Aggiornato al 05/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Belvedere - Numero 47

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Egidio Bonfante (1922 - 2004) – Composizioni decorative suggerite dai circuiti stampati Olivetti - 1979

I fatti nostri.

CI SONO DELLE COSE CHE SCOMPAIONO e si dimenticano o si preferisce dimenticarle senza chiedersi perchè sono scomparse. Pochi reduci tengono vivo il ricordo di queste cose che scivolano lentamente verso il nulla anche per la inevitabile scomparsa fisica degli stessi reduci. Persone, paesi, aziende, continenti persino nella storia del mondo. In generale di alcune cose se ne parla meglio quanto più lontani si è dai momenti della scomparsa di queste, per non essere condizionati da chi non vuole, comprensibilmente, discutere e accettare proprie responsabilità o il fatto di non aver capito che stava succedendo, malgrado fosse presente e formalmente attivo, anche per cercare di sfuggire da esse e dalla propria coscienza.

Una cosa di cui forse si può cominciare a parlare sul serio nel nostro paese è la SCOMPARSA DI OLIVETTI, una azienda che ha recitato per tanto tempo un ruolo di primo piano a livello nazionale e internazionale da un punto di vista organizzativo, tecnologico e delle capacità di marketing (e che ha inventato la bellezza come strumento del marketing mix). Olivetti che è scomparsa nel nulla come se non fosse mai esistita. Di Olivetti, della azienda Olivetti si tende a parlarne poco o per ignoranza dei fatti o, appunto, per coinvolgimento personale di tanti dirigenti magari compromessi, a torto o a ragione, negli errori che hanno portato alla scomparsa della azienda (e che non sentono il desiderio di partecipare o promuovere dibattiti in merito).

Si parla, invece e opportunamente, molto di ADRIANO OLIVETTI (morto nel 1960), del suo modello di imprenditorialità, della sua visione sociale e morale e politica della impresa, della fabbrica, del suo ruolo e del suo lascito nella economia e nella società italiana, oltre che nella storia moderna del modo di fare impresa specie se impegnata in settori avanzati tecnologicamente come era la Olivetti.

In generale quando qualcosa scompare, quando fallisce si tende a TROVARE UN COLPEVOLE, una sola persona responsabile di tutto e che assolve tutti, anche quelli che poi hanno preso le decisioni operative, che hanno suggerito, che in pratica hanno gestito l’impresa. Una abitudine questa tutta italiana e si verifica anche in politica da sempre (il fascismo è colpa di Mussolini, la situazione grave dell’Italia è colpa di Berlusconi come se prima e dopo tutto avesse funzionato al meglio, le malefatte del dopo guerra sono tutte responsabilità della Democrazia Cristiana, oggi le cose che non vanno sono colpa di Renzi come se fosse al Governo da anni, come se la burocrazia non esistesse (e l’avesse creata lui), come se il Parlamento fosse una cosa seria e pieno di professionisti e persone perbene (che fanno gli interessi esclusivi del popolo prima ancora che del proprio partito o del proprio gruppo di amici), i politici che chiedono a gran voce cose giuste e utili come se fino ad ieri erano dediti alla agricoltura e non a fare le cose che ora chiedono di volere.

Discutere del fallimento della Olivetti SAREBBE UTILE perché potrebbe essere una occasione per mettere a punto una metodologia di valutazione dei fatti e per inquadrare il ruolo e le responsabilità certamente del padrone che è stato anche guidatore (nel caso Olivetti si tratta di Carlo De Benedetti), ma anche dei dirigenti perlomeno di quelli che si definiscono ora, con un brutto termine, di prima fascia. Si ha su questo tema come la sensazione che ci sia dell’omertà, quantomeno della reticenza, del pudore a non volerne parlare.

