Better Regulation Package: un’Europa più forte o più tecnocratica?
di Edoardo Del Vecchio – Action Institute
Il Competitiveness Council si tiene almeno 4 volte l’anno e ha lo scopo di approvare misure capaci di accrescere la competitività e la crescita della UE. Una delle priorità, in vista del prossimo meeting da tenersi a settembre, è il lancio del pacchetto “Better Regulation” presentato dalla Commissione nel 2015. Action Institute si propone di analizzare questo pacchetto e le principali novità nell’azione legislativa che esso introduce.
Il sopracitato pacchetto di riforme ambisce a ridisegnare il processo legislativo europeo per renderlo più efficiente. Nello specifico, assicurerebbe che le policy siano pianificate, implementate e riviste in maniera trasparente. Inoltre, la grande novità introdotta da Timmermans prevede la stima dell’impatto delle nuove proposte di legge ad ogni livello del loro iter legislativo, dalla progettazione, all’implementazione fino all’eventuale revisione. Detto questo, vediamo ora come funzionerà l’iter legislativo europeo a seguito delle riforme.
In primo luogo, il primo vice-presidente della commissione sembrerebbe avere potere di veto sulle proposte della commissione. Nel caso in cui la proposta supera il vaglio del primo vice-presidente, viene perfezionata e preparato un piano d’azione da sottoporre alle consultazioni pubbliche e ad un Impact Assessment, preparato dal Directorate for Impact Assessment. Qui è necessario fare un piccolo excursus: tra le altre cose, la proposta della commissione prevede anche il potenziamento del Impact Assessment Board, rinominata Regulatory Scrutiny Board, che un ente separato dal Directorate for Impact Assessment. La Regulatory Scrutiny Board ha infatti il compito di controllare la qualità degli Impact Assessment durante tutto il processo legislativo, dalla pianificazione alla revisione. In particolare, la novità in questo ambito sta nell’introduzione di tre membri indipendenti dalla commissione nell’amministrazione dell’ente, scelti in base ai loro meriti accademici e al loro expertise.
Torniamo ora all’iter legislativo. Passato il vaglio del primo vice-presidente, la Regulatory Scrutiny Board analizza l’Impact Assessment e ha davanti a sé, tre opzioni: 1. rigettare la proposta, 2. richiedere un ulteriore Impact Assessment, 3. inoltrare la proposta al collegio dei commissari europei.
Solo a questo punto la proposta entra effettivamente nell’iter legislativo tradizionale e quindi sottoposta allo scrutinio del Parlamento e del Consiglio, che la possono emendare. Una volta terminati i cosiddetti “trialoghi”, se Commissione, Consiglio e Parlamento concordano su un testo unico, viene eseguito un ulteriore Impact Assessment sugli emendamenti, e la legge viene adottata.
Una volta adottata, l’implementazione stessa viene sottoposta a delle valutazioni per assicurarsi che la performance rispetti le aspettative previste. Allo stesso modo, a distanza di qualche anno, la legge verrà sottoposta ad un ulteriore revisione per aprire ad eventuali aggiustamenti. Nello svolgimento delle stesse fasi (pianificazione, implementazione e revisione), saranno eseguite numerose stakeholders consultation in modo da avere il feedback dei diretti interessati sulla proposta di legge e assicurarsi che la legge soddisfi le esigenze dei cittadini dell’UE.
In aggiunta alla Regulatory Scrutiny Board, il Regulatory Fitness and Performance Programme (REFIT) darà modo alla Commissione di identificare opportunità per ridurre e semplificare le norme europee al fine di assicurare che gli obiettivi della legislazione possano essere raggiunti più efficientemente. La piattaforma sarà composta da rappresentanti dei paesi membri, da esperti provenienti dal mondo del business e della società civile, e infine da rappresentanti del Comitato Economico e Sociale e del Comitato delle Regioni della Commissione. Il REFIT, fungendo da forum di incontro tra istituzioni europee, nazionali, cittadini e business aiuterà gli Stati Membri ad adottare le misure in maniera più efficiente possibile, evitando ulteriore appesantimento normativo nel passaggio da UE a nazione. Per lo stesso motivo, nel caso in cui, nella trasposizione a livello nazionale, gli stati membri vorranno aggiungere ulteriori regole alla legislazione europea, dovranno supportare la scelta con un Impact Assessment e chiare motivazioni scritte.
