Aggiornato al 05/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Belvedere - Numero 73

La paura è sempre dentro all’uomo da quando nasce sino alla morte, almeno di quasi tutti gli uomini. Da bambini si ha paura del buio e crescendo di tante cose, come il timore di non riuscire, di svolgere un compito, di affrontare un esame, di superare un ostacolo, di non sapere conquistare una persona o qualcosa. E poi si può avere paura della propria fragilità, della propria incapacità, di dover soccombere, di trovarsi in una situazione che si considera superiore alle proprie forze. La paura si può vincere con la cultura, con la limitazione delle proprie sfide, con la pazienza, con l’aiuto di qualcuno che ci è vicino, con lo sviluppo di interessi. Tuttavia ci sono momenti in cui la paura si diffonde su interi gruppi di persone, su popoli interi persino, e ciò succede quando ci sono le aggressioni militari, criminali, ideologiche o religiose o semplicemente di spregiudicati uomini che pretendono di esercitare un loro potere per loro interessi. Questa è una epoca in cui i normali cittadini si sentono aggrediti come gli indiani nel Far West quando uomini bianchi dicevano di portare la civiltà, mentre rubavano territori e gettavano le basi per fare soldi sterminando cinicamente altri. Nel mondo è sempre la stessa storia che si ripete anche quando cambiano gli attori, i panorami e i metodi di conquista e di sterminio.

 

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Edvard Munch (1863 - 1944) – Sera sul viale Karl Johan - 1892
 

POLEMICHE A NON FINIRE quando il Ministro Poletti dichiara che è meglio per la vita di un giovane, di una persona laurearsi a 22 anni con 97 invece che a 28 con 110 e magari la lode. Ma al di là delle polemiche politiche, nel nostro cuore sappiamo che ha ragione e che la differenza di 10 punti nel voto di laurea a fronte di sei o più anni destinati solo a questo scopo non possono e soprattutto non devono valerne la pena. A questo proposito bisognerebbe calcolare il voto di laurea anche in funzione degli anni impiegati per conseguirla perché è un elemento di non poco conto, un indice dell’impegno, delle capacità di applicazione, di interesse. Forse, soprattutto e alla fine, bisognerebbe togliere valore legale al titolo di studio in modo che ciascuno conquisti un posto di lavoro o un avanzamento di carriera o una destinazione in relazione a quello che vale e non perché ha un voto in più o in meno.

Il fatto che I TERRORISTI SIANO DEI POVERACCI e provengano da ambienti degradati, come va dicendo tra l’altro lo stesso Papa Francesco, non sempre è vero e comunque non completamente. Molti di questi fanno quello che fanno per scelte ideologiche e si muovono con una certa larghezza di disponibilità, senza considerare ovviamente le strumentazioni di cui si servono per operare e che sono messe a disposizione dalle organizzazioni. Del resto anche nel terrorismo italiano non dimenticato, molti di quei protagonisti provenivano dal mondo borghese e accademico e non solo da ambienti di degradazione. Si stanno facendo studi e si sta valutando il fenomeno, ma è bene essere prudenti prima di fare affermazioni definitive e tirare conclusioni sociali non appropriate.

Le ultime statistiche internazionali confermano che noi italiani, insieme alla Finlandia e alla Germania, siamo I PIU’ VECCHI D’EUROPA e che, nel mondo, solo il Giappone ci supera, nel senso che ha l’età media più alta della nostra. Una notizia positiva certamente perché in questi paesi e nel nostro per quel che ci riguarda si vive di più e ne siamo tutti felici. Ma questa statistica non dice solamente che si vive più a lungo, ma dice anche che la natalità è molto bassa e che la combinazione dei due fattori fa una società vecchia e che invecchia sempre più. Non è certo una buona notizia per la imprenditorialità, per la nascita e lo sviluppo di imprese ed ancora non sono le condizioni migliori per favorire la innovazione. Perché le forze, il coraggio, la disponibilità, la voglia di arrivare, di fare è direttamente proporzionale, in generale si intende, con l’età media della società.

LA STRUTTURA DELLA SOCIETA’ ITALIANA è una struttura corporativa, voluta da Mussolini e confermata e alimentata dopo la seconda guerra mondiale dai partiti e dai sindacati che sono stati protagonisti della vita italiana e che ne portano pertanto la responsabilità storica. Questa società corporativa nell’epoca della economia globale, della tecnologia che avvicina i vari settori dell’economia tra di loro, che rende obsoleti la maggior parte dei vecchi sistemi di distribuzione delle merci e dei servizi, ed ancora nell’epoca nella quale le relazioni internazionali sono diverse dal passato e che tendono ad abbattere muri e separazioni  ed a favorire la circolazione delle persone (anche se i recenti fenomeni terroristici stanno introducendo molti fattori di prudenza) non è più sostenibile.

