KellyAnne Hanrahan (Contemporanea-NewYork) – Garbage paintings#12
Dall’economia lineare alla Circular Economy
di Bruno Lamborghini
Il 24 novembre 2016 in occasione di un convegno a Roma su ”Innovazione e competitività: la via italiana alla Circular economy”, l’ENEA ha presentato un Piano di Azione per l’economia circolare, proponendo la creazione di una Agenzia Nazionale per l’uso efficiente delle risorse seguendo quanto già attuato in Germania, Giappone e USA con riferimento al tema del riciclaggio rifiuti e del riuso dei materiali.
Ma che cosa è la Circular Economy ?
Il tema della Circular Economy è un argomento diffuso ormai da tempo in ambito economico, anche come parte dei contenuti della Green Economy.
L’”economia circolare” viene proposta come alternativa rispetto alla cosidetta “economia lineare” cioè al ciclo produttivo classico che parte da materie prime, energia e tecnologia per creare prodotti che poi vengono consumati e alla fine del processo produzione-consumo, quanto rimane viene buttato come rifiuto con grande spreco di materie prime anche preziose e dell’energia servita per produrre.
Non è soltanto un grande spreco di risorse, ma soprattutto una grave fonte di inquinamento ambientale (si pensi ai terribili danni alle falde acquifere ed alla salute prodotti dagli scarichi abusivi della Terra dei Fuochi in Campania) e di crescenti costi (l’Italia esporta treni di rifiuti all’estero e in particolare in Germania a costi altissimi e improduttivi).
Cosa propone l’”economia circolare” ?
Si chiede un totale ripensamento dei processi produttivi con il ridisegno iniziale dei prodotti in forma modulare per consentire di prolungare la vita dei prodotti, sostituendo i moduli che si rompono o facilitando il loro aggiustamento. Si tratterebbe di applicare anche agli elettrodomestici le stesse modalità produttive che consentono di mantenere in vita per lunghissimo tempo un aereo sostituendo via via le parti che hanno problemi.
Lo sviluppo dl mercato dei beni di consumo ed in specie dei cosidetti “beni durevoli” (che ironia chiamarli così perché si cerca in ogni modo di ridurne la vita) si è basato sempre più sul messaggio “usa e getta”, rendendo non conveniente il ricorso a riparazioni.
In questo modo, lo scarico di rifiuti riempie le strade, creando situazioni di vera emergenza. E’ noto lo scandalo suscitato recentemente a Roma con le strade bloccate da frigoriferi gettati via, di fronte a cui non si sapeva cosa fare, essendo stracolme le discariche anche abusive.
Siamo sempre più sommersi dalla plastica che domina i nostri acquisti e per cui lottiamo ogni giorno per liberarcene. Ed anche la quantità di carta di giornali e riviste, usa e getta. Per fortuna in buona parte d’Italia plastica e carta sono gestite per essere riciclate (con notevoli costi energetici), ma in tante altre parti plastica e carta vanno a riempire le grandi discariche. La crescita dell’accesso digitale alle informazioni sopratutto da parte dei giovani porterà qualche beneficio per il consumo di carta (e relativi alberi), assieme a crescenti problemi per l’editoria. Non parliamo dei rifiuti alimentari per cui si è calcolato che quanto gli italiani gettano via potrebbe sfamare molte popolazioni africane, ed una migliore razionalizzazione dell’offerta di prodotti alimentari da parte della distribuzione potrebbe ridurre gli sprechi e le esigenze.
I prodotti elettronici rappresentano un particolare problema, in quanto il rinnovo tecnologico dei componenti è straordinariamente rapido. Qualsiasi oggetto diviene obsoleto in tempi brevissimi.
Pensiamo quanti computer abbiamo dovuto sostituire perché la rincorsa dei nuovi chips e delle nuove release di Windows o della grafica digitale ci costringono a cambiare continuamente il PC e tutti gli annessi ed ora anche i vari smart phones. In questo modo si riempiono intere navi che vanno in Asia dove poverissimi villaggi cercano di smontare montagne di apparecchi per recuperare qualche materia prima di valore.
Perché non riusciamo a mantenere in vita il nostro PC semplicemente sostituendo parti più aggiornate ?
Perché il PC non è stato progettato per moduli ricambiabili, dato che è interesse del produttore di vendere sempre nuovi prodotti, anche se il mercato è saturo e quindi la sostituzione è il business.
Lo stesso vale per le release di software che inseguono nuove applicazioni e che impongono nuovi acquisti di software, ma anche di hardware, garantendo talvolta pur limitate compatibilità con precedenti versioni (qualche possibilità di continuità è possibile ora da parte di open sw).
Riciclaggio dei rifiuti e riuso dei materiali sono le parole d’ordine della Circular Economy. Che probabilità ha di attuarsi?
Le trasformazioni in atto nei modelli di consumo in conseguenza di una maturazione dei consumatori, meno disponibili rispetto al passato ad essere oggetti passivi dell’offerta, di minori disponibilità di reddito e della maggiore conoscenza di offerta in concorrenza grazie a internet ed infine di una crescente coscienza della sostenibilità e tutela ambientalistica, portano a scelte diverse e più razionali. Sono inoltre in atto profonde trasformazioni dei processi produttivi (Industria 4.0) che modificano le tradizionali value chains, privilegiando le esigenze della domanda in base ai crescenti flussi informativi.
E’ necessaria una politica economica che promuova nei consumatori e nelle imprese una crescente consapevolezza sulla necessità di ridurre gli sprechi, di facilitare il riuso dei prodotti e una gestione razionale e produttiva dei rifiuti.