Aggiornato al 05/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Giuseppe Bertini (1825-1898) - Galileo mostra l’uso del cannocchiale al Doge di Venezia -1858

 

Uno sguardo altrove (06)

di Gianni Di Quattro

 

Angela Merkel ufficialmente suggerisce di mettere in pensione il lussemburghese Juncker dicendo che rompe tutto quello che tocca (sic!). La verità è che il Presidente della Commissione si sta dimostrando troppo indipendente dai suggerimenti tedeschi. Ecco, siamo all’ennesima dimostrazione del perché la Unione Europea sino a quando la Germania la considera un suo personale strumento di conquista non può svilupparsi.  Ma chi farà capire ai tedeschi che così non si va da nessuna parte, visto che a loro comandare piace molto e forse lo considerano una missione del loro popolo?

La Merkel e i suoi uomini cercano alleati in questa azione contro Junkers e non è difficile ipotizzare che ne troveranno. La posizione di Junkers si fa sempre più traballante (smentisce le sue dimissioni due volte a settimana) in una Europa che in questo momento da un punto di vista strategico sta giocando a quello che i bambini chiamano liberi tutti.

In ogni caso la lotta che i tedeschi stanno facendo a Junkers e a tutta la Commissione scavalcandola di continuo ed erodendo compiti e responsabilità di sua competenza è veramente brutta e molto pericolosa. Bisognerebbe parlarne di più ed affrontarla nell’interesse di tutti i cittadini europei.

In queste incertezze politiche il trattato di libero scambio commerciale tra gli USA e l’Europa praticamente si può considerare saltato almeno per il momento. La decisione della Commissione che ha deliberato sulla necessità di avere l’Ok di tutti gli Stati membri lo affossa infatti definitivamente sapendo che molti Stati non sono d’accordo come hanno apertamente dichiarato. Se ne riparlerà forse ma ci vorrà tempo per riannodare le fila del discorso.

Della Cina se ne parla sin troppo, ma di quello che al suo interno sta succedendo per quanto attiene la tecnologia non se ne parla molto e soprattutto non ci sono analisi esaustive comprendenti possibili proiezioni nel paese e nel resto del mondo. Eppure si tratta di una cosa grossa, forse la più grossa tra le varie cose che succedono e che consentirà al grande paese asiatico di diventare forse il protagonista principale nel mondo in un tempo brevissimo. Infatti, si stanno creando dei poli tecnologici di grandi dimensioni prendendo ad esempio la Silicon Valley moltiplicata per enne evidentemente e dove confluiscono i milioni di laureati delle università cinesi soprattutto quelli in ingegneria e altre facoltà scientifiche. Si stanno investendo da parte di privati e dello Stato ingenti risorse per favorire queste iniziative. E i risultati si cominciano a vedere con la creazione di tante start up, la produzione di nuove tecnologie applicative, lo sviluppo di tante ricerche che potranno influenzare tutto il settore nel paese ed anche nel mondo. I modelli per il momento sono quelli americani, ma sono solo quelli di partenza. Lo spettacolo per il mondo è appena cominciato.

La Commissione nominata dal Parlamento britannico per giudicare il comportamento del paese e dei suoi leader di allora, in primis Tony Blair, in occasione della guerra condotta contro l’Iraq nel 2003 insieme agli Stati Uniti del Presidente George Bush ha finito i lavori dopo sette anni. Il suo Presidente, John Chilcot, ha letto la relazione le cui conclusioni affermano con assoluta chiarezza che quella guerra è stata decisa su informazioni inesistenti e lacunose nella migliore delle ipotesi, fatta senza motivo perché Saddam Hussein non rappresentava un pericolo per l’Occidente e in particolare per la Gran Bretagna, senza alcuna valutazione di quello che si dovesse fare dopo la sua conclusione vittoriosa sperata e cioè senza alcun piano strategico. Insomma un disastro per il paese e per il mondo, un delitto politico dalle conseguenze notevoli e diffuse e che arrivano sino ai giorni nostri come conseguenza del fatto che sono stati stravolti tutti gli equilibri della regione. Tony Blair si è assunta ogni responsabilità in merito dicendo solo che era in buona fede (e ci mancherebbe anche se le vie del Signore sono infinite). Un segno di democrazia e l’affermazione di valori civili, umani e giuridici che il Regno Unito ha offerto al mondo ed anche un monito per il futuro.