Questa forte presa di posizione della Commissione ha messo in allarme i rappresentanti della società civile (associazioni non governative), che l’hanno vista come una politica preminentemente pro-business e di deregolamentazione, difficilmente mascherabile dietro alla retorica del “piccoli sui piccoli problemi e grandi sui grandi”. Come se non bastasse, il fatto che l’Unione abbia deciso di concentrarsi su un numero limitato di problemi, posponendo la revisione del piano Europa 2020 per concertarsi sul Piano Juncker, che al contrario è un piano di investimenti, ha confermato i suddetti timori. In particolare il Regulatory Fitness and Performance Programme (REFIT) è stato accusato di tentare di tagliare impropriamente le sofisticate leggi sull’ambiente europee. Il 18 maggio lo scontro è diventato ancora più evidente dato che è stato lanciato un network di associazioni non governative con lo scopo di proteggere i cittadini, i lavoratori e i diritti dei consumatori.
Non solo, euractiv.com e altre associazioni non governative contestano che, con questo nuovo pacchetto di misure, l’esercizio democratico dell’iter legislativo verrà annullato in un infinito mulinello di controlli tecnici, che trasformerebbe l’Unione Europea in un lento apparato tecnocratico, che, secondo i più arditi, rappresenterebbe la morte della democrazia rappresentativa. Gli oppositori lamentano che, attraverso la moltiplicazione degli Impact Assessment, verrebbe annullata la responsabilità politica, assorbita nel calcolo tecnico delle potenziali conseguenze delle nuove proposte legislative. Secondo critici come Friends of the Earth, la mossa della commissione punta ad acquistare potere sul consiglio ed il parlamento, escludendo il loro ruolo prettamente politico attraverso l’utilizzo degli Impact Assessment, mirati a supportare con i dati tecnici le proposte della Commissione e a renderle così inappellabili, evidenziando un conflitto irrisolvibile tra legittimità democratica e legittimità tecnica.
Tuttavia, secondo il Center for Economic Policy Studies, se queste riforme saranno implementate correttamente, non annulleranno il ruolo politico delle istituzioni europee, bensì forniranno un dialogo più costruttivo fin dal principio dell’iter legislativo. I maggiori Impact Assessment avranno secondo l’istituto due notevoli conseguenze positive. Primo, permetteranno di avere proposte legislative sempre supportate da dati e scrupolose ricerche sul relativo impatto sui cittadini. Secondo, permetteranno agli stati membri di fare riferimento a dati aggiornati per la trasposizione delle direttive europee a livello nazionale. Non solo, tutte e tre le istituzioni dovranno finalmente accordarsi su una risoluzione finale che includa un aggiornato Impact Assessment unico, il quale aiuterà in materia di trasposizione a livello nazionale ma anche per future revisioni delle norme implementate.
In conclusione, la Commissione con queste nuove riforme ha voluto rendere più efficiente il Sistema legislativo a livello europeo. Gli stakeholders verranno consultati continuativamente durante l’arco di tutto il processo legislativo e soprattutto le nuove leggi avranno a supporto dettagliate analisi di potenziali impatti a livello economico, sociale ed ambientale. Allo stesso modo, l’implementazione delle nuove norme sarà dettagliatamente supervisionata in modo da assicurarsi di raggiungere i risultati sperati. È evidente che la Commissione pianifichi di moltiplicare le proprie attività prima, durante e dopo il concreto processo legislativo, per assicurarsi di avere le migliori norme possibili, volute dagli stakeholders e supportate da svariati round di analisi dei possibili scenari.