Aggiornato al 05/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Belvedere - Numero 4

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Gottlieb Doebler – Ritratto di Emanuele Kant - 1791


Un pensiero: la moralità.

Moralità è un termine che individua un modello comportamentale, un insieme di convenzioni e valori di un gruppo, di una società, di un individuo. La moralità va distinta dalla legalità che significa invece il rispetto di una norma, di una regola giuridica. Kant diceva, infatti, che non uccidere per dovere legale significa che si ha paura della galera e basta, mentre non uccidere per dovere morale vuol dire che lo si fa per un dovere intrinseco che ciascun individuo può o non può avere.

Il pensiero di coloro che considerano la severità delle pene come l’unico e vero argine contro la cattiveria dell’uomo seguono quindi le teorie di Hobbes che sosteneva che l’uomo nasce malvagio e che solo il vivere sociale e l’influenza di una comunità di valori e di regole può mitigare gli effetti di questa cattiveria. Al contrario di Rousseau che sosteneva che l’uomo nasce fondamentalmente buono e poi è la società, la vita a renderlo malvagio.

 Nel nostro paese sono molti a pensare come Hobbes e a chiedere barriere forti e dure, specie se verso gli immigrati, e quindi in qualche modo costoro si avviano verso forme più o meno aperte  di razzismo. D’altra parte il razzismo nasce dal desiderio di voler conservare privilegi, dal non voler fare invadere il proprio spazio da altri, dalla paura che la solidarietà possa rappresentare un pericolo, dal credere nella malvagità dell’uomo come tendenza naturale. Credere nella bontà naturale dell’uomo significa anche credere nella possibilità che una moralità, cioè dei valori, possano favorire rapporti, stimolare reciproche collaborazioni, rispettare soprattutto i componenti della società, del gruppo in cui si vive.

Naturalmente il concetto di moralità è completamente diverso da quello di moralismo che individua invece forme di conservatorismo ideologico religioso o meno, di fanatismo, di bacchettonismo, come si può dire, per indicare forme di rigidità comportamentali che non favoriscono la vita insieme, la possibilità di rivedere le proprie idee e di adattarsi a condizioni che cambiano, ad ambienti che si modificano, a contesti che si formano volta a volta, a interessi e a culture sempre diversi.

Quando una società tende a perdere la sua moralità, e cioè i suoi valori, e magari si avvia verso forme chiuse di moralismo, vuol dire che la vita sociale è condizionata e violenta, senza rispetto e collaborazione. Vuol dire altresì che il percorso da fare per risalire la strada del piacere di stare insieme e di costruire un ambiente bello da vivere è lunga e faticosa. Forse in questo paese siamo precipitati all’inizio di questa che ora è una salita senza rendercene conto e adesso dobbiamo accettare di camminare prima di avere.

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Cesare Maccari – Allegoria dell’Italia - 1889

 

I fatti nostri.

Le riforme e le proposte del Governo vanno avanti in un percorso tortuoso tra approvazioni, contrasti, interni ed esterni, incredulità di corpi sociali, osservatori e organi di stampa. La riforma che non va avanti, di cui si sa poco e su cui pochi parlano, per ignoranza e soprattutto per paura di farsi nemici terribili che possono condizionare qualsiasi carriera, è quella della pubblica amministrazione. Ed è quella che dimostra in modo assolutamente inequivocabile la necessità dell’abolizione del bicameralismo perfetto e ancora di più la forza straordinaria della burocrazia, capace di bloccare tutto e tutti in mezzo a procedure, autorizzazioni, pareri, mancanze di firme, registrazioni, assenze dei funzionari addetti. La verità è che questa dovrebbe essere la principale riforma, propedeutica alle altre.

Comunque le riforme vanno avanti, certamente in mezzo a situazioni di turbolenza molto forti. In Parlamento si grida, si rinnega, si tratta, si rivendica, ci si oppone, si pretende. La navigazione è più complicata anche di quella di Ulisse e il mare è pieno di sirene e ciclopi. Ma è la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale che qualcuno tenta l’impresa. Non sarà il meglio, ma, come dicono in Toscana, il meglio è nemico del bene. E poi ci sono le invidie, le paure, i rimorsi, la voglia di partecipare non soddisfatta, il piacere di dire cose e poi non farle, la frustrazione di sapere di non sapere scrivere la storia.