Servirebbe parlarne anche per METTERE A FUOCO l’assenza della politica, l’incapacità a capire (senza pensieri cattivi) dei sindacati, le analisi dei consulenti sballate, le banche popolate da ragionieri o da passacarte, i media che sostenevano questo o quello senza capire che stavano dicendo ma semplicemente ubbidendo. Soprattutto per individuare e forse denunciare i tanti avvoltoi che poi hanno utilizzato l’Olivetti per altre spericolate operazioni (quella su Telecom Italia per esempio) e che si sono litigata la spartizione dei resti. Per raccontare infine la soddisfazione dei tanti che hanno gioito e brindato alla fine dell’azienda per motivi personali, politici, ideologici, professionali o di rivincita.

La STORIA DELLA MINORANZA PD è ormai una brutta storia. Un gruppo di uomini che si sentono defraudati del loro partito e che vogliono riconquistare, che sono legati a concezioni di un mondo che ormai sta scomparendo, che non hanno un obiettivo (a parte quello della conservazione del passato), non hanno uomini nuovi che possono guidarli (uomini con qualche visione non ragionieri della politica), non hanno relazioni internazionali, hanno solo la solidarietà di buona parte della stampa italiana, soprattutto di quella (che però è la maggioranza) con lo sguardo rivolto al passato. Un gruppo di uomini che rischia di procurare un danno al paese distruggendo un tentativo e favorendo indirettamente il rigurgito di forme estreme di populismo, di un razzismo che ricorda certi passati fascisti. Ha ragione Staino in merito (anche sul puparo D’Alema). Non ha ragione Scalfari (il grande giornalista), noto per difendere sempre cause perse e perché forse capisce le situazioni ma non le persone (troppa altezzosità per scendere a voler capire).

Ma questi uomini SONO ARRIVATI ALLA FINE DELLA STORIA, sanno che se perdono la battaglia per modificare il progetto di riforma costituzionale già approvato alla Camera e al Senato in prima lettura, hanno perso in modo definitivo la guerra con l’attuale segretario e Presidente del Consiglio e per questo molto probabilmente non molleranno, cercheranno di andare fino in fondo (uomini come Bersani, uno dei capi della rivolta sanno che in caso di sconfitta sono destinati all’oblio).

Allora Renzi ha davanti solo DUE ALTERNATIVE: rompere e andare alle elezioni sostenendo correttamente che le forze della conservazione non vogliono cambiare o vogliono cambiare per non cambiare o mettersi d’accordo con Berlusconi, che ovviamente chiederà una contropartita formale e sostanziale. Questo dimostra tante cose nella situazione politica del nostro paese: che la sinistra di minoranza mette il governo nelle condizioni di allearsi con Berlusconi e poi strillerà perché lo ha fatto, che Berlusconi politicamente è ancora non del tutto obsoleto (comunque un gigante rispetto agli omuncoli che gli girano intorno), che le opposizioni diciamo istituzionali o populiste non hanno progetti o hanno progetti così strampalati che è come non averli.

Ci sono dei momenti in cui si verificano diversi incidenti spesso mortali a frequentatori di queste MEGAGALATTICHE DISCOTECHE sparpagliate nel paese in luoghi strategici, che sono in gran parte frequentate da giovani quando non anche da giovanissimi. Di queste discoteche sono anni che se ne parla, della droga che gira, del sesso libero e sfrenato che si pratica, dell’alcol che si consuma, dell’eccitazione in generale cui sono soggetti tutti i presenti aiutati anche da una musica forte, martellante e disperata. Sono anni che si dice che si dovrebbe fare qualcosa e naturalmente si prendono alcuni provvedimenti di facciata e poi tutto continua nel silenzio generale. Si ha quasi la sensazione che quando questi fatti si vengono a sapere, quando i giornali ne parlano di più è perché non hanno altro da dire o proporre come appunto nei periodi estivi e che poi dall’autunno tutto rientrerà nel silenzio sino al prossimo anno. Certo un discorso sulla scuola e sulle famiglie a proposito di questo modo di interpretare il divertimento dei ragazzi a loro affidati, andrebbe fatto, eccome!

La STORIA DEL CONTRASTO tra Salvini e i suoi uomini della Lega e i vescovi italiani è sicuramente bizzarra, forse secondo molti anche comica. Una cosa che ricorda certe scene del grande Don Chisciotte di Cervantes.

