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Spasmi da criptovalute
di Vincenzo Rampolla
Il bitcoin (BTC) è crollato. Colpa del giro di vite della Cina sulla sua estrazione (mining). Lo dicono in molti. Il 22 giugno, la prima criptovaluta del pianeta perde più del 10 % e cade a $32.645, il minimo in 15 giorni. Negli ultimi 6 giorni, scende di oltre 20%, quasi dimezzato rispetto al massimo di aprile (circa $65.000). Da gennaio ha guadagnato un 10 %. Il BTC è estremamente volatile. Tutti lo sanno, ma nessuno se ne cura. Il calo degli ultimi giorni è dovuto alla procedura imposta in Cina sul mining, norma per gestire la rete delle transazioni e per generare la criptovaluta. È un’attività che richiede elevata potenza di calcolo e consumo di enormi quantità di energia. Tutti lo sanno, ma a nessuno interessa. Chi si dà da fare?
Le Autorità cinesi della provincia sud-occidentale del Sichuan, hanno ordinato la sospensione delle attività. Fin da maggio il Consiglio di Stato a Pechino aveva preannunciato di voler porre un freno all’estrazione e al trading della criptovaluta per tenerne sotto controllo la stabilità finanziaria. Ad aprile 2020, secondo i dati dell’Università di Cambridge, l’apporto alla produzione di BTC nel Paese è stato del 65%, potendo sfruttare la produzione di energia idroelettrica per le centrali di calcolo in prossimità di fiumi. Un’altra provincia attiva nel mining è una regione della Mongolia Interna, ove l’elettricità per i computer è prodotta con carbone. Il calo del valore del BTC si pensa sia legato alla vendita di elevate quantità da parte dei minatori, possessori di grandi scorte e condizionati dalle severe limitazioni per svolgere questa attività nel Paese. Antoni Trenchev, cofondatore di Nexo, azienda leader del settore delle criptovalute, ha confermato a Bloomberg che le restrizioni cinesi causeranno al bitcoin volatilità nel breve termine, senza effetti di medio e lungo termine. Parleremo dopo di Nexo.
Si apprende che oggi stesso la Banca Centrale Cinese ha convocato i rappresentanti dei principali enti finanziari nazionali (Commercial Bank of China, Agricultural Bank of China e Alipay, legata ad Alibaba) per far rispettare il divieto di partecipare alle transazioni in BTC.
Nella riunione sono volate pesanti dichiarazioni: le operazioni con criptovalute perturbano l’ordine finanziario del Paese e alimentano il rischio di attività criminali, come il riciclaggio di denaro e il trasferimento illegale trans-frontaliero di asset.
Da uno sguardo al mercato, oltre al BTC, anche Ether, seconda criptovaluta del mercato, ha perso circa il 12%, scendendo a $1.876, per la prima volta in un mese ben sotto $2.000 e sempre Bloomberg segnala che il valore globale di mercato di tutte le criptovalute è sceso a $1,45 trilioni, rispetto ai $2,6 trilioni di maggio. Perdita secca di $1,15 trilioni. Chi lo nota?
Parlando dei fatti di casa nostra, che cos’ha detto Paolo Savona, Presidente Consob, nel suo discorso per l’incontro annuale con il mercato finanziario? L’intervento sulle criptovalute è stato particolarmente incisivo: La speculazione sulla criptovaluta è ormai simile a quella sui mutui subprime del 2008. Per arginarla serve una regolazione internazionale. La capacità di risparmio delle famiglie italiane durante la pandemia è aumentata del 50%, ma il rendimento è stato vicino allo zero. Inoltre, la sicurezza resta il fianco scoperto della nuova finanza digitale ed è perciò ragionevole considerare la cybersecurity un bene pubblico. Parlando di criptovalute, sono diventate una minaccia per la tutela del risparmio ed è urgente affrontarle con regole nuove. Il Presidente lancia l’allarme e offre una soluzione: cambiare l’architettura istituzionale, fatta di norme ed Enti, oggi a presidio della protezione del risparmio. Parla del fiume ormai in piena degli strumenti virtuali con Internet che stima di 4-5.000 cryptovalute in circolazione e se ad esse si applica l’esperienza fatta in poco tempo dalla Consob scovando e oscurando in Italia centinaia di siti web che raccoglievano illecitamente risparmio, il quadro che ne risulta appare preoccupante. Il problema nasce dall’opacità della tecnologia che assiste le criptovalute, della blockchain o della catena di contabilità decentrata, impenetrabile per le autorità di vigilanza. Solo cambiando protocollo di scambio delle informazioni, l’informatica finanziaria è lo strumento più adatto per intervenire su quella sfera oscura e immateriale. Non si deve perdere tempo[…] e si impone la convergenza delle volontà, superando timori e esitazioni, verso una soluzione operativa che non soffra di troppi compromessi. Non bastano più gli avvertimenti agli investitori sui rischi che corrono se operano in cryptovalute. Il tempo delle riflessioni è esaurito e si deve passare alle scelte.