Il problema del mezzogiorno, del Sud del paese esiste da quando esiste l’Unità di Italia. Prima era ricco ed è stato depredato per finanziare la industrializzazione del Nord e poi è stato abbandonato, come succede in tutti gli stupri che si conoscono. È vero che il Sud non ha avuto da quel momento la forza di rialzarsi anche perché la struttura sociale era basata su una classe guida rappresentata dalla nobiltà e dai grandi proprietari terrieri. Cancellata la nobiltà e fatta la riforma agraria, è scomparsa la classe dominante ed ogni forma di riferimento. Il Sud è piombato nell’abbandono nel quale ha vissuto per tanti secoli con tanti invasori e interpretando gli italiani come gli altri  né più né meno. 

L’Italia unificata pensava alle strutture, il Nord con i soldi arrivati pensava a fare le fabbriche e seguire i processi che ormai stavano correndo per tutta l’Europa e il Sud è letteralmente rimasto a guardare. A guardare lo sviluppo di gente che si arrangiava, di gruppi che nascevano per sopravvivere e poi diventavano criminali  e così è nata la mafia, una struttura per far soldi all’ombra di uno Stato nazionale che nessuno sentiva, che se ne fregava e trovava più comodo lasciar fare per non avere disturbi. Come in una famiglia quando si ha un figlio drogato che si cerca di nascondere presi da  ben altri piaceri e impegni. Poi i regimi succeduti hanno continuato a occuparsi delle cose che intanto il paese aveva sviluppato e cercavano di tener buono il Mezzogiorno dando un po’ di soldi, che venivano incamerati da intermediari sempre di più collegati quando non componenti di queste organizzazioni mafiose. Organizzazioni che oggi sono diffuse in tutto il mondo e sicuramente in tutto il paese, il Sud è sempre più lontano, privo di progetti, in mano a gente mediocre, a mediatori, a criminali. Oggi tuttavia risulta essere chiaro che se una parte del paese non c’è, il paese non esiste. Il piano deve prevedere certamente investimenti, ma soprattutto una profonda revisione, anche temporanea, nella scelta degli uomini istituzionali e della ripartizione delle competenze non lasciando più le risorse dove si sa che non solo non vengono utilizzate, ma vengono disperse nelle tasche dei soliti noti che sono anche criminali. Il Sud, in conclusione, ha bisogno di un piano speciale con gente speciale. Senza il tentativo di recupero del Sud il paese ha un futuro monco, zoppo, che non consente di camminare spediti, di camminare con gli altri. Viene da dire: decidetevi!

Le banche italiane perché non hanno la stessa competitività delle altre banche europee? Crediti inesigibili, strutture mai adeguate in termini quantitativi e qualitativi al cambiare delle cose, condizionamenti politici, management inadeguato, tecnologia mal applicata e forse persino eccessiva, pochi investimenti in formazione e in marketing, scarsa visione internazionale. Il settore (unico) che rappresenta la nicchia positiva è quello del private banking, cioè quello relativo alla amministrazione dei patrimoni personali. I Governi negli anni evidentemente hanno sfruttato il sistema per collocare amici, per favorire amici, per finanziare iniziative controllate. La Banca d’Italia ha svolto il suo ruolo contabile e regolamentare, ma certamente non ha mai preso l’iniziativa, non ha mai avuto il coraggio e la professionalità necessarie ed adeguate. E adesso? Adesso bisogna ridurne il numero, cambiare gran parte del management, ridurre drasticamente le strutture, trovare una soluzione per i crediti, cambiare regole e controlli. Ci vuole un Governo con tanto coraggio, una Banca d’Italia che capisca e si adegui, una classe politica che faccia un passo indietro, un parlamento che rapidamente aiuti il Governo a cambiare regole e ruoli.

