Janos Mattis Teutsch (Braşov, Romania, 1884 - 1960) - Assembly Line
Controcanto all’amico Bruno Lamborghini - Adriano Olivetti e il Fordismo
di Tito Giraudo
Nell’ottimo articolo-saggio di Bruno Lamborghini, amico olivettiano come me, sul “remote working” che condivido, non manca un tributo ad Adriano Olivetti.
Bruno Lamborghini, sostiene che Adriano fosse un sostenitore di un diverso sistema di organizzazione del lavoro, in alternativa al fordismo. E’ possibile che nei tanti scritti adrianei (molti per me fumosi), si sia speso per il superamento del taylorismo (termine più indicato), sta di fatto che quando nel 60 del secolo scorso venne a mancare, la Olivetti era un’immensa catena di montaggio, dove la parcellizzazione del lavoro non era certo minore rispetto alla Fiat e gli operai addetti non sprizzavano gioia al lavoro ripetitivo. Certo, diversa era l’atmosfera sul posto di lavoro, al mattino si entrava con i giornali sotto il braccio (Unità compresa), i capi reparto e i capi squadra non erano oppressivi, i tempi erano regolati da ritmi umani, le libertà sindacali garantite (nonostante il sindacato giallo), se a tutto ciò aggiungiamo più alti salari rispetto le ore lavorate (sabato festivo), i servizi sociali ecc, ecc, è comprensibile il mito della Olivetti, un’azienda all’avanguardia, ma non una fabbrica tesa a superare il modello taylorista.
D'altronde, ad importare tale modello dall’America fu proprio Adriano.
Al ritorno dal suo viaggio americano, dopo aver visitato la concorrenza, iniziò a martellare il padre sulla necessità di introdurre in fabbrica il nuovo sistema produttivo, pur trovando l’opposizione di Camillo, lui sì fautore di un metodo teso a valorizzare il lavoro dell’operaio. Certo, Camillo, oltre ad essere un uomo del secolo passato era anche un socialista, sia pur atipico, dal momento che non era anticapitalista, credendo però fortemente nell’emancipazione operaia dal lavoro.
Lo scontro durò qualche mese tra padre e figlio, poi, Camillo che era un industriale di buon senso capitolò e se l’Olivetti divenne grande lo dovette proprio alla testardaggine di Adriano.
La ridistribuzione di parte degli utili nei confronti dei dipendenti fu possibile grazie alle catene di montaggio e al lavoro ripetitivo che consentirono ad Adriano, non solo la realizzazione della fabbrica a misura d’uomo, ma anche di tutto il bagaglio culturale olivettiano, compresa la politica, con la creazione del Movimento Comunità (di cui non do lo stesso giudizio lusinghiero).
E’ di moda citare Adriano, a proposito e a sproposito, certo veniale la citazione dell’amico Lamborghini con il cuore olivettiano che continua a pulsare, meno veniali le santificazioni che vengono da una certa cultura di sinistra nemica acerrima di Adriano in vita. Chi scrive, da tempo va sostenendo che la grandezza del personaggio non può non prescindere dall’analisi storica dalle luci (tante) ma anche dalle ombre (non poche).
Qualche lettore, e anche con ragione, ci critica perché la Olivetti rimane nei nostri pensieri e quando possiamo ne scriviamo; la Rete poi, causa i reduci, ha creato un’immagine di Adriano e della sua fabbrica che io, operaio ripetitivo olivettiano dal 57 al 64, stento a riconoscere.
Non una bacchettata quindi all’amico Bruno. Piuttosto l’invito ad approfondire fuori dagli schemi.