Aggiornato al 05/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Belvedere - Numero 5


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Rembrandt (1606 – 1669) – La parabola dei talenti – Gravure - Louvre

                                                                                      

Un pensiero: il talento.

Il talento, che nell’antica Grecia era una unità di misura e corrispondeva a circa 20 chili di argento, indica ormai per convenzione generale una abilità, una inclinazione a far bene una certa attività. Il talento serve in una comunità, in un gruppo, in una famiglia, in una azienda per raggiungere importanti risultati, per consentire un salto in avanti nelle idee, nei comportamenti, nella vita e nelle cose che la compongono e la riempiono. E va premiato perché senza talento lo scivolamento verso la mediocrità è non solo possibile, ma certo. L’esempio viene persino dal Vangelo secondo Matteo nella famosa parabola dei talenti.

La coesistenza con uno o più talenti può preoccupare chi non ha talento o chi ha responsabilità di gestione, perché una persona di talento è spesso considerata difficile da gestire, strana, persino bizzarra, forse anche pericolosa per il buon andazzo di un gruppo.

Nella storia delle imprese italiane è significativo l’esempio di Adriano Olivetti in una epoca in cui la parola d’ordine era l’uguaglianza a tutti i costi, la lotta comune, il merito doveva essere di tutti o di nessuno. L’ambiente di Fiat molto vicino a Ivrea rispettava perfettamente questa filosofia. Ma non era solo la Fiat, basta ricordare l’ambiente Confindustriale e quello sindacale, anche se quest’ultimo bisogna riconoscere che era impegnato per la conquista di diritti allora ancora pochi e non consolidati. Adriano Olivetti sosteneva che un’azienda che voleva avere un futuro, che voleva avere successo, doveva avere nella sua struttura una certa quantità di talenti e che doveva imparare a gestirli, a non boicottarli e a far funzionare l’ organizzazione con loro. La Olivetti di quei tempi dimostrava tutto questo: era piena di talenti che Adriano raccattava dovunque li trovava e aveva una organizzazione molto efficiente per la quale lo stesso Adriano aveva una passione quasi maniacale.

Gli ultimi anni sono stati comunque caratterizzati da una lotta ai talenti, le società di head hunting scartavano i talenti in cui si imbattevano e non li presentavano ai loro clienti perché sapevano che sarebbero stati  non accettati. Il talento nelle aziende, nella politica, persino nelle attività culturali di tutti i tipi era visto come qualcosa che turba gli equilibri, crea disordine, conflittualità, non persegue obiettivi comuni.

La sensazione è che non solo nel nostro paese, ma nel mondo oggi si sente la mancanza di talenti, è ripresa la loro ricerca, si lotta per scoprirli e inserirli nella propria azienda, nel proprio gruppo, si cercano gli ambienti adatti per favorire la loro produttività, si cerca di fare in modo che siano degli esempi per tutti.

Interessante a questo proposito la cura che molte aziende stanno ponendo nel riformare i propri ambienti di lavoro a partire dalle società che trattano tecnologia, ma non solo da loro. Una visita ai nuovi uffici di LinkedIn di Milano in Porta Garibaldi può concretamente far capire di cosa si parla.

In altri termini ci avviamo verso un’epoca in cui serve molto la fantasia, la creatività, l’andare oltre, il talento! Per risollevare tutto il possibile dalla mediocrità in cui è scivolato.

 

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Cesare Maccari – Allegoria dell’Italia - 1889

I fatti nostri.

Cittadini e osservatori discutono dei lavori del Governo e del Parlamento. I temi che si stanno affrontando sono importanti: riforma costituzionale, legge elettorale, riforma del diritto del lavoro, la scuola, la Rai intesa come grande azienda editoriale e culturale, le Banche Popolari di grande dimensione, le pensioni e l’idea di lasciare il lavoro attivo quando si vuole con una rendita ad hoc e cioè commisurata alle contribuzioni effettuate, i criteri delle nomine nelle aziende a partecipazione statale, lo sviluppo di strutture a banda larga per favorire processi industriali e iniziative imprenditoriali, una politica estera più attenta agli interessi del paese sia dal punto di vista commerciale che  da quello della sicurezza, la semplificazione e la riconfigurazione di una pubblica amministrazione centrale e periferica fuori controllo sul piano quantitativo e qualitativo, la riforma della giustizia soprattutto quella civile. Questi temi evidentemente non possono non creare polemiche, contrapposizioni, lotte tra posizioni diverse alcune consolidate nei decenni e mai sottoposte a revisione critica. Ma viene da dire evviva! Va bene affrontare questi temi per una evoluzione e un cambiamento della nostra società, va bene fare qualcosa anche in polemica, anche non con l’accordo di tutti, va bene uscire dall’immobilismo in cui da diversi anni una specie di minuetto veneziano ci aveva portati.  Senza offendere ideologie, punti di vista e interessi, diciamo che è come se fosse caduto il nostro muro di Berlino.

