Megan Duncanson (Washington, 1972 - ) - New Growth
Che sorpresa: l’Italia cresce!
di Bruno Lamborghini
Venerdì 29 settembre alla presentazione a Bologna del Rapporto Trimestrale di Prometeia, la sensazione che circolava era di positiva sorpresa, perché l’andamento previsto del PIL 2017 segnava un robusto +1,4% quando solo sei mesi prima le previsioni stentavano attorno al +0.9% (si parlava infatti dell’Italia condannata allo zero virgola). Ma in più, il Rapporto prevede un relativo proseguimento di tale andamento anche per il 2018 con un +1.2% ed inoltre la crescita appare aver carattere diffuso sia nei consumi delle famiglie (+1,3%) che negli investimenti in macchinari (+2,9%) e soprattutto con una netta ripresa delle esportazioni (+4,7%), mentre sono ancora relativamente ferme le costruzioni (+1,1%, il nuovo con l’eccezione delle ristrutturazioni). Queste previsioni appaiono presentare trend più dinamici circa il 2017 rispetto ai dati più cauti (+1,1%) presentati a settembre nel Documento governativo di Economia e Finanza 2017.
Come mai questa sorpresa positiva?
A parte alcune piccole modifiche delle serie storiche effettuate dall’ISTAT, l’Italia ha visto susseguirsi gli ultimi tre trimestri in netta crescita (PIL +0,4%), una buona ripresa della fiducia da parte delle famiglie che nonostante una limitata crescita delle retribuzioni (+0,9%) presentano consumi in aumento.
Anche la fiducia delle imprese registra una sensibile crescita, conseguente da un lato al positivo andamento del commercio internazionale ed alla crescita anch’essa precedentemente sottovalutata dell’economia dell’Eurozona (+2,2% contro il precedente +1,5%), con impatto sulla nostra esportazione e dall’altro finalmente una ripresa della domanda interna, pesantemente depressa negli anni di crisi.
E’ da sottolineare che nel corso dell’ultimo biennio si sono introdotte politiche fiscali espansive, nonostante i vincoli di bilancio, sia nei confronti delle famiglie che delle imprese.
In particolare i forti sgravi fiscali per gli investimenti nell’ambito del Piano Industria 4.0 hanno mostrato positivi effetti già nel 2017 e ne avranno ulteriormente, se gli interventi saranno prorogati anche nel 2018.
Nel primo semestre 2017 gli ordinativi nel mercato interno per macchinari e apparecchiature elettroniche sono cresciuti dell’11,8% e le aspettative sono positive in termini di investimenti e esportazione per le imprese manifatturiere.
L’occupazione segna un deciso incremento in termini di unità e molto meno in termini di ore lavorate (contratti a termine e precariato), avendo quasi recuperato il calo occupazionale avvenuto durante la crisi.
Peraltro, vi sono ancora pesanti gap da recuperare rispetto ai livelli precrisi nella produzione industriale e PIL (da colmare ancora due terzi del calo).
Vi è poi l’inflazione che non cresce non solo in Italia, ma in tutto il mondo e questo in teoria economica non è in linea con una crescita fisiologica vera, anche se le nuove tecnologie digitali e le reti digitali costituiscono un potente deflatore strutturale (basti pensare ai prezzi di Amazon, ai voli low cost o agli smartphones che in un solo prodotto incorporano e sostituiscono prodotti e servizi tradizionali che si vendevano separati (telefono, fotocamere, TV, banca, notiziari, agenzie di viaggio, negozi, ecc.). Gli effetti deflazionistici del digitale, se da un lato mettono in crisi interi settori di attività, d’altro lato hanno un effetto incrementale sul reddito reale disponibile delle famiglie.
In conclusione, nonostante le complicazioni e le incertezze della politica italiana, il paese reale sembra aver imboccato un percorso virtuoso, basandosi principalmente sulle sue forze. Peraltro i dati a livello nazionale non mostrano l’accresciuta spaccatura tra Nord e Sud, che costituisce un handicap strutturale condizionante il futuro.
Le previsioni di Prometeia per il 2019 e 2020 si ridimensionano attorno all’1% annuo, tenuto conto anche che la particolare crescita dell’economia mondiale che ha caratterizzato il 2017, nei prossimi anni potrà ridurre le sue spinte e aumentare invece le incertezze.
La Cina che ha trainato il commercio internazionale nel 2017, dopo il Congresso di ottobre prevedibilmente frenerà la sua crescita per affrontare un periodo di riforme interne e di nuovi obiettivi ambientali.
Il rallentamento o graduale inversione del Quantitative Easing da parte della Federal Reserve e della BEI tenderà a ridurre la spinta della liquidità che ha cercato di favorire la crescita con tassi bassi o negativi, con un peggioramento delle condizioni di contesto finanziario.
Vi è poi l’incognita dell’America di Trump e delle politiche protezionistiche che si stanno diffondendo un po’ dovunque.
In conseguenza dei risultati elettorali in Germania, si accentuano le preoccupazioni sulla politica tedesca e su quanto essa potrà determinare sulle politiche di austerity e sul futuro dell’Unione Europea.
Quindi, anche se nel 2017 l’Italia sembra aver in parte ridotto i suoi ritardi di crescita nei confronti degli altri paesi europei, quasi raggiungendo nel 2017 la crescita della Francia:+1,4% contro +1,6%, we have not to lose momentum, attivando politiche più coraggiose a favore delle imprese e dei consumi e per l’occupazione e imprenditorialità dei giovani quale risorsa principale, al fine di costruire maggiori opportunità di sviluppo, pur in un contesto internazionale che prospetta molte nubi.