Aggiornato al 05/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Giuseppe Bertini (1825-1898) - Galileo mostra l’uso del cannocchiale al Doge di Venezia -1858

 

Uno sguardo altrove (03)

di Gianni Di Quattro

 

E allora Brexit fu. La vittoria in Gran Bretagna della alternativa di abbandono dell’Unione Europea cambierà tante cose. Dalla Gran Bretagna alla Unione Europea stessa, passando per ogni paese che fa parte di quest’ultima. Naturalmente ci saranno anche effetti anche in tutto il resto del mondo. Altri paesi potrebbero seguire l’esempio della Gran Bretagna a cominciare da Danimarca e Olanda senza dimenticare la Francia di Marine Le Pen. L’Unione Europea così come è, in effetti, va smontata. E rifatta se le condizioni politiche ed economiche lo permetteranno e la cosa dovrebbe essere possibile. Il colpo è forte sul piano della immagine, perché se ne va la capitale dell’illuminismo e delle libertà, senza la Gran Bretagna l’Europa è più povera certamente e forse farà fatica ad esistere, ma può farlo e forse da questa triste esperienza potrebbe trovare motivi di coesione e di sviluppo.

David Cameron ha annunciato le sue dimissioni dimostrando una correttezza istituzionale forse anche prendendo atto che questa situazione è conseguenza di un suo grande errore politico. Al suo posto si sta scaldando Boris Johnson, l’ex sindaco di Londra che ha capeggiato il movimento di uscita dalla UE e che è considerato in tutto il mondo al tempo stesso un pagliaccio e un genio. Forse assisteremo ad una politica scoppiettante del Regno Unito dal momento in cui questo pittoresco personaggio prenderà il potere (se lo prenderà).

Nel contempo Scozia e Irlanda del Nord, che sono fortemente interessati a rimanere in Europa, chiederanno il referendum per staccarsi dalla Gran Bretagna e coglieranno al volo questa occasione. Forse la Regina, in previsione del lavoro che spetta al paese e che in qualche modo tocca anche alla sua funzione, penserà di affidare la reggenza a suo figlio Carlo e ritirarsi, in attesa che William, che sta intanto crescendo in modo soddisfacente, diventi re.

La Unione Europea è comunque colpevole di questa situazione. Si è riempita di spese e di burocrazia esercitando funzioni praticamente solo di auditing. Non ha promosso investimenti, non è stata capace di esprimere una politica sul grande fenomeno della immigrazione, non ha saputo esprimere una politica industriale, ha alimentato la crescita delle diseguaglianze sociali, non ha capito la tecnologia, si è opposta alla innovazione crogiolandosi in una vecchia superiorità culturale ormai scomparsa, scavalcata da scuole di altri continenti, non ha fatto una politica di rapporto tra le generazioni.

E a proposito di generazioni va notato come i giovani hanno votato per l’Europa e i vecchi lo hanno fatto per l’isolazionismo dimostrando l’esasperazione del tipico egoismo dei vecchi verso i giovani. Un egoismo fatto di invidia, di paura, di incapacità di capire il cambiamento e di disinteresse verso il futuro che loro non possono avere. Ha vinto quella che molti hanno chiamato la dittatura dei vecchi e che ha risvegliato preoccupazioni in tutta Europa.

Ma non c’è solo il solco tra generazioni che è venuto fuori da Brexit e che è diffuso ovunque. Si tratta del solco tra i vecchi operai con basso livello di scolarità e di qualificazione, ormai avanti con gli anni e che sono le vittime di una evoluzione che non possono più seguire, e la nuova economia basata sul mercato finanziario e i servizi e su high tech che produce nuovo impiego ben retribuito per i giovani qualificati. I primi sono facilmente preda di ciarlatani populisti che usano soprattutto i sentimenti nazionalisti e anti immigrazione, diffusi in ogni comunità da sempre.

