Ivan Aivazovsky (Feodosia, Crimea, 1817 – 1900) – The Ninth Wave (1850)
Ma perché le sanzioni alla Russia sembrano far più danni all’Europa che alla Russia?
di Achille De Tommaso
Ricordate le affermazioni di tempo fa, secondo cui l'economia russa era più o meno irrilevante, semplicemente l'equivalente a quella di un piccolo paese europeo; e quindi poco impressionante?
"Putin, che ha un'economia grande quanto quella dell'Italia", affermava il senatore Lindsey Graham, nel 2014 dopo l'invasione della Crimea, "sta giocando a poker con una coppia di due, eppure sta vincendo".
Sulla crescente influenza diplomatica e geopolitica russa in Europa, Medio Oriente e Asia orientale, “The Economist” si chiese nel 2019: "Come ha fatto un paese con un'economia delle dimensioni della Spagna ... a raggiungere tutto questo?"
Raramente l'Occidente ha giudicato in maniera così errata il significato globale dell’economia di un altro paese.
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Una delle ragioni principali è un errore di calcolo; secondo l'economista francese Jacques Sapir, la causa è innanzitutto una scorretta interpretazione dei tassi di cambio. Se si converte infatti, semplicemente il PIL russo da rubli a dollari, per fare il confronto, si vedrebbe l’economia russa grande come quella spagnola. Tuttavia, tale confronto non ha senso se lo si fa senza adeguarsi alle Parità di Potere d'acquisto, che tiene conto della produttività e del tenore di vita, e quindi del benessere pro capite e dell'uso delle risorse. In effetti, il PPP è la misura preferita dalla maggior parte delle istituzioni internazionali, dall'FMI all'OCSE, quando si debbono fare questi tipi di confronti.
E quando si misura il PIL russo in base alla parità del potere d'acquisto, diviene chiaro come l'economia russa sia in realtà più simile a quella della Germania: la Russia è di circa 4,4 trilioni di dollari contro i 4,6 trilioni di dollari della Germania. Si passa dalle dimensioni di una piccola economia europea a quella della più grande d'Europa, e una delle più grandi al mondo; e questo non è un divario trascurabile.
Inoltre, l’economia occidentale è ampiamente basata sulla produzione di servizi. E Sapir ci incoraggia quindi a chiederci: "Quando valutiamo l’economia di un paese, qual è la quota del settore dei servizi rispetto alla quota del settore delle materie prime e dell'industria?" A suo avviso, il settore dei servizi di oggi è ampiamente sopravvalutato, rispetto al settore industriale e alle materie prime come petrolio, gas, rame e materie prime agricole. Se riduciamo quindi l'importanza dei servizi come proporzione dell'economia globale, dice Sapir, "l'economia russa appare molto più grande di quella tedesca, raggiunge forse il 5 o 6 per cento dell'economia mondiale".
Questo ha un senso intuitivo. Quando i tempi sono difficili, sappiamo che è più prezioso fornire alle persone le cose di cui hanno veramente bisogno, come cibo ed energia, piuttosto che cose immateriali come intrattenimento o servizi finanziari. Quando un'azienda come Netflix opera con un rapporto prezzo/utili tre volte superiore a Nestlé, la più grande azienda alimentare del mondo, è più probabile che questo fatto sia un riflesso di mercati dopati, più che la “pratica realtà reale”. Netflix è un'ottima società di servizi, ma sicuramente Nestlè offre più valore di Netflix ai circa 800 milioni di persone nel mondo che sono denutrite.
Tutto ciò significa che l'attuale crisi ucraina aiuta a chiarire le nostre opinioni, e rivalutare quelli che giustamente consideriamo aspetti "arcaici" dell'economia moderna: il “primario” e il “secondario”: come l'industria e le materie prime, i cui prezzi sono parecchio aumentati quest'anno. E forse dovremmo considerare i servizi sopravvalutati, soprattutto quelli basati su “tecnologie” il cui valore è recentemente crollato.