Forse siamo vicini alla fine della storia, il matrimonio tra Wind ed H3G si farà entro breve tempo. Sarà il cinese a rilevare, sarà Wind il nome del nuovo gruppo, sarà Roma la sede principale (addio Trezzano), sarà il terzo operatore mobile con Telecom Italia e Vodafone. Il mercato sarà più definito, la concorrenza sarà sui servizi e sui contenuti, intesi come dati, voce e immagini.

E la società unica fatta dagli operatori e da Cassa Depositi e Prestiti per la realizzazione e gestione di una rete internet a larga banda si farà. Il protagonista principale di questa operazione sarà, come previsto Franco Bassanini, Presidente della stessa Cassa. Ci sarà anche Metroweb sicuramente.

E nella telefonia fissa vedremo. I movimenti del settore telecomunicazioni sono appena cominciati, infatti. Le alleanze di Telecom Italia e di Fastweb (qualche difficoltà?), la strategia di Vodafone (televisione e ancora televisione?), le politiche nei settori nuovi sia pubblici che privati (ad esempio sicurezza, radiomobile per comunicazioni mission critical), i rapporti con gli operatori  tv sono temi sul tappeto.

La riforma della scuola è un disegno di legge del Governo ed è stato consegnato ai lavori del Parlamento. Non sappiamo e non possiamo sapere quale sarà il risultato di questo lavoro che potrebbe anche stravolgere completamente l’ipotesi avviata dall’esecutivo. In linea generale pare un tentativo vero di cambiare pagina nei programmi, nei trattamenti degli insegnanti, nella governance, nell’avvicinamento con il mondo produttivo, nella spinta verso maggiore attenzione alla cultura, a riserva naturalmente delle varie opposizioni. Un tentativo di rimettere la scuola al centro del processo sociale. Ma manca di coraggio, non riesce a spingersi fino in fondo come dimostra, per esempio, il mantenimento degli scatti di anzianità e il non condizionamento della carriera dal merito, negli impegni e investimenti non sufficienti nella formazione dei formatori. Certo ci devono essere state pressioni notevoli attraverso istituzioni di riferimento, burocrazia, mondo sindacale. Pressioni e ricatti, minacce e contrappesi come avviene da tanto tempo nella politica condizionata dai poteri veri, forti o non forti che siano.

Allora è nato! Il partito di Maurizio Landini, l’ultimo dopo quello di Corrado Passera, quello che ha la formula per risolvere il problema del debito del paese.  Si chiama ” Coalizione Sociale” e  prende ad esempio i movimenti come quello greco Syrizia di Tsipras o il Podemos spagnolo di Pablo Iglesias. L’obiettivo è quello di costruire una sinistra  aggressiva, molto sociale con un programma a favore dei lavoratori e del lavoro. Già un gruppo di intellettuali si sta interessando e sta aderendo prontamente, disponibile  a testimoniare, salire sul palco, intervenire in televisione. Il fascino della vera sinistra, di quella che sfiora la rivoluzione è sempre forte per tutti coloro che lavorando con  il loro estro e con la loro fantasia, hanno bisogno di spunti, di illusioni,  di nemici da  individuare, disegnare, descrivere e condividere.


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Hans Clemer – Affresco Madonna della Misericordia - 1499/1500 – Saluzzo, Casa Cavassa

Lo speciale di questo numero.

