Aggiornato al 05/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Belvedere - Numero 71


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Jan Davidszoon de Heem (1606 - 1684) – Still life with books and a violin - 1628


La dimostrazione che il libro, quello di carta, non è morto è data dal fatto che EBOOK NON DECOLLA, perlomeno non decolla così come alcune previsioni ci avevano detto. Vuol dire che la maggioranza dei lettori, quelli interessati al mondo fantastico, culturale, scientifico che la lettura consente, sono felici di avere in mano la carta, di rigirarla, di conservarla, di riprenderla, di rileggere una annotazione, un pensiero balzato alla mente mentre si stava leggendo. Infatti e per esempio, Amazon consegna a domicilio qualsiasi libro entro le 24 ore ed è ancora questo il suo business anche se adesso è sempre più esteso e diversificato. Ha persino aperto una libreria fisica dove le persone possono andare, scegliere, guardare, comprare. La considerazione da fare è un’altra. Si pubblicano tanti libri inutili, di scarso valore, di argomenti di scarso interesse trattati magari superficialmente, diari o memorie di personaggi minori, la pubblicità continua a spingere tanti istant book su qualunque cosa, ignorando che il libro non è come la televisione che attira e incatena masse consistenti di persone a causa della loro leggerezza intellettuale e del loro scarso interesse per qualsiasi stimolo di pensiero. Questa produzione potrebbe andare su ebook forse, ma forse neanche, perché non può avere successo al di là di un interesse di una ristretta cerchia di amici dell’autore o di sostenitori politici o di affari, non può interessare quelli che vedono molto e solo la televisione e che non la lasciano per leggere un libro elettronico anche se di un personaggio noto alle cronache. In altri termini, una buona casa editrice per avere successo deve fare quello che gli editori una volta facevano e cioè selezionare ciò che pubblica, scoprire talenti, promuovere idee, inventare cultura. Si può leggere di più, si leggerebbe di più se la qualità fosse più adeguata e più alta da parte di chi legge abitualmente e si potrebbero convincere e attirare anche buona parte di quelli che sono dentro l’area grigia che le indagini definiscono potenziali lettori che vuol dire che non sono completamente prigionieri della vacuità.                                                                              

UN DEPUTATO DELLA REPUBBLICA ITALIANA, spesso in televisione, e che pare abbia molti estimatori e seguaci, ha dichiarato in una intervista che l’Isis non è necessariamente il male. È stato molto criticato, ma forse ha ragione perché anche il male ha il suo peggio e lui, forse, ne è una chiara dimostrazione. Per dire di che pasta sono fatti tanti figuri che guidano e condizionano la politica del nostro paese e quindi la nostra vita.

Milano si sta trasformando e sta diventando UNA CITTA’ DAVVERO EUROPEA, magari approfittando dello sforzo e dell’investimento fatto per l’Expo, ma, come si dice, tutto fa brodo quando il risultato è positivo e favorevole. Tanti per dimostrare la veridicità di questa affermazione parlano di mostre e di musei, di locali, di teatri e di eventi, di università sempre più internazionali, dello svilupparsi della sharing economy in tutti i campi dai trasporti alla alimentazione, dagli alloggi ai servizi di ogni genere, del tasso di disoccupazione più basso della media europea. Ed ancora, infatti, di una certa brillantezza economica che si può vedere in alcuni settori chiave come il made in Italy e la moda o l’arredamento e il design, ma anche nello svilupparsi di nuove iniziative soprattutto nell’area della tecnologia o nella ripresa di settori più tradizionali ma avanzati come quello delle macchine utensili per esempio. Tuttavia pesa l’incertezza sulla politica perché questa rappresenta il management della città, il coordinamento delle iniziative, delle istituzioni e delle attività, la visione necessaria di una prospettiva unitaria e strategica.  Questa incertezza si avverte nella mediocrità dei personaggi che stanno scendendo in campo per le elezioni amministrative del prossimo anno e nei toni con i quali stanno impostando la loro campagna elettorale i partiti (nella forma e nella sostanza). C’è solo da credere che qualche miracolo si realizzi nel cammino (la storia del passato non spinge all’ottimismo, ma l’ottimismo della speranza forse può aiutare).

Certo LE PERIFERIE DELLE METROPOLI sono cresciute quasi senza legge, dove ammucchiare i poveri, i derelitti, gli ignoranti e toglierli dal centro delle città da lasciare ai benestanti, ai cittadini di prima classe. Così in tutto il mondo, conseguenza di cinismo ed egoismo, di mancanza di visione, di trascuratezza sociale, di disinteresse, come il volere nascondere la polvere sotto il tappeto sino a quando lo stesso non è più in piano e fa inciampare tutti. Anche nel nostro paese è successo così, basta dare una occhiata alle nostre periferie snaturate, trasformate, degradate, umiliate. Infatti, è nelle periferie che si sono costruite le case popolari dove si è ammucchiata appunto tutta questa gente derelitta, case poi non sorvegliate, non mantenute dalle quali per risparmiare sono stati tolti persino i custodi che potevano in qualche modo rappresentare un minimo di sorveglianza e di controllo. La cosa stupefacente è che queste politiche sono state sviluppate anche con il beneplacito della sinistra comunista come a Milano per fare il primo esempio. E nelle periferie sono cresciute le criminalità più o meno organizzate o affilate a questa o quella mafia siciliana, napoletana o calabrese per poi diventare anche cinese, sudamericana o africana. Adesso cosa fare? Come porre rimedio al disastro compiuto dalle generazioni che hanno avuto il potere tra la fine della seconda guerra mondiale ed ora? Intanto il primo suggerimento da dare a questi capi del mondo e del nostro paese è di prendere atto della situazione, delle responsabilità e dei pericoli. E poi muoversi zona per zona, non cercando di coprire tutto per motivi elettorali, concentrando intelligenze e risorse. E poi e soprattutto fare qualcosa, da subito se possibile.

