Può esistere una finanza alternativa?
È bello ritrovarsi con gli amici di Nel Futuro, e scambiare informazioni, idee e consigli in una tribuna aperta.
In passato ho cercato di esporre cosa la tecnologia poteva permettere in termini di evoluzione dei sistemi di pagamento e di moneta elettronica. La strada, in questo settore, è ancora lunga ma, lentamente, il mondo si sta orientando su soluzioni che utilizzano lo smartphone come vero borsellino (o meglio: portafoglio) elettronico. La sicurezza delle soluzioni proposte continua a essere un optional per esperti ma anche qui, passo dopo passo, si sta andando verso soluzioni sempre più sicure. Il ciarpame è espulso dal mercato.
Non tornerò sull’argomento ma voglio provare a rispondere alla domanda nel titolo. Alla luce delle ultime vicende sulle banche, nazionali e non, credo ci si debba chiedere se non sia il caso di cominciare, come risparmiatori, a cercare forme alternative di risparmio. Un risparmio che risponda a esigenze di eticità, socialità e che tenga conto del mondo reale e dei suoi concreti bisogni. Oggi la tecnologia ci può proporre soluzioni perfettamente aderenti a queste esigenze anche se l’idea dei piccoli prestiti diffusi non è nuova, anzi, ha origini lontane nel tempo.
Ci sono varie possibilità di investire il proprio tempo o il denaro in modo alternativo. Per chi si vuole confrontare con il sociale valorizzando la propria disponibilità c’è un sistema collaudato che si affianca alle attività del volontariato ed è la Banca del Tempo.
La Banca del Tempo non opera col denaro ma appunto con il tempo: ciascuno mette a disposizione degli associati alcune ore del suo tempo in cambio di altro tempo. Questo significa che un’ora di un professionista vale come un’ora spesa per accompagnare un anziano o un diversamente abile a un controllo medico. Le banche del Tempo ci sono e funzionano, a fatica, ma abbastanza bene, anche se vengono ufficialmente ignorate da quasi tutti i mezzi di comunicazione. Sono un esempio di come si possa facilmente essere etici, sociali e solidali e come si possa operare anche in assenza di denaro. È ovvio che questo non sia sufficiente in una società complessa e in crisi come la nostra.
Ora però parliamo di denaro, o meglio, di risparmi e di come salvaguardarli cercando di minimizzare i rischi: ormai le istituzioni finanziarie tendono a offrire interessi negativi per i conti correnti o per titoli di stato particolarmente sicuri (in genere autoreferenziali, vista l’assoluta mancanza di attendibilità delle agenzie di rating) e buoni interessi per investimenti dove però il rischio è piuttosto sensibile per non dire altissimo!
Che fare?
Come può un piccolo investitore difendere i propri risparmi? Tenendo il denaro sotto il materasso? Forse no! Ci sono seri tentativi di fornire sistemi alternativi d’investimenti che, approfittando della tecnologia e della diffusione dei social network, potrebbero rappresentare una buona via d’uscita.
Il Micro credito è stato la prima soluzione ad apparire sul mercato e, nei paesi del terzo mondo, è diventato un modo per cercare di fare vivere meglio le persone. Oggi questa proposta potrebbe diventare una panacea per i piccoli investitori a rischio di truffe.
La rete, in questo contesto, aiuta moltissimo e ci sono parecchi sistemi che si stanno sempre più affermando. Do dei nomi: Social lending (o P2P lending), Crowdfunding (nelle sue diverse sfaccettature). Che cosa sono?
Per Social Lending (o P2P lending o Micro credito) s’intende un tipo di prestito personale che avviene tra privati utilizzando una piattaforma reperita in rete. Questo tipo di approccio permette di far incontrare chi ha necessità di trovare finanziamenti con coloro i quali possono metterli a disposizione senza coinvolgere alcun intermediario finanziario. Il gestore della piattaforma non entra in merito nella gestione del denaro, permette solo l’incontro delle parti che poi gestiranno come meglio credono il rapporto fra loro.
Il Crowdfunding è nato per finanziare progetti raccogliendo pochi spiccioli in rete ma tra milioni di persone. Si è poi evoluto in parecchi altri rami (social, charities, equity,…). In questo caso chi ha bisogno di un finanziamento pubblica su una delle piattaforme esistenti in rete il suo progetto, specificandone le caratteristiche e le finalità e quanto ritiene di dover raccogliere. Se si riesce a raccogliere quanto serve, il progetto si avvia e il capitale investito sarà restituito con gli interessi pattuiti. Le varianti del Crowdfunding sono parecchie ma per i piccoli investitori può essere interessante il Crowfunding Equity:
“Equity crowdfunding (secondo Wikipedia)
L'equity crowdfunding è una modalità di finanziamento che consente a società non quotate di raccogliere risorse finanziarie dal pubblico a fronte di quote azionarie. Secondo la definizione adottata da Consob, "si parla di “equity-based crowdfunding” quando tramite l'investimento on-line si acquista un vero e proprio titolo di partecipazione in una società: in tal caso, la “ricompensa” per il finanziamento è rappresentata dal complesso di diritti patrimoniali e amministrativi che derivano dalla partecipazione nell'impresa".
Tutto ciò permette una continua interazione tra investitori e aziende, si crea una vera e propria comunità che partecipa all’evoluzione del progetto fruendo per prima degli eventuali successi conseguiti. In una situazione di questo tipo l’investitore può quasi toccare con mano dove finisce il suo investimento; ha una costante verifica dello stato di avanzamento dei lavori. Se si deve ricostruire un capannone industriale se ne vede lo stato giorno per giorno e chi sta lavorando sente di avere vicino chi lo sta aiutando. Si esce dal mondo astratto dei giochi finanziari dove il modo di creare o perdere denaro è tutto legato a “misteriosi” strumenti quali i derivati e altri algoritmi che rendono la finanza attuale completamente slegata dalla realtà. Questa situazione è ulteriormente complicata dalla “finanza creativa” che parecchi operatori finanziari hanno usato e usano per gonfiare artificialmente i portafogli dei fondi che poi hanno messo in vendita.
Queste forme diffuse d’investimento non scalzeranno quelle tradizionali ma possono cominciare a modificare la mentalità dei piccoli investitori che potrebbero ritornare a sorridere e nello stesso tempo permettere a piccole aziende di trovare finanziamenti interessanti per i loro progetti di espansione. In Europa questo già sta avvenendo: nel 2013 si sono raccolti oltre 1.000 milioni di Euro per finanziare migliaia di progetti che senza questo non sarebbero mai nati.
L’Italia, in ritardo come sempre, comincia a muoversi! Può essere un piccolo ma significativo contributo
al cambiamento che deve avvenire.