La notizia più importante è la convocazione del Giubileo, dell’Anno Santo, da parte del Papa per il prossimo otto dicembre e che terminerà il venti novembre del prossimo anno. Il Giubileo della Misericordia lo ha chiamato il Papa. Una iniziativa importante in un momento delicato e di svolta della Chiesa ancora in gran parte prigioniera di una Curia incombente e non rassegnata a perdere potere malgrado i tentativi  un po’ violenti e un po’ dolci dello stesso Papa, una Chiesa ancora piena di resistenze a voler capire che per mantenere attualità e ruolo in un mondo cambiato e soprattutto in preda a un cambiamento continuo e veloce, è necessario aprirsi verso l’innovazione, verso la revisione di certi principi e di certe regole non più sostenibili nel contesto di oggi. Ma una iniziativa ancora più importante per il mondo percorso da guerre, violenze di ogni tipo, rimescolamento di pensieri, di obiettivi, di strategie, senza protagonisti di rilievo, impegnato a inseguire dottrine religiose o parareligiose che rappresentano solo ideologie che individuano il momento senza ideologie vere e forti che stiamo vivendo. Un contributo della Chiesa, di un Papa illuminato, di una grande struttura capace di capire e di orientare soprattutto. Una opportunità per il nostro paese  in un momento in cui cerca di ripartire, di cambiare e che ha la chance, dopo l’Expo, di  trovarsi  a gestire un ruolo internazionale, di essere ancora di più all’attenzione del mondo  e di avere una occasione di contatti, di accordi, di business per la città di Roma, per il paese tutto, per le aziende. Un modo unico per mettere alla prova le capacità esistenti e per investire nel loro adeguamento e nel futuro.  Rilevante anche la contestuale dichiarazione del Papa sulla sua sensazione che il suo papato sarà breve e che lui non si dimetterà, ciò che vuol dire che la sua morte non è lontana. Un presagio, una operazione grandiosa di marketing, una corda per legare le sue iniziative e le persone attraverso il ricorso ad emozioni forti come in un  spettacolo universale con i mezzi  e le tecnologie più avanzate utilizzate con la più grande abilità.

 

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Palazzo Besta di Teglio – Planisfero attribuito a Leonardo

Uno sguardo altrove.

Il comportamento del Congresso americano che cerca di prevaricare, limitare e ricattare (dando alla parola il significato letterale senza risvolti di tipo criminale) la Presidenza, è sotto certi aspetti preoccupante. Perché configura una lotta di potere interno insensibile agli interessi generali e non disponibile a tenere conto degli equilibri democratici che sono basati anche sul rispetto reciproco, sul dialogo e sulla opportunità di concordare le proprie manifestazioni con le politiche del Paese.

La Grecia ha fatto i conti dei danni di guerra che ha subito dai nazisti nella seconda guerra mondiale, che sembra ammontino a circa 160 miliardi di euro. E comincia a gridare che vuole questi soldi dalla Germania. È proprio vero: quando si litiga si tirano fuori tutti i panni sporchi presenti, passati e futuri. Proprio come nei cortili dei palazzi!

Ma riuscire a superare l’antipatia per Varoufakis, ministro delle finanze greco (chiamato dagli amici il marxista al caviale), personaggio altezzoso, scostante, presuntuoso, incapace di fare un dibattito morbido, sarebbe utile e importante da parte dell’Europa. Infatti, dietro il suo modo di essere il Varoufakis dice cose appropriate, propone modi alternativi di vedere l’Europa e i rapporti all’interno di essa. Il mondo è cambiato, le idee di Varoufakis possono seriamente aiutare a capire e ad andare avanti. Il mondo spesso ha bisogno di persone come lui per procedere.

Tuttavia sembra che abbia deluso un po’ di suoi ammiratori e soprattutto ammiratrici, perché a Cernobbio, nel meeting economico dei giorni scorsi, è venuto accompagnato dalla bella moglie e poi perché sembra che non sia molto alto al contrario di come appare in televisione.

I successi dell’esercito regolare dell’Iraq, supportato da milizie iraniane e da consulenti americani, sta ottenendo importanti successi  contro i mercenari del Califfato o Stato Islamico che dir si voglia. Questo alimenta alcune speranze relative al blocco della avanzata di questi fanatici combattenti e probabilmente tuttavia  radicalizzerà  il conflitto per lungo tempo nel bene o nel male. Ad un certo momento bisognerà trovare una soluzione, che purtroppo non potrà essere solo militare. E che passa sicuramente attraverso la riorganizzazione e stabilizzazione di tutta la regione. La diplomazia, a partire da quella americana, dovrebbero ben tenerlo a mente.

