Aggiornato al 05/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Giuseppe Bertini (1825-1898) - Galileo mostra l’uso del cannocchiale al Doge di Venezia -1858

 

Uno sguardo altrove (09)

di Gianni Di Quattro

 

A Cuba la situazione economica è in fase recessiva, il percorso verso il futuro sempre più complicato volendo mantenere il Partito e la struttura sociale socialista ma aperta verso la modernità e la tecnologia. Raul Castro continua a cambiare Ministri per trovare le soluzioni. Deve anche preparare la sua sostituzione nel 2018. Intanto, contro il parere di Obama, il Congresso americano ha prorogato l’embargo e questa è una notizia non positiva che complica un po’ le cose.

I repubblicani in America sono sempre più vicini come pensiero e visione del mondo al movimento di Marine Le Pen in Francia od a quello di Nigel Farage in Gran Bretagna. Questi sono i repubblicani 2.0, quelli di Donald Trump.

Donald Trump indica come suo Vice Presidente il Governatore dell’Indiana, Mike Spence, un uomo ultraconservatore. Per connotare ulteriormente le sue idee e i suoi programmi certamente un segnale importante. A proposito i sondaggi sono sempre più confusi, l’unica cosa che si capisce è che la lotta tra lui e la Clinton è aperta e che i due hanno più o meno le stesse possibilità.

Intanto Trump vince trionfando alla Convention di Cleveland del Partito Repubblicano facendo giocare anche un ruolo alla sua bella e vaporosa moglie Melanie già indicata come la prossima first lady. Legge e ordine il suo slogan per una America turbata da sconvolgimenti sociali e razziali.

Con la nomina di Boris Johnson al Ministero degli Esteri e di David Davis a carico delle relazioni con l’Unione Europea per l’uscita del Regno Unito, il Premier Theresa May ha messo i responsabili di Brexit di fronte alle loro responsabilità vere. A prescindere naturalmente dal rispetto degli equilibri interni partito e del piano del paese per trasformare Brexit in una alternativa di successo per il Regno Unito impiegando e coinvolgendo tutte le risorse disponibili.

Per la prima volta nel Regno Unito è come se ci fosse un partito unico date le condizioni del partito laburista che non è assolutamente in grado di fare alcuna opposizione per le sue faide interne. Theresa May può dunque fare e disfare a suo piacimento, cosa fondamentale nel particolare momento politico del paese. Una piccola prova di questo? L’approvazione su proposta del Premier da parte del Parlamento quasi senza dibattito e con buona maggioranza la conferma del programma nucleare britannico.

Certo che parlando di geopolitica pensare nel futuro all’asse USA e GB senza alcuna mediazione fa venire i brividi, chissà costoro cosa saranno capaci di combinare nel mondo!

Per battere il terrorismo gli europei e gli americani devono capire che l’unica strada è l’intelligence. Ed è proprio in questa area che bisogna mettere gli investimenti. Così si fanno le guerre contro questa gente e così si possono battere tutte le deviazioni sociali e politiche. La forza, le battaglie campali servono solo ai produttori di armi ma non risolvono. Naturalmente per fare un intelligence di qualità ci vogliono grandi professionisti, tanti soldi e riservatezza assoluta.

Non ci può essere una intelligence europea, purtroppo! I paesi della Unione non sono disposti a mettere i propri soldi a disposizione di una struttura comune, ognuno di essi ha l’egoismo di difendere il proprio campicello e non è disponibile a pagare e soffrire per altri paesi, che sono, magari per motivi storici o per errori politici, più esposti. E poi ciascuno vuole guidare la struttura e non vuole dipendere da altri anche per motivi populistici ed elettorali. Tra i vari paesi della Unione si può sperare in qualche caso in una collaborazione, ma mai in una alleanza o in una iniziativa insieme.

Il colpo di Stato in Turchia è stato domato da Erdogan e dai suoi. Inizialmente aveva dato la sensazione di avere successo poi subito spentosi con l’annuncio della vittoria della democrazia da parte del Primo Ministro (sempre al suo posto) e di Erdogan spuntato da dietro l’angolo. Le informazioni che Erdogan stava volando in Europa in cerca di rifugio per sottolineare la veridicità della situazione si erano incrociate da subito con le smentite dei vari paesi europei che dichiaravano di non avere ricevuto alcuna richiesta di atterraggio. Si sentivano ad Istanbul colpi di fucile o di mitra ma non si capiva chi sparava e dove. La regia del golpe, se golpe era, è apparsa subito non degna di una forza militare come quella turca che gode di ben altra fama.