Più del 50% del sistema di corruzione del paese proviene e gira attorno alle municipalizzate che sono circa mille sparse sul territorio. Sono strumenti per fare le cose che la legge non consente, per assumere amici, per elargire denari a consiglieri e consulenti amici o amici di amici, per avviare strampalate ma lucrose iniziative a carico della collettività. Abolire le municipalizzate potrebbe voler dire fare cambiare veramente faccia al paese.

Lo Stato italiano elargisce soldi, tanti soldi a tanti, a molti. Associazioni, enti nazionali, Fondazioni, sindacati nazionali, sindacati di categoria, confederazioni di categoria, centri culturali, iniziative di volontariato. E poi ai teatri, ai giornali, a centri e iniziative sportive, ad eventi rilevanti, mostre sul territorio nazionale o all’estero. La fantasia dei richiedenti non ha limite, ma anche quella dei responsabili di queste erogazioni, quasi sempre legati a partiti, politici, gruppi, funzionari, uffici addetti, amici, altri uffici statali. Soldi, libero arbitrio, potere, favori, clientelismo sono le parole che possono connotare questo stato di cose assolutamente antidemocratico e volgare. Nessun Governo fino a questo momento è stato capace di mettere ordine, incluso quello attuale del rottamatore.  Ma soprattutto è la stampa che non ne parla o ne parla sommessamente o ne parla a pezzi e mai in un quadro globale. Vuol dire molto probabilmente che esiste un sistema silenzioso ma efficiente di ricatti reciproci. Naturalmente esistono enti, giornali, teatri o altri che non prendono soldi (sono pochi!) e difatti lo gridano e lo fanno notare, magari per far riflettere.

Quando si parla di RCS si ha la sensazione che i soci di questo importante gruppo editoriale del paese sono interessati prevalentemente al “Corriere della Sera” e che tutto il resto dell’azienda, peraltro in sofferenza, interessi relativamente e forse ancora meno. Il nuovo amministratore delegato è un uomo che viene dal mondo delle tecnologie (Pietro Scott Jovine ex Microsoft) ed è la seconda volta che il gruppo sceglie un amministratore che proviene da questo mondo (il primo è stato Vittorio Colao ex Vodafone e poi di nuovo Vodafone). Ma evidentemente non è sufficiente, non è stato sufficiente o la scelta non è stata felice. Adesso stanno per vendere i libri (alla Mondadori), hanno venduto le attività nel campo della radio, gli edifici li hanno venduti e poi ripresi in affitto, piano piano escono dal futuro. Gli azionisti litigano tra di loro e la presenza significativa della Fiat non sta offrendo alcuna garanzia di equilibrio o di riferimento.

Certo il mondo editoriale italiano è in movimento. Mondadori con l’acquisto di Rcs libri evidentemente tende a una posizione di privilegio nel settore e di poter influenzare autori, distributori e lettori. È ancora incerto il ruolo e l’influenza della tecnologia sul business. Bisogna tuttavia affermare che senza una maggiore attenzione e selezione della qualità, tutti sono destinati a perdere.

E’ possibile ogni tanto trovare protagonisti del panorama economico e industriale ed anche politico del paese che, stringi stringi, forse non meriterebbero e che sono dove sono perché ci sono nati dove sono. Oppure perché ce li hanno  messi per occupare il posto e chi lo ha fatto chiude un occhio se qualcuno si porta via la sedia. Fare dei nomi sarebbe facile ma anche antipatico. Purtroppo questi casi non sono isolati, questo è il punto!

Al Comune di Milano si dice che l’attuale Sindaco Pisapia rinuncerà a presentarsi alle prossime elezioni per cercare di ottenere un secondo mandato. Non c’è ancora niente di ufficiale e quindi bisogna aspettare per saperne di più. Il lavoro di Sindaco di una città come Milano è pesante e gravoso. In queste grandi città ci vogliono giovani, non solo per sfruttare le loro maggiori prospettive, ma anche le loro forze fisiche.

L’abolizione dei Tar e del Consiglio di Stato non sarebbe grave per il paese, anzi. E poi ci sarebbero da abolire le Camere di Commercio, i tribunali militari, i Comuni al di sotto di un certo numero di abitanti. Quanti decenni di lavoro per arrivare ad avere una struttura efficiente e non ridondante!