Perché rappresenta un freno allo sviluppo, alla competitività, alla innovazione e tende a bloccare il merito a favore del privilegio di coloro i quali sono dentro ciascun settore. Il management del paese insieme alla intelligenza dello stesso dovrebbero farsi promotori di un importante dibattito per disegnare la società prossima ventura, magari da raggiungere gradualmente in modo da proteggere nei limiti del possibile tutti gli addetti. È il momento per cominciare a pensare che per fare l’avvocato non bisogna per forza essere figlio di avvocati, così come per fare il tassista (in questo caso si può comprare a caro prezzo una licenza che rappresenta una limitazione comunque alla libertà di intraprendere), allo stesso modo i figli di operai non debbono fare gli operai e per fare politica non si deve essere parente di un politico. La libertà è anche questa e il corporativismo appartiene ad un altro secolo e frena il futuro.

TUTTI I CITTADINI ITALIANI posseggono il telefono fisso e uno o più telefoni mobili, tutti i cittadini salvo frange marginali purtroppo. Tutti questi cittadini sono sottoposti giornalmente a varie telefonate di questo o di quell’altro operatore che propone di cambiare gestore, condizioni più favorevoli, offerte che non si possono rifiutare. E lo fanno con una insistenza, con una aggressività che diventa per molti quasi insopportabile. La sensazione è che questi operatori non conoscono altra azione di marketing se non quella di rubare mercato agli altri, visto che il mercato su cui agiscono è più che saturo. Forse dovrebbero pensare ad altro, ad altri servizi, a come sfruttare in modo diverso i loro data base dei clienti, perché così e con i prezzi decrescenti non è che possono andare lontano. Si vede, si avverte che sono fragili strategicamente.

Ogni tanto nasce UN NUOVO SOCIAL NETWORK che cerca di differenziarsi dagli altri o perché dedicato a una categoria di persone o ad una attività o perché limita il numero dei post che si possono mettere al giorno o il numero dei caratteri con cui si possono scrivere. Questi ultimi per esempio dividono nettamente quelli che li mettono e quelli che li leggono. In altri termini l’unico che non ha alcuna gerarchia, non ha limiti ed è universale (si potrebbe dire anche democratico) è FACEBOOK ed è questo il vero motivo del suo successo nel mondo (non ci sono le corporazioni in altri termini).

Sempre più spesso si viene a sapere di magistrati corrotti o di MAGISTRATI CHE NON FANNO IL LORO MESTIERE o che tralasciano fatti e comportamenti mentre inseguono farfalle, magari anche per impreparazione, voglia di emergere, incapacità semplice. In molti punti della Pubblica Amministrazione bisogna fare pulizia, cambiare il modo di lavorare e forse bisognerebbe farlo anche nel corpo della magistratura. La stessa così pronta a dichiarare, a opporre, a indicare non potrebbe, anche per far vedere al popolo la propria correttezza, cominciare da se stessa ad assumere comportamenti più consoni, a punire più tempestivamente i propri corrotti, i negligenti o gli imbroglioni? E la stampa fiancheggiatrice senza se e senza ma, non potrebbe, anche essa per far vedere la propria capacità di essere obbiettiva, denunciare di più e meglio gli abusi di tutti i tipi e non potrebbe criticare severamente modi di essere lontani dal ruolo?

L’UNIONE EUROPEA AVEVA e dovrebbe ancora avere tra i requisiti necessari per entrare a farne parte e poi rimanerne, i valori della democrazia, il rispetto della libertà, dei diritti umani. La cosa strana è che molti “soci” abbandonano parte di questi valori senza che l’Unione espella o quantomeno censuri queste situazioni additandole a livello internazionale o intervenendo per condizionarne lo sviluppo. E ormai i casi sono più di uno e non può giustificare questa omertà la voglia di autoritarismo che serpeggia nel mondo e anche in Europa, come dimostrato dal risultato di elezioni o discese in campo di personaggi non proprio conosciuti per la loro laicità, il rispetto delle istituzioni e delle persone, la voglia di credere o perseguire la giustizia sociale. I tempi stanno conducendo il mondo verso un futuro incerto, conflittuale, pericoloso, volgare e brutale cancellando conquiste e speranze, diciamocelo.