Ad un certo punto faceva pensare a quel famoso film in cui viene simulato l’allunaggio da parte della NASA a beneficio dei media e del popolo americano per salvaguardare il finanziamento del Congresso al programma spaziale.

L’Esercito da sempre è stato in Turchia il difensore dello stato laico e della democrazia ed avrebbe giustificato (spiegano i media) il suo intervento per il fatto che Erdogan sta procedendo a tappe forzate alla islamizzazione del paese e dello Stato (cancellando di fatto i principi su cui è fondata la nuova Turchia di Ataturk). Inoltre sta limitando molto alcune libertà fondamentali come quella della informazione per fare un esempio non casuale. Ed ancora sta conducendo una politica estera ambigua e altalenante tra l’amicizia con la Nato, la richiesta di entrare nella Unione Europea, gli accordi con la Germania sugli immigrati siriani, il finanziamento allo Stato del Califfato, la lotta con Putin e successivamente il tentativo di riavvicinamento, per non parlare dei rapporti opachi con il suo mondo circostante. Dimostrando in questo modo l’assenza totale di valori e di avere imboccato la strada per arrivare ad una forte dittatura personale.

Alla fine di questa storia la gente morta o scomparsa per ripristinare la legalità (si fa tristemente per dire) sarà tanta (si parla già di centinaia di morti e circa 20 mila arresti), non ci saranno notizie di processi e ulteriori dettagli su di un massacro annunciato senza precedenti e feroce. Per non parlare della gente cacciata o espulsa o ridotta in misere condizioni. Una brutta storia che si scrive nel percorso di questo grande paese. Le foto dei prigionieri seminudi nelle palestre o in altri grandi locali trattati come bestie sono indicative. Peccato che nel mondo è difficile essere condannati per delitti contro l’umanità e che Amnesty International è come se non esistesse (l’ennesima occasione per far capire che non ci sono).

I paesi occidentali (Italia compresa) si sono subito rallegrati per il fatto che Erdogan sia riuscito a sventare anche se in un modo non chiaro il colpo di Stato. In nome della democrazia e del rispetto della volontà popolare, hanno detto. Forse non sarebbe stato diplomatico contare sino a dieci prima di queste dichiarazioni strampalate?

Domande apparentemente a margine del colpo di Stato sventato (si fa sempre per dire) da Erdogan: la rapidità con la quale sono stati presi e incarcerati militari e magistrati non dimostra che le liste erano pronte e accuratamente preparate? Potrebbe essere più facile adesso fare ripristinare dal Parlamento la pena di morte, con la scusa di costituire un deterrente contro casi del genere in futuro? In questi casi anche a livello internazionale è giustificata la sospensione di fatto della democrazia (quella finta che si esibiva) allo scopo di ripristinare l’ordine e la legalità nell’interesse del popolo?

Se il colpo di Stato avesse avuto, come tra le righe ha fatto anche capire Erdogan, l’appoggio di Stati Uniti certamente non sarebbe fallito in quattro ore e senza danni per il regime.

Di questi tempi in nome della democrazia si fanno cose non nominabili e non basta più essere eletti da un popolo inconsapevole o incolto per potere disporre a proprio piacimento di un paese e distruggerlo. D’altra parte i popoli e buona parte di essi dimostrano di essere ogni giorno di più una cosa (un termine usato a proposito) più o meno consapevole nelle mani di qualche spregiudicato populista e comunicatore che poi diventa dittatore. Succede ovunque come le cronache di questi tempi, dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti, dalla Francia all’Italia (forse fra non molto), dimostrano con chiara evidenza.

Nella Unione Europea una recente indagine ha individuato 45 partiti, movimenti o semplicemente gruppi che possono classificarsi antisistema. Gente che propone di rompere quello che c’è per vedere poi quello che si può costruire, che si può fare. Almeno così predicano. La cosa interessante è che hanno sempre più successo malgrado le tendenze conservatrici europee. La democrazia sta diventando un veicolo insicuro.

 

Inserito il:20/07/2016 08:08:14
Ultimo aggiornamento:20/07/2016 08:12:00
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