Aggiornato al 05/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Giuseppe Bertini (1825-1898) - Galileo mostra l’uso del cannocchiale al Doge di Venezia -1858

 

Uno sguardo altrove (08)

di Gianni Di Quattro

 

Nel Regno Unito Theresa May, nuovo Premier al posto di David Cameron, che si è alla fine rivelato fragile e inadeguato, ha detto che il suo primo obiettivo è di unificare il paese e poi di uscire in modo dignitoso e positivo dall’Europa. La sua ambizione, inoltre, è di disegnare e perseguire un nuovo ruolo per il Regno Unito. E questa affermazione non è casuale ed è la chiave del futuro della Gran Bretagna.

Quello che è avvenuto, infatti, è assolutamente straordinario e spiega perché completamente meritato il ruolo del Regno Unito nel mondo e chiarisce le sue prospettive. Tutto era coordinato e stabilito: dalle dimissioni mano a mano dei contendenti alla Premier designata e decisa, alla nomina di Boris Johnson a Ministro degli Esteri ed a quella di altri Ministri. Un piano che si è svolto in tempi brevissimi, in modo perfetto senza alcuna polemica con un grande apparente fair play, dando al mondo il senso di una coesione e di una efficienza inusuale nell’ambito di tutte le regole democratiche. Ha fatto vedere la capacità della classe dirigente del paese e ha fatto chiaramente capire che questa ha un piano che si svilupperà presto e bene e con la coesione di tutto il sistema paese stesso.

L’ipotesi evidente per i più avveduti analisti è da parte del Regno Unito di una strategia del “ritorno” e di un potenziamento in chiave moderna di una politica del Commonwealth. La creazione di un asse dei paesi collegati da una storia comune, da molta cultura condivisa, da fatti politici precisi, da interessi economici e, infine, da una lingua praticamente comune (prima o seconda che sia). Questa filiera di paesi si pone come vera alternativa alla Unione Europea e in un certo senso al ruolo della Svizzera potendo contare sul controllo di mercati molto più ampi e soprattutto su esperienze, strumentazioni e professionalità senza eguali nel mondo.

Il futuro Presidente degli Stati Uniti dovrà fare i conti con questa realtà e non potrà che appoggiare con priorità le sue iniziative e i suoi progetti mondiali. La Svizzera che si è resa perfettamente conto del pericolo che corre deve progettare in termini brevi una strategia alternativa ma sarà difficile scoprirne una vincente.  Grandi realtà del presente e del futuro come la Cina, ad esempio, dovranno per forza appoggiare gran parte della sua finanza e del suo sistema di presenza nel mondo su questa filiera che sarà la prima per professionalità, introduzioni e spregiudicatezza senza più alcun vincolo. Senza pensare alle nuove politiche verso il mondo arabo riagganciandosi a vecchie tradizioni e abitudini.

Il Regno Unito di conseguenza varerà in termini brevi una serie di norme soprattutto dal punto di vista fiscale e nel campo dei regolamenti imprenditoriali, assolutamente innovativi e in grande concorrenza con tutto il mondo facendo in modo da rappresentare lo svincolo principale globale per la finanza e gli affari.

Dunque mentre la Gran Bretagna si avvia con rapidità e competenza a mettere in moto il suo piano di conquista del principale ruolo economico nel mondo, l’Unione Europea rimane prigioniera di burocrazia, incapacità politica e contrasti spesso miserabili di potere con la conseguenza di perdere il suo ruolo, quantomeno di ridimensionarlo molto. Sarà impossibile che riesca a ristrutturare il suo business model e reingegnerizzare sul piano politico, economico e sociale la sua prospettiva. Soprattutto, come non è da escludere, se negli Stati Uniti dovesse a novembre prevalere Trump sulla Clinton sostenuta sempre più dai poteri forti e sempre meno dal popolo.

Si verificherà certamente ed inevitabilmente a questo punto ed anche a tempi brevi un necessario avvicinamento della Unione Europea con la Russia di Putin. Sarà senza alternativo l’abbraccio di quest’ultimo soprattutto quando anche la Germania comincerà a dimostrare come il suo sistema industriale ed economico da troppo tempo privo di innovazione e di aggiornamento, prigioniero di una conservazione organizzativa superata, non sarà più competitivo malgrado il paese cercherà di continuare ad esserlo aggrappato al passato con tutte le sue forze finendo per rappresentare una grande turbativa mondiale e una manna per i grandi speculatori.

Vladimir Putin in definitiva anche lui esce vincente da questo giro del mondo e sicuramente la sua influenza mondiale tenderà ad aumentare. Ha scelto di non giocare un ruolo di grande interlocutore alternativo con USA e Cina e come si vede questa strategia sta pagando perché finisce senza dubbio per rappresentare quello che i giuristi chiamerebbero la conditio sine qua non, la chiave per la soluzione dei problemi in questa parte del mondo. E pensare che molti analisti avevano criticato il suo gioco prevedendone la fine a breve termine e forse lo stesso Obama ha sbagliato nei suoi confronti essendo stato male consigliato.

L’ inconsapevole Cameron cercherà di rivendicare tutto questo a suo favore quando lo avrà capito (sembra che già comincia), ma ormai il suo giro è passato. Sicuramente lo ritroveremo, ma con ruoli subordinati. Lui è la dimostrazione di come spesso nel mondo le grandi svolte sono provocate da personaggi mediocri e in modo assolutamente casuale.

In Spagna si delinea la soluzione per fare il governo. Incarico a Mariano Rajoy con la partecipazione di Ciudadanos e l’appoggio esterno dei socialisti. I punti di novità rispetto al passato sono rappresentati dalla disponibilità dei popolari di affrontare due temi cari ai socialisti e cioè la riforma delle autonomie territoriali (Catalogna in primo luogo) e la riforma delle pensioni. La partecipazione dei Ciudadanos è richiesta anche dai socialisti per non lasciare soli al governo i popolari. Podemos di Iglesias invita i socialisti a non aderire ma non si capisce con quale obiettivo, anche perché un governo socialista con Podemos non sarebbe possibile secondo i numeri parlamentari.

È dunque ufficiale la discesa in campo di Emmanuel Macron che ha fondato in Francia il movimento “En Marche”, per le elezioni presidenziali del prossimo anno. Lui è l’attuale Ministro della Economia e il suo progetto è sul piano politico basato sul fatto di non essere connotato come di destra o di sinistra dice lui. Avremo una bella lotta di tutta la conservazione rappresentata da vari gruppi e partiti in una situazione istituzionale che ormai è assolutamente inadeguata ad affrontare il futuro chiunque vinca e una struttura organizzativa dello Stato e della democrazia lenta e al di fuori della modernità.

Inserito il:14/07/2016 17:59:48
Ultimo aggiornamento:14/07/2016 18:03:26
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