Tuttavia non si può neanche pensare che certi popoli facciano salti culturali e sociali verso quello che noi pensiamo sia IL MEGLIO PER UNA COMUNITA’ e cioè la democrazia, la libertà, la sicurezza, la giustizia. Purtroppo, anche se lo si dice con dolore e con rabbia, certi popoli hanno bisogno di forme autoritarie per continuare a camminare e gli esempi anche recenti nel mondo e anche a noi vicini sono tanti. Quando pertanto speriamo un governo diverso e un uomo diverso per qualche paese siamo sicuri di fare il bene di quel paese e di quella gente?

Allo stesso modo bisogna cancellare dalla nostra mente la considerazione che BASTA ESSERE ELETTI DAL POPOLO per avere le carte in regola della democrazia. Sarà per la voglia di autoritarismo di cui parlavamo prima o per ignoranza o per paura o per i sistemi elettorali sempre elaborati od ancora per i vari brogli che i poteri sono capaci di attuare (anche nel nostro paese, malgrado le opinioni contrarie e l’omertà che da sempre copre queste vicende), ma l’avallo popolare, diciamo così, non è più e, forse, non è mai stato un indice di grande affidabilità.

Il NUOVO DIRETTORE di REPUBBLICA è Mario Calabresi che viene da La Stampa come a suo tempo venne sempre da La Stampa Ezio Mauro che ora lascia. Forse il grande veterano dei giornalisti italiani Eugenio Scalfari, la cui presenza è sempre incombente al giornale, questa volta non ci ha messo lingua e la decisione deve essere stata presa dalla proprietà di maggioranza e cioè da Carlo De Benedetti. Vuol dire che ormai la stella di quello che fu un grande giornalista, sicuramente molto partigiano e non obbiettivo, è quasi tramontata. È una notizia non di poco conto per questo paese da decenni nelle mani di pochi e influenzato sempre da pochi. Sarà interessante capire se Repubblica non più influenzata dal suo padre padrone potrà giocare un ruolo diverso sia da un punto di vista politico sociale e sia da un punto di vista delle proposte per il futuro.

Questo secolo ormai STA DIVENTANDO ADULTO e nel mondo si continua a pensare, a giudicare e ad ideare come nel secolo passato. Nella sostanza il giro di boa del secolo non pare sia ancora stato davvero fatto. Questo da un punto di vista sociale e politico, economico, religioso, artistico e culturale. Il secolo passato anche all’inizio già portava i germi di quello che avrebbe poi rovesciato nel bene e nel male (purtroppo), già si accendevano dibattiti e si mettevano in mostra protagonisti del pensiero e della cultura. Oggi si ha quasi la sensazione che la tecnologia, unica vera grande prospettiva del futuro, stia provando a farci fare dei passi indietro o quantomeno aiuta molto coloro che stanno facendoceli fare da ogni punto di vista. Sarebbe bello oggi leggere il pensiero di personaggi come, ad esempio, Isaac Asimov, di questi anticipatori visionari, capaci di riuscire a darci qualche squarcio di quello che ci aspetta, come hanno fatto nel passato.

IN SICILIA adesso crollano le strade e le autostrade, le opere insomma fatte negli anni passati naturalmente a prezzi elevatissimi, con materiale scadente o mancante, in tempi lunghissimi e insieme agli amici degli amici. Crollano le cose, dopo la verifica che il territorio non tiene dovunque, i servizi non funzionano, i trasporti nemmeno a parlarne, i Comuni non hanno soldi, la raccolta dell’immondizia è sempre affaticata. Mentre non ci sono iniziative imprenditoriali, la disoccupazione giovanile aumenta perché tutti sperano in un impiego negli enti pubblici che peraltro sono già carichi di personale e di debiti. La Giunta Regionale continua a cambiare assessori secondo il principio che cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia, molti uomini politici sono indagati o in galera, persino la magistratura è inquinata e inquisita. Alle viste non esiste alcuna classe dirigente in grado di portare avanti il paese, non ci sono idee, non ci sono piani e non c’è futuro continuando di questo passo. Non dipende certamente dai partiti perché quasi tutti si sono misurati e sono stati sconfitti o si sono collusi con chi comanda. L’unica strada è la sospensione della democrazia, che peraltro è solo apparente, la nomina di un factotum per un certo numero di anni, il quale non dovendo conquistare consenso, non dovendo fare carriera politica possa ripulire ristrutturare con cure da cavallo tutto in modo da poter ricominciare quasi come se ieri ci fosse stato lo sbarco degli alleati nel 1943.

Inserito il:03/12/2015 10:20:00
Ultimo aggiornamento:21/12/2015 11:20:43
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