Intanto gli uomini del Califfo stanno discutendo sulla invasione dell’Europa che a loro sembra dietro l’angolo e si dividono tra di loro come succede anche nelle migliori famiglie, perché alcuni vorrebbero andare prima a Parigi che a Roma. Certo non è facile scegliere, ma quelli che vogliono andare prima a Parigi forse non hanno tutti i torti. Sarà meno simbolica dal punto di vista religioso, ma ha altri vantaggi strategici.

L’ Islanda non vuole più far parte della Unione Europea. Cinque anni fa la situazione era difficile per questo piccolo e interessante paese. Oggi è cambiato il governo, la situazione economica si è sistemata sul bello, l’ Unione non è più un porto, anzi può essere una complicazione, un appesantimento, una limitazione di libertà. D’altra parte gli obiettivi possono cambiare in relazione alle esigenze e alle situazioni, in caso contrario allora avrebbe campo libero la lungimiranza e sarebbe ridimensionato l’egoismo. Ma il mondo non va così!

La situazione del Venezuela è sempre più critica. Il regime dice per colpa degli Stati Uniti. Questi rispondono che Maduro sta dando un forte giro di vite alle libertà della gente, che i morti e gli incarcerati tra i protestanti crescono, che alla gente mancano i generi di prima necessità e le medicine. Intanto il petrolio cala di prezzo e il paese non ha alcun altro ingresso significativo. Una bomba in un continente, proprio nel momento in cui sembrano destinati ad una certa regolarizzazione i rapporti tra Stati Uniti e Cuba. Ma l’America Latina è un continente senza pace dove si incrociano culture, colonialismi, lotte partigiane, ricchezze mal distribuite, povertà terribili in una natura straordinaria come la gente.

La pace in Ucraina tiene e lo smantellamento dei pezzi più pesanti presenti nelle linee di confine del fuoco va avanti. Gli Stati Uniti non hanno mandato le armi letali che avevano minacciato di inviare. Certo la situazione permane calda e lo sarà ancora per molto tempo. I paesi coinvolti devono trovare il modo di salvare la faccia e proteggere i loro interessi. Bisogna tessere una grande tela, che faccia il minor ammoino possibile, bisogna abbassare i toni e vedere come si sistema e sta la gente sotto le varie bandiere. Il lavoro della diplomazia dell’Unione Europea e dei paesi coinvolti è fondamentale, l’unica cosa che adesso non serve è gridare!

 

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Antonio Zanchi (18e siècle) - Palamède et Ulysse
avec Télémaque bébé

L’angolo di Palamede.

Palamede era uno degli eroi che parteciparono alla guerra di troia, famoso per la sua astuzia perché fu anche capace di smascherare Ulisse che tentava di fingersi pazzo per non andare a combattere. Di lui si racconta che abbia inventato la maniera di contare, la moneta, i pesi, le misure, i segnali di fuoco (una sorta di telegrafo ottico dell’antichità), il gioco dei dadi e dei pessoi (antenati degli scacchi). Si dice anche che abbia inventato undici lettere dell’alfabeto greco, la lettera (nel senso che fu lui a escogitare l’idea di mandare messaggi scritti a gente lontano) e alcuni particolari della tecnica di vinificazione.


 

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, continua a ricevere personalità, rappresentanti sociali, politici, militari, sindacali, giuridici. Una lode per tutti, un invito a proseguire, una raccomandazione, una promessa, una garanzia. E così tutti sono contenti, tutti sono certi che la loro voce è arrivata lontano. Nelle fotografie che in questi incontri sono d’obbligo fare e che devono  circolare successivamente, tuttavia non si riesce a distinguere un incontro o una persona dall’altra. Le facce e le situazioni sembrano tutte uguali!

In questo momento in cui il mondo e certe zone in particolare sono piene di guerre, di combattimenti e di violenze, viene da pensare quante spie ufficiali, informatori, mediatori, speculatori, venditori di armi e di altro materiale per andare in battaglia, gente che cerca di arrangiarsi, di pescare nel torbido come si dice, stanno circolando. Le probabilità di imbattersi in uno di questi personaggi, spesso impensabili, sono alte.

