Equità nel futuro
di Franco Del Vecchio
Così come le macchine agricole hanno aumentato la produzione riducendo la manodopera, la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale ridurranno il lavoro negli uffici privati e pubblici, aumenterà la disoccupazione, i lavori atipici, a tempo, a progetto, stagionali, etc. Aumenteranno quindi i rischi di conflitti sociali, criminalità e bisognerà progettare un equo sistema di sussidi per una vita dignitosa a tutti. Ecco una proposta.
Viviamo nell’era dei bonus, nonostante i resultati deludenti e la crescente povertà, mentre le prospettive occupazionali richiedono invece riforme fiscali e di sostegno alle persone lungimiranti, stabili ed eque.
Sarebbe necessaria una riforma fiscale che permettesse di offrire un sussidio di residenza a tutti in modo semplice, senza burocrazia e senza necessità di eccessivi controlli, per ridurre i costi di gestione e distribuire ai cittadini tutte le risorse disponibili per l’assistenza.
Bisognerebbe offrire a tutti i residenti un importo-sussidio definito annualmente, da sottrarre alle tasse da versare e da incassare da parte di coloro che avranno un credito fra le tasse da pagare e il sussidio. In tal modo il trattamento sarebbe equo e uguale per tutti.
Un sussidio di residenza a tutti che permetta di spendere liberamente l’importo concesso, per far fronte alle proprie necessità. Un sussidio anche per i neonati e i giovani, che sarà gestito dai genitori fino alla maggiore età e che continuerà per tutta la vita anche in vecchiaia.
Un sussidio di residenza a vantaggio dei redditi minori, neutro per i redditi elevati, e con parziale contributo a carico dei redditi superiori, ad esempio a 150 mila euro considerata la soglia della ricchezza dai principali paesi europei, è facilmente realizzabile con una minima modifica all’aliquota IRPEF maggiore.
Una ipotesi irrealizzabile? Forse è più semplice di quanto si possa immaginare, basta mettere al centro la popolazione riconoscendone la dignità e libertà di scelta delle persone, azzerando gradualmente i bonus, le elemosine ai bisognosi e agli evasori presunti poveri.
Ogni cittadino dovrebbe dichiarare i redditi pagando le tasse, meno il sussidio di residenza per sé e per i minori a suo carico, uguale per tutti. Se la differenza risulterà negativa quell’importo costituirà il sussidio che l’ente incaricato della gestione fiscale accrediterà al residente, detratte le eventuali somme dovute per tasse non pagate ed altre eventuali somme dovute all’amministrazione pubblica.
Un sussidio di residenza di 5 euro al giorno, 1.825 euro l’anno, a tutti i 60 milioni di italiani residenti avrebbe un costo annuo per lo Stato di 109,5 miliardi l’anno, decisamente meno del costo del Superbonus 110% che il Presidente del Consiglio ritiene essere di 140 miliardi di euro.
Si potrebbe iniziare con un contributo simbolico di 1 euro al giorno, che avrebbe un costo di circa 20 miliardi l’anno, per aumentarlo negli anni successivi riducendo i costi per bonus discrezionali. Sarebbe un contributo equo e trasparente, inserito nella finanziaria di ogni anno. Un contributo che tutti vorrebbero aumentare partecipando attivamente alla crescita economica e sociale, perché ne beneficerebbero tutti.
Certo verrebbe meno la “Captatio benevolentiae” a fini elettorali, ma sarebbe a vantaggio della dignità e solidarietà a favore di tutti gli elettori, che ne sarebbero riconoscenti.