Entrando nella galassia del mercato criptovalute, anche Elon Musk, CEO di Tesla e imprenditore miliardario, non ha potuto salvare Dogecoin da un nuovo crash. La sua criptovaluta è crollata di oltre 60% dal picco dell'8 maggio; studiandone i grafici si nota una cupa tendenza ribassista. Intanto dal crollo minimo di marzo 2020 trascinato dalla pandemia a $ 0,00112 (un millesimo di $!!), i rendimenti netti sono schizzati a $ 0,76 (iperbolico rialzo di mille %). A conti fatti, Dogecoin è stato l'asset finanziario più performante del pianeta, battendo anche i rendimenti congiunti di BTC, S&P 500, Nasdaq Comp e oro. Fattori rialzisti per Dogecoin sono stati i tweet dello stesso Musk, che ha tempestato di messaggi di supporto fino alla sua esplosione. Il 28 aprile, Musk si è autoproclamato Dogefather, facendo salire i prezzi del 18% in un giorno, ha poi deciso di migliorare l’efficienza delle transazioni dando il via a un altro guizzo del 25,25%. Il 13 maggio il titolo ha subito una correzione ribassista di 50% dal massimo storico di $0,1. Dopo otto settimane ha ripreso la corsa al rialzo con quota finale 0,76$. The Asian Investor ha affibbiato a Dogecoin l’epiteto di pump-and-dump (pompa e sgonfia), giudicando perfidamente che alla fine si schianterà. Con simili singhiozzi isterici, è molto rischioso investire in un coin di tale profilo. Si prevede che nel 2021 Dogecoin scenda a $ 0 e che si eclissi di morte lenta.
In Gran Bretagna, un recente sondaggio dell'Agenzia Opinium ha mostrato che il 90% dei consulenti finanziari britannici intervistati sono contrari a investimenti in criptovalute per i propri clienti. Il 93% del campione gestiscono clienti con portafogli tra $140.000-280.000 e oltre, preoccupati di consigliare criptovalute. Negli ultimi tempi, la Bank of England e la Financial Conduct Authority hanno lanciato congiuntamente richiami sugli investimenti in criptovalute in crescita inarrrestabile in Gran Bretagna; un sondaggio indica che nel 2020 gli inglesi investitori in valute digitali hanno superato quelli che hanno investito in titoli azionari.
Parliamo di Nexo. Secondo Kalin Metodiev, CFA e co-fondatore di Nexo, società leader di conti di risparmio in criptovalute, il valore dell’azienda si è quadruplicato fino a $15 miliardi in AUM (Assets Under Management), con un portafoglio di 1,7 milioni di clienti e l’accesso a nuove funzionalità come lo scambio di risorse integrate nella piattaforma di destinazione. Quando si analizza l'ascesa esplosiva della DeFi (Decentralized Finance), Metodiev intravede un limite superiore raggiungibile grazie ad alcune delle sue caratteristiche principali. Siamo incuriositi dalle opportunità che lo spazio della DeFi può offrire nell’area dell’automazione e della decentralizzazione, ha detto. Questo è però uno spazio che deve allinearsi con le politiche e gli standard istituzionali per sopravvivere e prosperare su larga scala e a lungo termine. Nexo opera allineato ai protocolli di conformità e alle linee guida formali AML/KYC che ora non sono adottate dallo spazio DeFi.
