Robert Dickerson (1924-2015) – The bank clerk
Se la banca va
di Gianni Di Quattro
La situazione delle banche è il titolo di testa di tutti i principali giornali e delle reti televisive ormai da diverse settimane. La loro precaria situazione minaccia tanti azionisti, correntisti, risparmiatori, investitori e tanti imprenditori che vedono limitato il supporto finanziario e organizzativo e morale che le banche rappresentavano nel passato e che comunque loro si aspettano.
Questa ansia è diffusa nella quasi generalità della popolazione che aspetta leggi e promesse ferme che proteggano il suo denaro. Le banche sono piene di debiti e soprattutto di crediti inesigibili o scarsamente esigibili ed allora viene spontanea la domanda: come mai le banche hanno fatto così male il loro lavoro negli anni passati da perdere tutti questi soldi e di affidarli ad imprese e persone non affidabili malgrado procedure, moduli, burocrazia e firme varie?
Probabilmente per due motivi: da una parte le influenze politiche, per meglio dire partitiche, che hanno influenzato le loro decisioni di erogazione del credito e poi, dobbiamo dirlo con chiarezza, la scarsa professionalità dei bancari insieme ad un sistema procedurale interno che è disegnato per deresponsabilizzare funzionari e dirigenti e per allontanarli dagli interessi imprenditoriali della azienda in cui lavorano.
Le banche negli anni passati non hanno mai saputo leggere il mercato e, per la verità, non ci hanno mai provato, non lo hanno mai considerato necessario perché si sono sempre sentite protette dalla Banca d’Italia e dal mondo politico, non hanno mai avuto paura dei loro bilanci, delle loro spericolate operazioni o delle loro mancate operazioni.
D’altra parte con il mondo politico il ricatto è stato sempre reciproco: io compro i titoli di stato anche quando so che una amministrazione considerabile prudente non lo consentirebbe e ti permetto di continuare a funzionare evitando così la rivoluzione sociale e il disastro del paese e tu chiudi un occhio sui miei comportamenti e, quando serve, mi fai le leggi che servono. In questo gioco da sempre la Banca d’Italia faceva da palo e da cinghia di trasmissione e la Consob giocherellava avendo cura di non farsi mai notare come si usa nelle migliori e ricche famiglie borghesi. I rapporti con gli Enti internazionali venivano tenuti dai funzionari e dirigenti del Tesoro bravi sempre ad inventare, ad ubbidire, a spiegare, a promettere, insomma a fare l’ammoino necessario come si dice a Napoli.
E così il sistema è andato avanti per anni e se non ci fosse stata l’Europa sarebbe andato avanti per sempre. La Unione Europea, che è soprattutto basata sulla economia e finanza e poco sulla politica e sulla società, ha dunque cominciato a mettere regole e controlli che piano piano venivano un po’ effettuati, che hanno gettato nel panico funzionari delle nostre banche che hanno cominciato a gridare ed agitarsi.
Un altro effetto di questa situazione, infatti, è il fatto che tutti i dirigenti bancari si sono aumentati gli stipendi, i benefici e le liquidazioni proprio perché hanno cominciato a rendersi conto che non sarebbero durati tanto quanto la generazione precedente e correvano dei rischi anche penali e quindi consideravano i soldi che incassavano, non corrispondenti al lavoro effettuato, quasi come dei rimborsi dovuti a loro e alle loro famiglie.
La legge Amato è poi stata il cacio sui maccheroni, perché ha consentito al sistema mezzo scassato e poco professionale, prigioniero dei partiti di buttarsi nel mondo finanziario senza preparazione ed esperienza. In poco tempo le banche italiane hanno finito per diventare dei buoni bocconi prelibati per operatori stranieri cui portavano i clienti italiani, come Comuni e Provincie e altri Enti locali e centrali, su un piatto d’argento.
È evidente che tutto ciò ha definitivamente scardinato le banche indebitandole, ha indebitato gli Enti Pubblici aumentando il debito complessivo del paese, sviluppato corruzione perché questo fiume di denaro aveva molti intermediari e i cittadini non se ne accorgevano nemmeno oltre a non vederne i benefici. La magistratura, salvo qualche caso, non capiva che stava succedendo perché nessuno denunciava e perché anche la loro preparazione era a dire poco molto lacunosa.
E adesso? Adesso non si possono chiudere le banche che nel bene o nel male rappresentano la spina dorsale del nostro sistema economico per il mondo degli affari e per tutti i cittadini. Allora bisogna mantenere il sangue freddo e fare alcune cose come concentrarle riducendone il numero attraverso fusioni, ristrutturarle chiudendo filiali e alleggerendole di personale anche perché ormai soprattutto i giovani utilizzano per le loro operazioni la rete internet e non più gli sportelli come una volta, dividere le competenze commerciali e finanziarie anche da un punto di vista societario (in pratica cancellare la legge Amato sperando che il signor giudice non se la prenda), attraverso la Banca d’Italia (sperando che ne sia capace) assisterle nel ridisegno di una strategia, avviare un processo di formazione e soprattutto di cambio di management perché l’attuale ormai non è più nelle condizioni di guidare il sistema dopo tutti i disastri provocati, nel frattempo stabilire delle leggi che possano proteggere i clienti e azionisti in modo da evitare il panico, tranquillizzare gli animi e consentire il percorso di revisione del sistema.
Si tratta di un percorso che sarà lungo, durerà anni anche perché il più grosso problema sarà quello di trovare gli uomini per questa operazione e l’Europa deve rendersene conto, bisogna spiegarglielo. Bisogna anche varare rapidamente una serie di leggi estremamente penalizzanti non solo per coloro che sono pescati con le mani nel sacco ma anche per coloro che combinano guai perché incapaci ed inoltre leggi per stabilire i criteri di chi può aspirare a entrare nei consigli di amministrazione degli istituti (competenze e non appartenenza a gruppi di interesse partitico).
La magistratura infine deve preparare degli uomini ad hoc e concentrare tutte le attività investigative e processuali in due o tre punti nel paese in modo da garantire indipendenza, professionalità e velocità.
Certo nel nostro paese ci sono anche istituzioni e corpi sociali intermedi che hanno assistito a questa distruzione di valore, a questo scempio democratico e a questa accademia della corruzione senza aprire bocca e magari cercando di buttarsi sopra le briciole che volutamente i protagonisti lasciavano cadere. Per esempio i sindacati, i grandi imprenditori (non i piccoli ai quali il governo consentiva di evadere le tasse senza farli partecipare al potere), i giornalisti, gli ambienti accademici.
Ed allora si può dire che tutto il paese è coinvolto nel suo degrado e le responsabilità sono diffuse, soprattutto sui cittadini che da decenni non sanno scegliere i propri rappresentanti o lo fanno spinti da gruppi interessati quando non criminali (soprattutto in certe aree del paese). Speriamo di cavarcela, di più non si può dire davvero!