Il fatto che Beppe Grillo voglia TORNARE A FARE TELEVISIONE e che ha pronto uno spettacolo è un fatto positivo e dovrebbe essere considerato normale per tutti coloro che pensano alla politica come un servizio e non una professione definitiva e unica per sempre. Può fare anche le due cose se riesce, e se il pubblico lo accetta, quello che non dovrebbe forse fare, è dedicarsi ad una cosa per favorire l’altra e viceversa (ma non sarebbe un delitto, sarebbe solo un problema di buon gusto).

Aspettiamo QUALCHE ALTRO VECCHIO POLITICO di lungo corso che decida di fare invece uno spettacolo comico. Molto probabilmente sarebbe meglio per alcuni di loro, per noi che ci potremmo divertire e forse per l’intero popolo italiano.

CHI L’HA VISTO? Ricerca di persone scomparse nel senso che di loro si sono perse le tracce ma che si sospetta possano essere imboscate in qualche posto e magari ancora pontificano anche se non si sa bene a chi e su che cosa. Per esempio ci sono notizie di Livia Turco, ex Ministro della Sanità?

Le POSTE a metà ottobre allora vanno in Borsa, lo Stato vende il 40% dell’azienda con la regola che non ci possono essere acquirenti per quote superiori al 5%. Una operazione positiva non solo per l’incasso che procura in termini immediati, ma anche soprattutto perché garantisce nel tempo una gestione meno clientelare e più attenta alla competizione e al mercato. Cancella definitivamente la possibilità di utilizzare l’azienda come serbatoio di assunzioni per scopi elettorali come è avvenuto ripetutamente nel passato. E poi le scelte del management dovranno, infine, essere più attente al merito e più condizionate dai risultati.

La famiglia Agnelli tramite la EXOR investe 405 milioni di euro e diventa il primo azionista dell’ECONOMIST. Un modo per essere al tavolo internazionale della finanza, un business, la base per costruire un network nel settore e non solo cartaceo. Certi imprenditori di assalto, certi protagonisti televisivi e populisti dovrebbero forse meditarci un po'.


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Voltolino Fontani (1920 - 1976) – Nucleare N.1 - 1961

Uno sguardo altrove.

Dopo IL FAMOSO INCIDENTE DI FUKUSHIMA (rottura di un reattore, dispersione di scorie e conseguente maremoto) nel 2011, il Giappone spense tutti i suoi reattori nucleari anche sotto l’emozione di quello che era successo con dichiarazioni solenni di “mai più nucleare”. Ora a distanza di appena quattro anni, il paese ha deciso di ripartire con il nucleare, ha già riacceso un reattore e si propone di arrivare nel 2030 con circa il 25% della sua energia proveniente da fonte nucleare. Si dice che il lupo perde il pelo ma non il vizio. Impressiona anche l’indifferenza con cui la notizia è accolta a livello nazionale ed internazionale.

Secondo il vicepresidente di Google, Vinton Cerf, considerato anche uno dei padri di internet, tra mille anni saremo TUTTI INTERCONNESSI con il pensiero direttamente, grazie a invisibili dispositivi che avremo su di noi in permanenza. In altri termini la connettività sarà globale, diretta, invisibile, reale, continua, istantanea. Resta da capire, secondo questi grandi padri del nostro futuro, se saremo liberi oppure no.  Da come parlano la sensazione non è bella e non lascia molto spazio al pensiero della permanenza nel tempo  di alcuni valori cui ancora oggi siamo in generale aggrappati. Per fortuna in mille anni tante cose possono cambiare!

Intanto Google crea una holding, ALPHABET, per razionalizzare le sue attività. A questa holding fa capo Google inteso come motore di ricerca insieme alle altre società e divisioni (sette in tutto) che si occupano di attività parallele e sinergiche e di ricerca o di finanza (Google Ventures e Google Capital). Il mercato approva e interpreta questa razionalizzazione come uno strumento per facilitare ulteriore sviluppo. Diciamo che oggi Google è la più importante società del settore al mondo. Le finalità dell’operazione nelle intenzioni dei fondatori sono importanti da sottolineare: combattere la inevitabile e pericolosa burocrazia collegata all’aumento delle dimensioni e continuare a sentirsi una start up come cultura e mentalità (la burocrazia è il peggior nemico della innovazione e una impresa di tecnologia senza innovazione continua, ha inevitabilmente vita breve).