MA L’UGUAGLIANZA SOCIALE è compatibile con una società nella quale si accetta e viene promosso e riconosciuto il merito? Molti sostengono che si può configurare come un ossimoro. Altri dicono che la mediazione è possibile, anzi opportuna e che la promozione del merito è un vantaggio per tutti, per tutta la comunità che può avvalersi così di significativi valori. Il problema dicono questi ultimi consiste nel definire dove va collocata l’uguaglianza se all’inizio di un percorso (sociale, professionale, culturale, umano) o alla fine. E questa è la differenza tra la società liberale e quella socialista. Questa ultima, infatti, persegue l’uguaglianza comunque e a prescindere di valori personali. Un tema questo che anche alla luce della ripresa di ideologie religiose in assenza di altre laiche e in conseguenza di fanatismi che sempre più emergono ha bisogno di approfondimenti e analisi per disegnare il mondo del futuro.

L’UNIONE EUROPEA è destinata a cambiare e il processo è già iniziato, ma di molti pericoli verso una vera e compiuta realizzazione è ancora cosparso il cammino. Intanto c’è la vicenda degli immigrati che sta spaccando in modo sempre più profondo i paesi dell’Unione fra di loro (i muri che si stanno alzando lo dicono in modo chiaro per esempio). Infatti, la conseguenza del massiccio arrivo nel continente di tanti profughi è che entro alcuni anni tutta l’Europa si ritroverà quasi certamente con una società diversa etnicamente da quella di oggi. I paesi che faranno poco per garantire una vera integrazione delle persone che arrivano (magari per risparmiare o per polemica politica) rischieranno di più sul piano sociale (e le testimonianze in merito non mancano). In secondo luogo l’idea di Cameron e del suo Cancelliere Osborne di creare una Unione a due velocità rischia di trovare consensi e forti opposizioni e quindi sarà un altro motivo di divisione (la Merkel si dice stia forse pensando di accettare l’idea magari con qualche distinguo). E poi ancora Draghi, il Governatore, che spinge accelerando verso il mercato unico dei capitali. Ed anche in questo caso i dubbi sono tanti, per esempio la Germania non è d’accordo sulla garanzia comune sui depositi bancari, la Gran Bretagna non vuole il mercato unico finanziario per non perdere la leadership della sua City e dover sottostare a regole europee. Da noi si parla ancora di crescita o di austerity dimostrando che il corso dei nostri ragionamenti è sempre un gradino sotto quello degli altri. Darsi una scossa come diceva quel noto presentatore televisivo sarebbe importante.

In questa epoca turbolenta si sente parlare da parte di tutti della necessità di POTENZIARE L’INTELLIGENCE. Da come ne parlano si capisce che alcuni non sanno di cosa si tratta e ne parlano come tanti parlano dell’origine dell’universo o di come sarà il clima fra venti anni. Poi ci sono quelli che ne parlano strumentalizzando la cosa sul piano politico e facendo affermazioni veramente campate completamente in aria che masse di persone si bevono come acqua fresca. Qualcuno per la verità ne parla con un po’ di cognizione di causa ed allora ne parla con molta prudenza. Sa, questo qualcuno, che è un mestiere difficile per fare il quale ci vuole una lunga preparazione e una base di conoscenza veramente notevole oltre a tante altre doti fisiche, un gran coraggio e una predisposizione, ad esempio, verso la tecnologia. Potenziare le intelligence ovunque è un’operazione lunga difficile e complicata che viene presentata, in altri termini, come fosse un semplice rinforzo delle guardie padane.

QUATTRO BANCHE FALLITE stanno provocando un intervento del governo sul piano legislativo necessario per consentire qualsiasi salvataggio e quello economico delle altre banche, tramite Banca d’Italia, per sanare la situazione, e non penalizzare i clienti neanche quelli con oltre centomila euro di deposito come stabilito dalla Unione Europea. Naturalmente i dirigenti di queste quattro aziende che hanno provocato il disastro non pagheranno e continueranno a vivere felici e contenti. Lo stesso per chi doveva controllare e lo stesso per i politici che nominavano amministratori e dirigenti. Ecco il problema del paese: non riconoscere il merito e di conseguenza neanche il demerito.

In Argentina vince Mauricio Macri, cioè la DESTRA LIBERALE contro il peronismo, una specie di socialismo bastardo, che governa da diversi anni il paese e che fra l’altro ha promosso lo sviluppo di un sistema di corruzione diffuso. La domanda è perché nel mondo e in tutti i continenti vincono i conservatori, le destre contro le sinistre che non sanno fare le sinistre. Perché o sono troppo ideologiche e scopertamente utopistiche anche per sprovveduti o sono formate da vecchi burocrati che non riescono ad esprimere una linea moderna che cerchi di incontrare giustizia sociale con lo sviluppo dell’economia e il riconoscimento del merito, prigionieri tra quello che sanno bisognerebbe fare e che è la stessa cosa che predicano non si dovrebbe fare.

Inserito il:23/11/2015 22:12:54
Ultimo aggiornamento:07/12/2015 20:41:00
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