Certo la decisione di questa Commissione britannica significa anche una accusa storica per l’ex Presidente americano George Bush, che probabilmente non farà caso alla cosa data la sua proverbiale sensibilità. Ma sarebbe anche da non dimenticare la grande quantità di osservatori, politici e giornalisti (da sottolineare giornalisti) che ovunque, e anche abbondantemente in Italia, hanno sostenuto quella guerra tremenda. Come si sente ora questa gente?

Questi guerrieri improvvisati spinti dai gruppi economici interessati a fare affari, dalle loro ambizioni e dalla loro stupidità hanno distrutto un paese per sempre, hanno ammazzato tanta gente ed hanno arricchito tanti personaggi criminali. Soprattutto sono stati quelli che hanno dato vita al terrorismo che oggi affligge il mondo.  Ecco, la domanda è: come si fa a vivere con questi rimorsi?

Intanto in Gran Bretagna prende sempre più corpo la candidatura di Theresa May alla leadership del partito conservatore e di conseguenza alla sostituzione di David Cameron, almeno alle alternative di Andrea Leadsom (sarebbe una lotta tra due donne) e soprattutto di Michael Gove (assolutamente improbabile). Decisamente rappresenta la migliore soluzione di quel partito e del paese in un momento che richiede pazienza e nervi saldi, capacità decisionali ed emotività limitata. Il paese deve decidere come uscire dall’Europa, che tipo di trattato stipulare con la stessa, quali politiche economiche interne attuare, la revisione del sistema commerciale internazionale, il management su cui puntare per una visione del futuro.

Un periodo questo con gli occhi puntati su Londra e sul possibile scoppio di una bolla immobiliare (sono già sei i Fondi in difficoltà) e che potrebbe coinvolgere le banche e non necessariamente solo del Regno Unito. Ma la paura riguarda anche l’effetto eco su altri paesi europei ed è per questo motivo che in questo momento il mercato immobiliare non è neanche sfiorato dagli investitori e risparmiatori (c’è altro su cui speculare).

Due Autorità europee ci sono a Londra e che devono evidentemente essere spostate in altra sede, due importanti e delicate autorità. La prima, EBA, che si occupa delle banche e la seconda, EMA, che si occupa dei medicinali. Rappresentano inoltre non solo occupazione ed occasione di contatti internazionali, ma anche motivo di prestigio. Per questo Milano si candida ad ospitarle e il Sindaco, Beppe Sala, vola a Londra per perorare la causa. Non sarebbe male, ma ci saranno anche altre autorevoli candidature da scavalcare.

Negli Stati Uniti Hillary Clinton ha fatto due buoni colpi. Il primo è l’assoluzione da parte dell’FBI per avere usato quando era Segretario di Stato il suo indirizzo email privato invece di quello ufficiale di Stato, infatti è stata riconosciuta una sua leggerezza ma non una sua colpa giuridica e questo la libera da eventuali antipatici e compromettenti procedimenti giudiziari. Il secondo colpo consiste nell’avere fisicamente al suo fianco il Presidente Obama nella campagna elettorale, quindi con un forte endorsement politico che aggiunge valore alla sua candidatura potendo presentare la sua possibile Presidenza anche come la continuazione di quella dell’attuale Presidente.

Obama trova anche il tempo di viaggiare in Europa e, dopo avere visitato la Spagna, a Varsavia (riunione NATO) incontra i leader europei prevalentemente per discutere di Brexit. Per capire, in altri termini, cosa intendono fare, quali sono i piani e se ci sono piani prima di tutto, che cosa è destinato a cambiare e che cosa si deve fare per non far cambiare quello che è bene non cambi. Un discorso interessante e importante che però verrà portato avanti in concreto dal successore del Presidente americano e anzi sarà uno dei temi del suo programma.

Le elezioni politiche spagnole recenti non hanno dato la maggioranza ad alcun partito, anche se si può considerare vincente il Partito Popolare di Mariano Rajoy perché rispetto a sei mesi fa (precedenti elezioni che non sono riuscite a dare un governo al paese) ha aumentato seggi e voti a differenza degli altri principali partiti, in primis quello socialista. Dopo questa nuova tornata elettorale i primi contatti tra i partiti stanno ripetendo il cinematografo cui abbiamo assistito nei mesi scorsi e i segnali non sono buoni. Speriamo che capiscano che l’interesse del paese viene prima e che i conti prima o dopo tornano sempre.

