È il momento di ricostruire il Paese.
Il 2014 è iniziato con la triste vicenda della restituzione dei soldi dello stipendio degli insegnanti e prosegue con la penosa richiesta di pagamento della Mini-IMU. Sembrerebbe che da parte di Governo e Parlamento si voglia verificare fino a che punto vi è capacità di resistenza e sopportazione da parte dei cittadini italiani, quasi un test di laboratorio.
Sembra invece che gli stessi Ministri siano sorpresi di quanto da loro stessi deciso, rientrando nella ormai collaudata sindrome che va sotto il nome di “a mia insaputa”.
Passate le vacanze natalizie, forse sarebbe opportuno che i Ministri si parlassero più spesso e leggessero quanto firmano, forse preparato da loro collaboratori e funzionari.
Va poi ricordato che le acrobazie contabili di bilancio non sono soltanto numeri, ma conseguenze immediate e spesso pesanti per singole persone.
Detto questo, il 2014 si apre anche con indicazioni positive che fanno ben sperare di uscire da questa situazione pluriennale sempre più critica.
La prima indicazione viene dall’economia che mostra dopo 5 anni spiragli di inversione di tendenza con qualche piccolo segno + (l’ultimo PIL trimestrale 2013 e la produzione industriale). È la fine della recessione, statisticamente sì, ma gli effetti su reddito e occupazione ci metteranno molto tempo.
Prima pubblicazione su Nel Futuro 09/01/2014.
Un secondo elemento positivo è la discesa dello spread sotto 200 con effetti di riduzione per ora limitata del peso degli interessi sul debito pubblico e di questo dobbiamo ringraziare sia Letta che Draghi.
Il terzo elemento positivo è che, grazie a Renzi, cominciamo a parlare di politica del lavoro, politica industriale, oltrechè di effettiva riduzione delle spese pubbliche e di maggiori introiti fiscali (da anti-evasione e semplificazione della moltitudine di tasse) da destinare a ridurre la fiscalità di imprese (priorità numero uno) e famiglie.
Ma ci auguriamo che si parli anche di scuola da rilanciare per dare un futuro ai giovani e al paese (sui giornali qualcuno ha invece scritto che per coprire buchi si tagli la formazione dei docenti delle scuole, che è invece una priorità fondamentale: le spese per la formazione dei docenti in pochi anni si è ridotta da 40 a 2 milioni di Euro), di ricerca e innovazione, di digitalizzazione delle amministrazioni e dei cittadini (l’Agenzia per l’Italia digitale è ancora priva di statuto e non può operare; il Governo e la Corte dei Conti non procedono perché non sanno se il personale richiesto rientra nella Spending Review).
Quindi, una prospettiva di ombre ma anche di qualche luce e credo che le luci potranno crescere se da parte di tutti ci sia lo stesso impegno che si è avuto nel dopoguerra per la ricostruzione del paese.In questo momento se non ci sono le macerie di allora, ci sono altre macerie da affrontare: sono quelle della fiducia e speranza dei giovani e di tutti per un vero futuro.
Prima pubblicazione su Nel Futuro: 09/01/2014.