Una ultima notazione a proposito di Brexit. E se Westminster non ratificasse il referendum? Le regole inglesi dicono che in caso di votazione paritaria vince l’esito del referendum popolare, ma in caso di votazione a maggioranza vince il voto rappresentativo della volontà popolare secondo la democrazia inglese (cioè quello del Parlamento). Questa osservazione dipende dal fatto che il referendum è consultivo e ha valore solo se confermato dal Parlamento. Interessante situazione in caso di cancellazione parlamentare del referendum, ma non si verificherà perché i britannici non vorranno esporsi in questo modo di fronte al mondo.

Sempre a proposito di Brexit qualche domanda sorge spontanea. Perché i vincitori prendono tempo e non si affrettano a fare in modo che quello che hanno voluto e per cui hanno lottato si verifichi? Perché Cameron non presenta ufficialmente e formalmente la domanda di uscita alla Unione Europea come prevedono i trattati e come sarebbe suo obbligo? Perché Boris Johnson continua a ribadire che niente cambia con l’Europa e che lui si sente europeo? Perché il fascista Farage continua a dire che effettivamente nella campagna elettorale qualche palla ha avuto modo di dirla? Insomma pare che questa storia alla fine possa fare male anche a coloro che l’hanno provocata.

Le dichiarazioni di Donald Trump a proposito di Brexit sono al solito pescate nella sua fantasia. Ha detto che è la fine del globalismo e che adesso devono uscire Italia e Francia. Dichiarazione che sul piano diplomatico non è stata certamente gradita dall’Italia, dalla Francia e dalla Germania. E poi cerca di contrapporre il globalismo al populismo che lo vede campione e che è basato sul vuoto, proprio per cercare di fare una ulteriore azione demagogica e populista.

Comunque quello che avviene negli Stati Uniti, per l’interesse ed il ruolo mondiale e fondamentale di questo paese, dovrebbe preoccupare molto tutti. Donald Trump perderà, non può farcela e ha già fatto tanto ad arrivare dove è arrivato assestando anche un colpo forte al Partito Repubblicano (questa cosa forse gli si può ascrivere come un merito). Bernie Sanders ha già dichiarato che voterà per Clinton (forse quest’ultima si è impegnata a pagargli le spese elettorali che il vecchio socialista ha fatto imprudentemente) che dovrebbe vincere con il beneplacito di tutto l’establishment del paese. Ma la Hillary Clinton, malgrado l’aiuto che il marito Bill potrà dare, non pare la persona sul piano culturale e politico e sociale adatta a favorire l’innovazione che sta entrando dovunque nel mondo, persino da qualche parte a macchia di leopardo nella vecchia e sgangherata Europa. Inoltre il suo condizionamento con l’establishment non è il viatico migliore per tentare innovazione in quel paese e questo è un problema del mondo.

In Spagna alle elezioni politiche ripetute dopo sei mesi (da dicembre scorso) e che si sono svolte domenica ha vinto il Partito Popolare di Mariano Rajoy e il Partito Socialista è arrivato secondo perdendo voti e seggi anche se si considera soddisfatto perché non è stato sorpassato da Podemos, come i sondaggi dicevano. Podemos il movimento nato dagli Indignados nel 2011 e che si era alleato con la estrema sinistra ha perso e quindi bisogna dire a Pablo Iglesias che la sua strategia non ha funzionato, mentre Ciudadanos, l’altro movimento nato qualche anno fa e con tendenze di destra, è stato pure sconfitto, nel senso che ha perso rispetto a sei mesi fa voti e seggi.

Le analisi di questo voto sono interessanti. Dicono che gli spagnoli hanno preferito rifugiarsi nei partiti tradizionali e non si sono fidati in questo momento difficile di tentativi al buio. Dicono che l’alleanza con l’estrema sinistra ha penalizzato Podemos che forse avrebbe potuto sorpassare il Partito Socialista giocando un ruolo diverso nella politica del paese. Dicono, infine e questa è la cosa più drammatica, che la vittoria dei Popolari è, come dicono certi giornali spagnoli, una vittoria triste perché non consente loro di fare da soli il governo e quindi in Spagna se si vuole fare un governo si deve trovare una alleanza tra le forze politiche.

