Aggiornato al 21/12/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Anonimo (anno 1951) - Hospital room - Tempera

 

L’Economia sanitaria a pezzi

di Giuseppe Talarico

 

Con quali occhi vedono l’economia dell’ospedale un paziente, un medico, un accademico? Sicuramente in modo diverso.

Il paziente che giunge a ricovero in ospedale, anche se il ricovero è elettivo e non in urgenza, è probabile che si senta dire subito che la sua terapia domiciliare subirà alcune variazioni, poiché la farmacia dell’ospedale, per ragioni economiche, non può avere tutti i farmaci in prontuario, perciò quel dato farmaco, anche se molto diffuso, verrà sostituito con un altro, che se non uguale, è  tuttavia simile.

Il paziente è probabile che chieda di poter gestire un problema, in essere da molto tempo, ma mai risolto e che quindi, approfittando del ricovero, potrebbe essere affrontato e risolto ora. Ed è altrettanto probabile che si senta dire che il problema lamentato, ancorché cronico, non rientra nel motivo del ricovero e che gli esami da eseguirsi per poterlo adeguatamente affrontare, non essendo un fatto acuto, difficilmente potrebbero essere giustificati nel quadro economico di quel ricovero.

Infine, al termine del ricovero, ricevendo la lettera di dimissione, leggerà la confortante notizia: Egregia Signora/e, di seguito trova esposto il valore complessivo del rimborso corrisposto mediamente agli ospedali per il costo sostenuto per tipologia di attività e di prestazioni simili a quelle da Lei usufruite nel corso del Suo ricovero.

Rammenterà perciò che c’è la Banca costruita “intorno a te”, l’automobile disegnata “intorno a te”, ed anche la cucina progettata “intorno a te”; ma l’ospedale sembra di no, l’ospedale solo intorno ad un cuore, uno stomaco, un polmone.

E si chiederà se viene curato come uomo o come un uomo in pezzi.

Il medico, dal canto suo, anche su questi punti, si ritroverà a prendere importanti decisioni economiche: sostituire, sic et simpliciter, il farmaco domiciliare del paziente con uno presente nella farmacia dell’ospedale, ovviamente mantenendo intatta l’indicazione e le caratteristiche terapeutiche, o iniziare la trafila della richiesta del farmaco del paziente secondo la procedura del “fuori prontuario”, oltretutto economicamente più gravosa. Impegnare tempo per spiegare al paziente (ed ai parenti) e convincerli che anche il farmaco presente in ospedale ha le stesse indicazioni terapeutiche di quello domiciliare, anzi è così simile da essere sostanzialmente uguale; oppure scegliere di compilarla questa modulistica del “fuori prontuario” con buona pace delle lamentele della farmacia ospedaliera.

Proseguirà nel busillis decisionale: meglio fare gli esami per l’annoso problema cronico del paziente, non pertinente al motivo del ricovero, evitandosi lunghe e sfiancanti giustificazioni col paziente (e con i parenti) e garantendosi però una dignità professionale, rischiando tuttavia una defatigante giustificazione di questa decisione ai propri superiori. Oppure, ma commettendo un falso ideologico ed amministrativo, far passare come acuto il problema cronico, dando soddisfazione al paziente (ed ai parenti), sentendosi primariamente medico curante che esercita una professione orientata alla cura della persona, oltre i limiti economici, percorrendo la via più semplice, ma anche normativamente la più scorretta.

E si chiederà se ha studiato, ed è stato assunto, per curare un uomo o pezzi di uomo.

Tutti questi problemi, in realtà attanagliano anche l’accademico studioso di economia sanitaria, che girando e rigirandosi sulla sua poltrona, della sua scrivania, del suo studio, della sua Università, chiedendosi come mai questi stolti di medici non riescono a capire i semplici concetti di economia sanitaria, suo malgrado si ritroverà, volendolo fare, a dover quadrare il cerchio. Spendere per curare l’uomo o risparmiare per curare l’organo.  Ottimizzare, istruire, deframmentare, innovare, semplificare, per poi ritrovarsi sempre al punto di partenza, ed Euclide gli sembrerà un infante viziato: è più facile la quadratura del cerchio o gestire l’economia di un ospedale?

Quando toccherà anche a lui andare in ospedale, da malato, come reagirà, cosa penserà dell’economia di un ospedale, in ospedale?

E si chiederà, in quel caso e solo in quel caso, se non è meglio ridurre la gestione economica dell’ospedale in pezzi.

Inserito il:26/04/2017 15:11:12
Ultimo aggiornamento:26/04/2017 15:17:02
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