Però interessante il richiamo che Felipe Gonzalez, vecchio leader socialista e un importante protagonista della marcia del paese verso la democrazia dopo la morte del Generalissimo Franco, fa al suo Partito socialista e in genere a tutte le forze politiche. Suggerisce appunto al suo partito di astenersi e di favorire il governo di Mariano Rajoy. Non ci può e non ci deve essere una terza tornata di elezioni politiche per fare il governo, ha detto.

In Argentina, che si dibatte in una situazione economica e soprattutto finanziaria difficilissima e sta cercando di trovare la mediazione tra il risanamento, lo sviluppo, la svalutazione, i sindacati e le scorrerie dei gruppi di potere, gli argomenti principali all’attenzione del paese sembrano essere le ruberie della passata Presidente e dei suoi amici con impegno massiccio di magistratura, media e istituzioni. Avviene in tutti i paesi dell’America Latina con puntualità ad ogni cambio di governo. La sorpresa sarà quando da qualche parte non se ne parlerà.

Lo Stato Città del Vaticano assolve con formula piena due giornalisti italiani (Nuzzi e Fittipaldi) che hanno scritto due libri nei quali svelano molti segreti e strane storie della finanza vaticana e lo fanno in base a documenti originali riservati che sono riusciti ad ottenere dall’interno dello Stato Pontificio. Un processo che non si doveva svolgere perché non si può mettere in discussione la libertà dell’informazione, ma che alla fine è finito bene (qualche messaggio l’avranno ricevuto i giudici che hanno emesso la sentenza?).

La decisione di Microsoft di comprare per 26,200 milioni di dollari LinkedIn è un tema interessante nel mercato della tecnologia. Significa che il nuovo amministratore delegato di Microsoft (Satya Nadella) intende sempre più orientare la impresa verso il mondo delle imprese e verso i servizi alle imprese appunto. Le ultime mosse dell’azienda sono tutte in questa direzione al contrario della politica precedente quasi interamente rivolta all’utente privato. Nel mondo della tecnologia, e dell’informatica particolarmente, non è una decisone di poco conto e qualche equilibrio lo va a toccare. Anche rinforza il dibattito sui mercati più profittevoli della tecnologia in generale e cioè quello delle imprese da un lato e quello della casa e dei pagamenti dall’altro saltando quello di mezzo sempre meno interessante da un punto di vista economico e utile solo ad assorbire costi ed esperienze.

Certo che le mosse di Xavier Niel di uscire da Telecom Italia di cui detiene opzioni per il 15%, comprare da Wind, tramite Iliad, torri e frequenze per dare vita al quarto operatore italiano di telefonia mobile low cost, sull’esempio della francese Free, dando anche alla stessa Wind e ad H3G la possibilità di adempiere alle richieste della Commissione europea (antitrust) e di fondersi finalmente a breve e come previsto, possono rivoluzionare il mercato europeo e certamente quello italiano. Un mercato quest’ultimo fatto in prevalenza di privati e di giovani (soprattutto per qualche compagnia come Vodafone ad esempio) che sarebbe costretto ad abbassare le tariffe e quindi i margini e ad inventarsi altre politiche di marketing e di diversificazione dei sevizi. I mercati cambiano rapidamente e improvvisamente: un monito per chi non ci crede, ne ha paura o pensa che in fondo la tradizione vince. Interessante anche vedere le reazioni della stessa Tim e di Fastweb, che forse sta perdendo troppo tempo a decidere quale strategia adottare per il mercato italiano.

Adesso Vivendi riuscirà finalmente a decidere una strategia per questa azienda che ha acquisito e che gestisce in Italia? Se tarda evidentemente avvalora la tesi secondo la quale la vuole utilizzare come merce di scambio e in fondo l’uscita di Niel penalizza le azioni ma facilita questa strategia. Sta anche tornando in campo il cavaliere (ex per la verità) nazionale e forse siamo vicini a qualche conclusione. Perché il cavaliere, può piacere o meno, è ancora il bivio di tante cose che si svolgono in Italia, dalla politica all’economia.

Anche nel mondo dell’alimentazione si moltiplicano le grandi manovre del mondo e non è vero che sono solo i grandi gruppi americani che comprano in Europa, ma ci sono anche casi opposti. Basta ricordare la Bayer che prende Monsanto e, più recentemente, Danone che compra “The WhiteWave Foods” per 12,5 miliardi di dollari.  Insomma tutto il settore si muove.

Inserito il:08/07/2016 14:56:12
Ultimo aggiornamento:08/07/2016 14:58:22
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