Nel nuovo assetto di Google il nuovo amministratore delegato è l’indiano Sundar Pichai, mentre i due fondatori si sono riservate le cariche di Presidente e Amministratore Delegato della Holding Alphabet. In Silicon Valley si dice che SE SCAGLI UNA PIETRA SICURAMENTE COLPISCI UN INDIANO. Questi sono molto numerosi e ormai stanno occupando anche i posti di responsabilità nelle aziende tecnologiche, Microsoft e Apple incluse. In altri termini senza gli indiani, Silicon Valley non potrebbe esistere (se si pensa che anche la maggioranza delle start up è avviata da loro).

La Unione Europea COMINCIA A CAPIRE i problemi dell’immigrazione che sta invadendo il continente. Ha stanziato 2400 milioni per sostenere i paesi più esposti. Italia, Spagna ai primi due posti nell’ordine. La Grecia al terzo posto, malgrado sia il paese che più immigranti ha ricevuto nell’ultimo anno. Comunque finalmente qualcosa si muove anche se devono capire che il problema non è solo economico.

La GRECIA ha raggiunto l’accordo con i creditori e quindi può partire (dopo l’approvazione dei Parlamenti, dato comunque per scontato) tutta l’operazione concordata con l’Unione. Piano di finanziamento di 85 miliardi, controlli, riforme e via seguitando. La vicenda tuttavia non è finita. La Grecia deve gestire un periodo difficile di rinunce, mentre gli esperti continueranno a ragionarci sopra e forse potranno scoprire, se vorranno e se glielo lasceranno fare, tante cose poco chiare e tante speculazioni nascoste (anche da parte di chi vive e opera in Germania ed ognuno può immaginare qualsiasi cosa e magari ci indovina).

Alla fine la Grecia NON E’ STATO UN BUON AFFARE PER ANGELA MERKEL. Ha perso consensi interni a favore di Schauble che forse tende a sostituirla alle prossime elezioni. Schauble interpreta gran parte della opinione pubblica tedesca e soprattutto gran parte di quelli che noi in Italia chiameremmo i pensieri forti.

La GERMANIA E’ FORTISSIMA e siamo tutti d’accordo. E’ leader in Europa, ha la prima produzione industriale del Continente, una struttura sociale solida, tecnici di valore, il paese funziona. Forse se qualcosa si può dire, di cui si discute poco anche perché (per gli uomini della finanza e della economia) non è preoccupante, è la mancanza di innovazione e soprattutto la mancanza della cura della innovazione. Non c’è una politica che la favorisce, non ci sono luoghi dove si può esercitare e dove viene spinta, non ci sono centri di eccellenza tecnologica, non c’è il gusto del rischio non programmato. Sembra una cosa di poco conto, ma può essere importante per il futuro. Rispetto a paesi come gli Stati Uniti e la Cina (ma anche altri che seppur in misura minore si muovono in questo senso) la Germania sembra più imballata. Forse che la ripresa di una presenza del mondo ebraico nella società tedesca può avere anche questo significato? E che qualche illuminato maestro di pensiero e influente protagonista di quel grande paese ci sta pensando? Un importante tema per l’Europa anche e per il futuro di tutti.

Cominciano a circolare riflessioni e analisi su come sarebbe stato il futuro della Germania, del mondo, degli Stati Uniti SE HITLER NON CI FOSSE STATO. Dove sarebbe stata la Silicon Valley?  Come sarebbe stato l’orientamento della tecnologia, il ruolo dell’Europa. Quante cose non sarebbero successe (Israele incluso) e quante cose invece sarebbero successe. Un pensiero affascinante per chi ama gli scenari possibili e alternativi.