Le soluzioni non sono molte. Le più spontanee sono un governo trasversale tra popolari e socialisti o un governo dei popolari con l’appoggio esterno dei socialisti. Questo è quello che ha detto la gente. Certo sarebbe anche interessante se Mariano Rajoy facesse un passo indietro come lo stesso socialista Pedro Sanchez dato che da mesi si sono logorati reciprocamente in un brutto e astioso confronto. Ma la sensazione è che nessuno dei due lo farà. Sono persone per cui l’orgoglio personale, la cultura della vecchia politica prevalgono sull’interesse del paese.

Ormai pare accertato che Podemos, il movimento politico nuovo presente in Spagna in crescita ed alleato della estrema sinistra è stato finanziato dal Venezuela dello scomparso Hugo Chavez. E pare anche che di alcuni milioni di dollari si siano perse le tracce. Non è una bella notizia per il Venezuela, per la Spagna, per Podemos, per la democrazia.

E a proposito di Venezuela ormai si avvicina la cacciata di Nicolas Maduro. Questo rappresenta la fine del chavismo che aveva tentato di sopravvivere al suo fondatore. Le pratiche costituzionali per fare decadere Maduro avanzano con successo a furor di popolo e con il beneplacito degli organi istituzionali.

Un paese che vive costantemente in stato di allerta è il Belgio e in particolare la sua capitale Bruxelles. La conseguenza di politiche dissennate e superficiali del passato che ha concentrato nel paese una enorme quantità di immigrati, senza preoccuparsi del loro inserimento nella società e che ora trovano il loro momento di riscatto anche a costo della vita che hanno verificato vale poco.

A Cuba alla presenza del segretario dell’ONU e del Presidente cubano Raul Castro, è stata firmata la pace tra il governo colombiano ed i guerriglieri delle FARC. Una lotta per la creazione della democrazia socialista che poi non è stata conseguita, durata 50 anni (dal 1964), che ha prodotto 220 mila morti e lasciato la paura nella popolazione. La situazione nel paese non è minimamente migliorata: il 60% della popolazione vive in miseria, l’85% della popolazione nelle zone rurali è analfabeta solo per dare qualche drammatico dato sulla situazione. Un’altra domanda: ed ora tutti questi guerriglieri in pace che faranno nel paese?

Le mosse della Russia verso la Cina si fanno sempre più insistenti a dimostrazione della volontà del paese di volere creare o ricreare un asse preferenziale che potrebbe essere importante di fronte a quello che succede nel mondo. E che, tra l’altro, rafforzerebbe la posizione della Russia nei confronti della stessa Unione Europea.

La dichiarazione del Papa in Armenia sul genocidio di quel popolo che è stato il primo purtroppo del secolo scorso, è una presa di posizione forte e importante. Apre la strada politica e culturale al riconoscimento storico di quel tragico evento di cui molti non parlano per motivi diplomatici e che il Pontefice ha deciso di scavalcare (anche se alcune sue successive dichiarazioni hanno tentato di annacquarla).

L’Iraq continua a cacciare l’Isis dai propri territori ottenendo vittorie militari importanti e riconquistando territori persi. Un fatto importante anche sul piano strategico nei confronti del Califfato e dei suoi obiettivi. Naturalmente i territori riconquistati sono distrutti e pieni di povera gente che ha fame e sete, sono la dimostrazione del livello di ferocia al quale può arrivare l’essere umano. Non l’unico esempio, ma un esempio molto rilevante.

Inserito il:28/06/2016 07:21:20
Ultimo aggiornamento:28/06/2016 07:24:27
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