Le dimensioni e l'importanza dell'economia russa sono ulteriormente distorte dall'ignoranza dei flussi commerciali globali, di cui Sapir stima che la Russia "potrebbe rappresentare il 15 per cento". Ad esempio, sebbene la Russia non sia il più grande produttore mondiale di petrolio, è stata il più grande esportatore di petrolio, superando persino l'Arabia Saudita. Lo stesso vale per molti altri prodotti di base, come il grano, che è la coltura alimentare più importante del mondo, e di cui la Russia controlla circa il 19,5 per cento delle esportazioni mondiali, così come il nichel (20,4 per cento), il ferro semilavorato (18,8 per cento), il platino (16,6%) e pesce congelato (11,2%).
Non dimentichiamo poi che Russia col suo 19% è una degli stati con minor debito pubblico in rapporto al PIL.
Una posizione così importante nella produzione di così tante merci di base significa che la Russia, insieme a alcuni altri paesi sulla terra, è per molti versi il fulcro della catena di produzione globalizzata. Quindi, il tentativo di isolare la Russia dai mercati mondiali ha per il momento danneggiato sicuramente le economie occidentali, basate in gran parte sul terziario. Non sappiamo se la guerra sarà fermata per merito di queste sanzioni, ma sappiamo che esse porteranno a un'enorme ristrutturazione dell'economia globale. E sicuramente a danni di quella occidentale; danni che stiamo già sperimentando, con “l’autosanzionamento” che la UE ci sta imponendo. In pratica, controllando petrolio, gas, cibo e altre merci, la guerra delle sanzioni condotta dagli Stati Uniti e dai loro alleati nelle Americhe, in Europa e in Asia si è rivoltata sugli originatori e sul loro popolo.
Un barometro indicativo di questa dinamica è il petrolio. Con le sanzioni petrolifere occidentali al più grande esportatore mondiale di petrolio, i prezzi sono saliti alle stelle, passando da circa $ 75 al barile all'inizio dell'anno fino a oltre $ 110 oggi. Ma i paesi che si sono rifiutati di partecipare alle sanzioni stanno ora approfittando dell'opportunità di negoziare per le forniture di energia russa a forti sconti.
INTRODUCIAMO ORA USA E CINA
Vale la pena ora pensare a come appare l'economia cinese quando togliamo gli stessi paraocchi con cui avevamo sempre visto la Russia. Se consideriamo l'economia cinese basata sui tassi di cambio, semplicemente convertendo il PIL cinese dallo yuan cinese in dollari statunitensi, è valutata a circa $ 17,7 trilioni (a partire dal 2021), rispetto a $ 23 trilioni per gli Stati Uniti e $ 17 trilioni per l'Europa Unione.
Ma se ci aggiustiamo per il PPP, vediamo che l'economia cinese ha raggiunto quasi 27,21 trilioni di dollari nel 2021, rispetto ai 20,5 trilioni di dollari dell'UE e ai 23 trilioni di dollari degli Stati Uniti. In termini di PPP, infatti, l'economia cinese ha superato quella americana ben sei anni fa.
E se riduciamo l'importanza proporzionale del settore dei servizi rispetto all'industria e alle materie prime? I servizi rappresentano circa il 53,3% del PIL cinese, anche meno che in Russia (56,7%). Se applichiamo grosso modo il rapporto di Sapir del raddoppio della valutazione del settore non dei servizi alla Cina, potremmo dover considerare che in un modo molto reale e rilevante, l'economia cinese rappresenta qualcosa come il 25%-30% dell'economia globale su un PPP base, piuttosto che le stime attuali del 18%-19%. Ciò metterebbe le economie combinate cinese e russa a circa il 30%-35% dell'economia globale (di nuovo, adeguandosi alla PPP e alla sopravvalutazione del settore dei servizi), una sfida gigantesca e probabilmente insostenibile per una comunità transatlantica che sembra sempre più incentrata sull'uso delle sanzioni economiche massimaliste per punire i cattivi attori e ottenere i risultati politici desiderati. Questa sfida diventa ancora più scoraggiante se si considera che il settore dei servizi rappresenta circa il 77% dell'economia statunitense e il 70% di quella dell'UE, suggerendo un grado potenzialmente significativo di sopravvalutazione del peso economico occidentale e una maggiore parità di potere economico relativo con Cina e Russia.