Gli Hedge fund perdono il ruolo di Stella Polare.
Sei anni fa, gli hedge fund sono riusciti a non essere sopraffatti dalla crisi finanziaria: nonostante le difficoltà che la crisi ha comportato sono riusciti a non finire nella voragine e a sopravvivere come la stella polare del sistema.
L’indipendenza e l’autonomia degli hedge fund non ha richiesto un solo dollaro di salvataggio da parte dei contribuenti. Per chiunque sia diffidente verso le banche, gli hedge fund hanno da sempre rappresentato una valida alternativa. Oggi, tuttavia, il ruolo di stabilizzazione degli hedge fund risulta progressivamente indebolito in parte da un’eccessiva regolamentazione, in parte dai finanziatori stessi che hanno dimenticato la propria storia, perdendo anche interesse negli investimenti.
La necessità di prendere in considerazione la situazione degli hedge fund è diventata sempre più impellente a seguito della progressiva concentrazione del sistema bancario. Perfino i leader europei hanno riconosciuto che i loro sistemi economici sarebbero più resistenti se le banche fossero più piccole e i mercati dei capitali più profondi. Tuttavia, mentre da un lato gli hedge fund sono diventati sempre più attraenti per i responsabili politici, dall’altro lato stanno perdendo il loro fascino nei confronti dei propri clienti.
Durante la crisi finanziaria, i fondi hanno avuto una performance che potremmo ritenere adeguata: hanno raggiunto profitti rispettabili nel 2007 e nel 2008 che poi sono diminuiti della metà, tanto quanto il mercato in generale. Ma di recente hanno realizzato rendimenti poco brillanti, aumentando la possibilità che gli investitori possano portare via i loro soldi, con il rischio di provocare la paralisi di quella che è sempre stata una delle poche caratteristiche salutari del sistema finanziario.
Una delle principali cause di indebolimento, come già detto, risiede in una regolamentazione aggressiva. E' diventato un luogo comune ormai parlare delle straordinarie multe imposte alle banche - quelle imposte a Deutsche Bank potrebbero raggiungere anche i 9 miliardi di dollari, circa 10 volte gli utili che la banca ha realizzato lo scorso anno.
E la pressione sta aumentando anche sugli hedge fund di recente. E’ più il tempo passato a consultare avvocati che non quello trascorso a studiare l’andamento dei mercati. Sicuramente la regolamentazione non può mancare, ma deve essere contenuta entro i limiti in cui risulta essere necessaria. Altrimenti si potrebbe avere un effetto opposto rispetto a quello desiderato. Le banche sono vincolate ai loro contribuenti da contratti di assicurazione dei depositi: devono essere preparate a poter garantire un’ancora di salvezza ai loro clienti in caso di fallimento (anche se nella maggior parte dei casi ciò avviene solo su un piano teorico).
Ma la situazione degli hedge fund non è paragonabile a quella delle banche dal momento che la quasi totalità dei primi è di gran lunga un’entità troppo ristretta per poter minacciare o anche solo influenzare la stabilità finanziaria. Gli organismi di regolamentazione non devono dimenticare che nonostante i loro tentativi il rischio finanziario non potrà mai essere scongiurato del tutto: le valute fluttueranno; i tassi di interesse andranno su e giù; ci saranno opinioni divergenti su come il capitale debba essere assegnato e distribuito. Ciò non vuol dire che non si possa fare niente. Occorre una strategia, ma questa deve essere funzionale a garantire la migliore allocazione del rischio possibile. Accettare la premessa dell’imprescindibilità del rischio. Questo dovrebbe essere il punto di partenza.
Se gli hedge fund sono in grado di rappresentare la risposta al problema, non si può negare che le autorità di regolamentazione facciano di tutto per impedire un simile risultato. Gli oneri che impongono, sempre più eccessivi e stringenti, non fanno altro che contribuire a rendere gli hedge fund una soluzione sempre più incerta per il sistema finanziario. Nel frattempo, il settore degli hedge fund deve procedere con prudenza e non prendere decisioni avventate.
A seguito di un periodo di scarso rendimento, gli investitori stanno cercando fondi per tagliare le tasse. Il modello standard "2 e 20", in base al quale i gestori di hedge fund sono pagati il 2 per cento del patrimonio che hanno in gestione più il 20 per cento dei loro guadagni di investimento, necessita di essere ripensato. E si tratta di un aspetto da non sottovalutare. Quando i rendimenti sono bassi, pretendere il 2 per cento solo per tenere il patrimonio è ingiustificabile. Al contrario, il 20 per cento di commissione di performance degli hedge fund deve rimanere, perché questo è ciò che spinge i fondi ad essere dei validi concorrenti. La commissione di performance è lo strumento che crea gli incentivi necessari per rendere grande un hedge fund.
Alfred Winslow Jones, sociologo, scrittore ed editore economico, che ha creato il primo hedge fund moderno nel 1949, ha stabilito un esempio virtuoso. La sua struttura era caratterizzata da un modello di commissioni pari a zero e 20. Se le autorità di regolamentazione smettessero di costringere gli hedge fund a spendere milioni in avvocati e di imporre vincoli eccessivamente rigorosi, forse si potrebbe tornare indietro nel tempo. E per una volta non sarebbe simbolo di regresso.