È decisamente controcorrente la filippica tuonata da un Dirigente olandese che ha sparato un severo e assoluto bando della criptovaluta e del BTC in particolare. Pieter Hasekamp, Capo dell'Ufficio per l'analisi economica del Ministero degli Affari Economici e della Politica Ecologica, con la pubblicazione del saggio I Paesi Bassi devono vietare il bitcoin ha proposto un urgente veto di utilizzo a livello nazionale. In esso elenca un’ampia serie di motivi per cui il Governo olandese dovrebbe imporre un divieto totale e immediato di creazione, scambio e deposito di BTC: Nessuna criptovaluta è in grado di svolgere le funzioni base del denaro inteso come unità di conto, mezzo di pagamento e riserva di valore. Ha anche citato i tipici rischi BTC, come la sicurezza, le frodi, le trappole tecniche e ha bollato la criptovaluta, qualificandola: tipico strumento in mano a criminali. Sirena digitale per i risparmiatori.
Durante la recente Conferenza Bitcoin 2021 a Miami ha polarizzato il pubblico l’annuncio di Nayib Bukele, 35enne Presidente di El Salvador. Dal 2001 ha abbandonato la valuta nazionale colón per il $ USA come valuta ufficiale e ora il Paese ha compiuto un nuovo passo: adottare il BTC come seconda valuta al pari del $. Sono tuttora ignote le logiche e le strategie economico-finanziarie di questa scelta. Come molte economie povere dell’America Latina l’economia di El Salvador dipende in larga misura dalle rimesse degli emigrati, pari al 20% del PIL del 2019. In prima linea il Paese si appoggia alla Western Union con più di 500 uffici sanguisughe di commissioni per una popolazione di 6,5 milioni di abitanti che vive nelle zone rurali interne, escludendo 1,3 milioni della capitale San Salvador. Circa il 70% degli adulti non ha un conto in banca né una carta di credito. La loro scarsa capacità di risparmio fa nascere l’idea: usare il portafoglio (wallet) del BTC, e su questo fare convergere le rimesse o comunque il denaro dei cittadini, come valido sostituto di un c/c bancario, gestito attraverso lo smartphone. Se il BTC diventa moneta ufficiale, i produttori o commercianti di beni e servizi devono accettare i pagamenti in BTC. Centrato l’obiettivo politico di rispondere ad un immediato bisogno nazionale per la popolazione e di soppiantare il dollaro e la Western Union Usa, restano altissimi per il Paese i rischi e le incognite da fronteggiare: deflazione intrinseca al BTC, instabilità, assenza di una Banca Centrale, attrazione speculativa esercitata dalla criptovaluta, elementi fatali per l’economia e la solidità finanziaria. Si aggiunga che il Paese è in ginocchio per la pandemia e che conta $107 milioni di tasse evase, 2,6% dei tributi riscossi ($17 a persona), secondo il Tax Justice Network. La mancata riscossione di queste entrate equivale all’8,65% del bilancio nazionale della Sanità e all’11,3% della spesa per l’Istruzione. Non meno critica è la classifica del Paese per trasparenza della politica fiscale: El Salvador è all’85° posto nell’indice di riservatezza finanziaria redatto da Network e al 64° nella lista dei paradisi fiscali mondiali. Per attivare l’idea, manca il gran finale: in accordo con il FMI è allo studio una Banca di Sviluppo per gestire $150 milioni in BTC e consentirne ai commercianti l’immediata conversione in $. E chi pagherà lo smartphone per i cittadini?
Quotazioni del giorno (23/06/2021): BTC $32,645; ETH $1,876; DOGE $ 0,19.034
(consultazione: start magazine- marco dell'aguzzo; reuters; bloomberg; paolo savona – presidente consob; elon musk; osato avan-nomayo – cointelegraph; andrew thurman – cointelegraph; helen partz – cointelegraph; turner wright – cointelegraph; yashu gola – cointelegraph; simone siliani – valori finanza; vittorio carlini – sole24orefinanza; joël valenzuela - cointelegraph; marcel pechman – cointelegraph; marc powers - florida int. university college of law)