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Palazzo Besta di Teglio – Planisfero attribuito a Leonardo


Uno sguardo altrove.

La situazione greca è sempre più complicata sul piano politico. L’Europa non vuole prendere atto che in quel paese sono cambiate molte cose che non si possono ignorare e che i nuovi governanti non possono da subito rinunciare ai loro programmi, alle loro promesse, alla loro identità. Inoltre, da una parte e dall’altra si muovono personaggi duri, poco disponibili e integralisti. Durissimo ad esempio l’attacco lanciato dal Ministro delle Finanze greco, Varoufakis, contro Mario Draghi, Presidente della BCE, in risposta alle dichiarazioni di quest’ultimo non disponibile a finanziare la Grecia, se questa non fa le riforme richieste dai creditori, troika o non troika. Varoufakis sostiene che Mario Draghi è al servizio, in definitiva, dei poteri forti, soprattutto tedeschi, e che alla fin fine molti di questi soldi che stanno scendendo in campo finiranno in Germania. In questa vicenda si vede che manca una capacità di mediazione, cioè una capacità politica, bisogna capire che i sacrifici chiesti ad un popolo, oltre un certo limite, rappresentano delle bombe sociali  che, pur scoppiando in un paese, possono avere effetti su interi continenti. Infine, questo Varoufakis, nella sua antipatia, qualche verità la sta dicendo, mentre stanno suonando tante grancasse da tutte le parti della stanza e questo non è un bene perché tendono a distorcere tutto quello che si dice e soprattutto quello che si dovrebbe dire.

Nel delitto di Mosca, quello relativo all’assassinio di Nemzov davanti al Cremlino classificato come oppositore di Putin (che si suppone ne ha anche di altri oppositori), sembra si stia arrivando alla conclusione con l’arresto di alcuni individui sospettati, anzi indiziati e praticamente accusati. La velocità e il tipo di persone acchiappate qualche perplessità la lasciano per la verità. Ma non dobbiamo meravigliarci troppo se da qualche altra parte gli assassini si prendono e anche rapidamente, infatti  non possiamo prendere i nostri tempi e le nostre regole come  uno standard di riferimento.

Stanno circolando voci, ancora in modo sommesso, che sono riportate da vari organi di stampa o televisivi nel mondo, che nell’ambito del nuovo Stato Islamico, o Califfato che dir si voglia, cominciano i contrasti. Miliziani locali contro miliziani che provengono da paesi occidentali accusati di essere trattati meglio con soldi e case, molti uccisi perché tentano di abbandonare il campo, condanna da parte di alcuni di certe politiche distruttive di patrimoni culturali, disaccordi sui modi di impiegare i bambini in azioni militari, sono alcuni dei motivi che pare siano alla base di questi contrasti. Potrebbe essere, conoscendo il melange culturale e sociale del gruppo che non potrà essere tenuto insieme in prospettiva solo da motivazioni religiose. Un fenomeno interessante cui prestare la massima attenzione.

 


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Antonio Zanchi (18e siècle) - Palamède et Ulysse
avec Télémaque bébé


L’angolo di Palamede.

Palamede era uno degli eroi che parteciparono alla guerra di troia, famoso per la sua astuzia perché fu anche capace di smascherare Ulisse che tentava di fingersi pazzo per non andare a combattere. Di lui si racconta che abbia inventato la maniera di contare, la moneta, i pesi, le misure, i segnali di fuoco (una sorta di telegrafo ottico dell’antichità), il gioco dei dadi e dei pessoi (antenati degli scacchi). Si dice anche che abbia inventato undici lettere dell’alfabeto greco, la lettera (nel senso che fu lui a escogitare l’idea di mandare messaggi scritti a gente lontano) e alcuni particolari della tecnica di vinificazione.