LA SVALUTAZIONE DELLA MONETA CINESE (ripetuta in tre giorni, cosa non usuale) rispetto al dollaro americano allo scopo dichiarato di favorire le esportazioni, è altresì la dimostrazione del momento particolare che sta attraversando la economia di quel paese (calo di import ed export ad esempio). Strategie definite in modo diverso rispetto al passato che faticano ad entrare nei comportamenti e nelle culture degli apparati cinesi in aggiunta a problemi sociali nuovi sono l’espressione più evidente della delicatezza del momento. Certamente i mercati sono attenti e preoccupati, qualche sconvolgimento può arrivare a breve ma non alla lunga (la moneta si posizionerà al posto giusto), la moda e il made in Italy italiano ne risentono, ma non moltissimo (sono prodotti di lusso), comunque non quanto l’automobile od altri prodotti popolari (cioè di diffusione di massa) che impattano molto le esportazioni tedesche.

Il PETROLIO CONTINUA A CALARE DI PREZZO e gli esperti parlano di concause, come si direbbe nel linguaggio giuridico. Dalla situazione in Medio Oriente, all’accordo degli occidentali con l’Iran, a ciò che avviene negli Emirati, alla disponibilità di quello americano, al minor fabbisogno della Cina per esempio. Gli esperti dicono che si potrebbe posizionare intorno ai 35 dollari a barile (oggi non è lontanissimo). Quante cose possono cambiare!

Delle RELAZIONI CON LA RUSSIA e soprattutto delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dall’Europa al grande paese euroasiatico se ne parla poco sui media internazionali in questo periodo e pensare che rappresenta ancora una importante chiave di volta per la lotta al terrorismo e lo strumento più importante per un cambio di politica da parte della Unione Europea. E questo non solo per l’affare Ucraina ancora aperto e dove la popolazione che è rimasta o che è andata dall’altra parte sta soffrendo per una vita sempre più povera e difficile in mezzo alla indifferenza della comunità internazionale interessata solo ad affermare i propri principi ed interessi. Quando si affidano i propri interessi a qualche potenza straniera sempre così va a finire!

LA TURCHIA ha deciso di collaborare con gli Occidentali e con gli Stati Uniti in particolare per combattere il califfato o Stato Islamico che dir si voglia, ha autorizzato gli aerei americani ad usare i propri aeroporti militari e ha compiuto anche lei direttamente dei raid contro gli uomini e le postazioni dei terroristi. Come mai c’è da chiedersi questa disponibilità prima negata altezzosamente? Forse Erdogan si sta rendendo conto che la situazione economica del paese comincia a traballare e soprattutto che il consenso è calato di molto, che i comunisti del PKK sono più aggressivi e gli attentati si susseguono malgrado il controllo dell’esercito. Ma soprattutto, forse, può avere ottenuto mani libere contro i curdi che difatti sta attaccando (pensa anche a nuove elezioni a breve per escluderli dal Parlamento e vendicarsi della sconfitta elettorale subita, che gli ha impedito, tra l’altro, di rifare la costituzione islamizzando di più il paese).

LA PROPOSTA DELL’IRAN per una soluzione della crisi siriana dice che ormai (dopo l’accordo con gli occidentali) questo paese comincia a giocare un ruolo diverso, spiega anche certi cambi di atteggiamento turco verso il mondo sunnita, degli americani che stanno diventando più attivi (l’aver negato alla Turchia l’autorizzazione per creare una fascia franca, i bombardamenti all’Isis in partenza dalle basi aeree turche ad esempio). Spiega soprattutto che le manovre per spartirsi la Siria dopo la fine del conflitto sono cominciate.

Se DONALD TRUMP DIVENTASSE Presidente degli Stati Uniti potrebbe anche dichiarare guerra al Messico e invaderlo per poi avanzare prima verso l’America Centrale e poi verso quella del Sud. Potrebbe pensarci e abbandonare Medio Oriente, Israele, Europa al loro destino e alla Cina. E’ pura fantasia! (l’elezione di Trump a Presidente, speriamo).

Inserito il:14/08/2015 11:23:57
Ultimo aggiornamento:01/09/2015 08:16:06
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