filiale verso le 18,00 aperitivo per tutti (Pernod con coronchiu, l’acqua di Cagliari), la domenica aperitivo al Caffè Torino in Via Roma, la sera spesso da Avendrace a mangiare  pecorino alla piastra con il miele e malloreddus con un serio Cannonau. In tanti mesi abbiamo cementato la nostra amicizia in mezzo veramente alla voglia di vivere e di futuro e al piacere di immaginare, di inventare, di stupire.

È stata una esperienza indimenticabile, la base della nostra conoscenza e della nostra amicizia. Poi siamo tornati a Milano, abbiamo preso casa insieme, Nicola lavorava a Genova e pendolava settimanalmente, i fine settimana organizzavamo feste e incontri. E poi piano piano siamo cresciuti senza perdere mai il nostro rapporto e la certezza di esserci sempre l’uno per l’altro.  Quella voglia di vivere che ora ha tradito Nicola, lasciando ricordi, nostalgie e tanta amicizia incolmabile!

Inserito il:20/07/2015 14:34:17
Ultimo aggiornamento:10/08/2015 15:18:21
Condividi su
ARCHIVIO ARTICOLI
nel futuro, archivio
Torna alla home
nel futuro, web magazine di informazione e cultura
Ho letto e accetto le condizioni sulla privacy *
(*obbligatorio)


Questo sito non ti chiede di esprimere il consenso dei cookie perché usiamo solo cookie tecnici e servizi di Google a scopo statistico

Cookie policy | Privacy policy

Associazione Culturale Nel Futuro – Corso Brianza 10/B – 22066 Mariano Comense CO – C.F. 90037120137

yost.technology | 04451716445