La televisione ha fatto vedere una intervista a Massimo D’Alema nella quale lo statista riferiva di avere inviato alla segreteria del suo partito le sue indicazioni su quello che doveva essere fatto in merito alle riforme costituzionali e di non aver ricevuto risposta. E diceva tutto questo mentre scuoteva la testa e spalancava gli occhi a dimostrare meraviglia, stupore, incredulità, come se uno si trovasse ad  incontrare un alieno proveniente da un altro mondo. Era un’ intervista patetica, ma anche comica, in certi attimi  ricordava la battuta “lei non sa chi sono io” detta però da uno qualunque.

Il movimento 5 stelle si rende conto che dopo tanta opposizione deve partecipare a “una cosa”, a qualcosa. In modo da poter dire, anche in campagna elettorale, che l’opposizione a tutto era inevitabile nell’interesse dei cittadini (il comportamento dittatoriale della maggioranza!), ma che quando i provvedimenti erano considerati giusti il movimento ha prontamente supportato. E qui qualcosa da citare ad esempio ci vuole.  La riforma della Rai cade a fagiuolo!

La separazione tra Flavio Tosi (che si candida in Veneto in concorrenza al candidato ufficiale della Lega) e Matteo Salvini segretario della  Lega Nord, adesso affiliata a Marine Le Pen  come fosse un franchising e impegnata in un contatto con i Ciudadanos spagnoli, ha riempito le televisioni e i giornali per diversi giorni. Come l’incontro tra Vittorio Emanuele II e Garibaldi a Teano al contrario!

La nuova legge elettorale che potrà essere definitivamente varata dal Parlamento a breve, prevede le preferenze degli elettori per la scelta degli eletti, tranne che per i capilista che sono bloccati in tutti i circa cento collegi in cui è diviso il territorio nazionale. La minoranza del Partito Democratico minaccia di non votare la legge chiedendo modifiche, naturalmente sempre nell’interesse della democrazia e del paese come si dice in tutti questi casi. Qualche malpensante va dicendo che questa minoranza vuole trattare per avere garanzie di poter avere a disposizione di propri uomini un certo numero di questi capilista bloccati. A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si indovina diceva un famoso uomo politico del passato!

Un sistema giudiziario che divide il paese, che ha nel suo seno gruppi o associazione di varie tendenze non interpreta correttamente la giustizia e il suo ruolo in un paese e regime che dovrebbe essere democratico. E in una democrazia l’equilibrio dei poteri è fondamentale e nessuno deve cercare di influenzare l’altro per non andare verso una prevaricazione inaccettabile. Nel nostro paese, a dimostrazione di quanto sopra, esistono poi giornali a favore e giornali contro a prescindere naturalmente, il potere giudiziario cerca di continuo di influenzare il lavoro di quello legislativo con critiche aperte e attraverso organi istituzionali che riesce a condizionare. Ogni sentenza sta diventando come il risultato di una partita di calcio dove si discute se il rigore c’era o non c’era, se la palla era uscita dalla linea o meno. Bisogna che si diano una regolata.

La Corte Costituzionale non può impiegare degli anni a decidere se una certa legge è costituzionale o meno. Negli anni che passano intanto ci sono sentenze, gente che viene condannata o assolta, votazioni che danno luogo a governi di una certa tendenza facendo perdere le fazioni avverse, condizionamenti economici, sociali, danni personali anche forti. Hanno tanto lavoro o sono proprio così lenti? Non bisogna avere il pudore di non parlare di queste cose in un paese civile. Anche uomini messi sugli altari, e peraltro forse pagati in modo spropositato, debbono e possono subire valutazioni, critiche e rimproveri senza rischio non solo di condanne, ma anche di accuse di mancanza di rispetto.

Il secondo paese al mondo che consuma più pizza è la Francia con oltre 800 milioni di pezzi all’anno. Un dato importante il successo di questo alimento in un paese che nel campo della gastronomia e della enologia è considerato un riferimento mondiale. In fondo qualsiasi modo per far circolare il proprio nome e la propria genialità va benissimo!


Inserito il:15/03/2015 12:53:08
Ultimo aggiornamento:26/03/2015 21:12:18
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