 

Il nostro nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, continua ad essere molto pallido e con l’aria decisamente triste. Effettivamente non ha un compito facile, la sua vita si è complicata significativamente, ma bisogna dirgli che c’è di peggio. Qualcuno lo aiuti psicologicamente a metabolizzare la situazione in cui si trova, diventerà più felice, magari più coraggioso e sarà un bene per tutti.

I grandi ipermilionari della Sylicon Valley, potendoselo permettere, sembra stiano finanziando in modo massiccio ricerche e studi tendenti ad allungare la vita e a vivere bene. Evidentemente hanno scoperto che per loro vivere è bello e comodo, oltre che interessante. Bisogna essere tutti contenti  per loro ed anche perché qualche ricaduta forse potrebbe esserci anche per la gente normale. Tuttavia permane la sensazione che il gap tra i ricchi e quelli che non lo sono nel futuro forse potrebbe addirittura ampliarsi.

Filippo Turati diceva che i tram non servono per assumere i tramvieri, ma per portare in giro la gente. La sensazione è che negli ultimi decenni nel nostro paese questo pensiero non è stato dominante!

Fra i paesi esportatori di armi al primo posto ci sono gli Stati Uniti e al secondo posto c’è la Russia. Fra i paesi importatori al primo posto c’è l’Arabia Saudita. Credo che, per chi conosce le cose del mondo, questi dati non sono sorprendenti!

Nel nostro paese si sta parlando di scuola e questo è un bene, si sta cominciando a capire che la scuola è il sistema per creare il futuro del paese e non il sistema per dare lavoro a un certo numero di persone distribuite in una miriade di contratti e di regole e che richiedono altrettante persone per gestire tutto l’ambaradan. Forse a scuola si dovrebbe andare a sette anni e non a cinque perché prolungare l’infanzia non è un male, però bisogna creare le strutture necessarie e adeguate. Si dovrebbero accorciare le vacanze tra cui quella dei tre mesi estivi, che possono far comodo al turismo, ma non alla formazione dei ragazzi. Si dovrebbero abolire i compiti a casa, dove si dovrebbe o riposare o ripassare. Il ricorso a stage e momenti di esperienze concrete sarebbe da prevedere e incrementare. La formazione dei formatori richiederebbe maggiore attenzione. I programmi delle varie linee di studio risentono troppo di tendenze del momento, di fanatismi e di superficialità in generale.

Comunque, in particolare nelle materie tecniche e ingegneristiche la scuola italiana è di avanguardia, altrimenti non si spiegherebbe l’interesse di tante aziende straniere per i laureati italiani. E non sarebbe possibile per molti italiani trovare lavoro al di là dei nostri confini.

Esiste il mercato nazionale e quale è? Gli analisti dicono che non c’è futuro in una impresa che non abbia  una posizione sul mercato nazionale e che non basta l’esportazione. E le statistiche sono tutte fatte per fotografare questa situazione. Ma in una Europa che, malgrado i problemi e le incertezze e gli errori fatti, si avvia ad essere sempre più una realtà, il mercato nazionale non dovrebbe essere quello comunitario e quello vecchio nazionale solo un mercato regionale? In questo caso cambiano le analisi, le strategie, il modo di operare, le professionalità, la valutazione dei prodotti e servizi, le statistiche. E allora l’Europa deve tenerne conto per cercare di unificare e avere più attenzione verso il trattamento fiscale delle merci, i canali di distribuzione, le protezioni legali di marchi e brevetti, i prezzi e le protezioni dei consumatori. Senza dimenticare il trattamento normativo ed economico dei lavoratori. Un dibattito in questo senso anche a livello politico, sindacale e accademico non sarebbe una brutta cosa!

Due elicotteri si sono scontrati in Argentina e sono morte dieci persone. L’incidente è avvenuto mentre gli elicotteri andavano nello stesso posto in una splendida giornata con un clima perfetto per il volo. Le dichiarazioni ufficiali delle compagnie e dei vari portavoce hanno detto che gli elicotteri erano nelle mani di due piloti esperti. Viene la pelle d’oca a pensare se i due piloti non fossero stati esperti!

 

Inserito il:12/03/2015 00:05:05
Ultimo aggiornamento:26/03/2015 21:05:18
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