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Shale gas e shale oil (1) - Che c’è da sapere?
di Vincenzo Rampolla
Parlare di energia non può trascurare il mercato shale gas e shale oil, altrimenti detti dell’energia di scisti. Di forte attualità è oggi appena sviluppato e maltrattato talvolta con superficialità dai media e dagli operatori. Cinque brevi articoli presentano in sintesi aspetti tecnici, economici, rischi e vantaggi, mercato del gas e del petrolio e riflessioni su un’ipotesi di hub europeo del gas. Leggerli secondo la sequenza indicata facilita il compito e può portare a un momento di riflessione collegiale, necessario e costruttivo: Che c’è da sapere, Instabilità Usa e sicurezza energetica UE, Strategia francese, Italia e UE, L’hub europeo del gas, una partita aperta.
Con il termine shale gas, tradotto in gas di scisto, si intende il gas naturale intrappolato nelle rocce poco porose ad alta profondità, 2.000-4.000 m. Si tratta di gas a tutti gli effetti, in buona parte metano, che però non si trova in un normale giacimento e quindi non basta trivellare un pozzo tradizionale per tirarlo fuori. Per estrarlo si usano due tecniche: la trivellazione orizzontale e il fracking idraulico, detto hydraulic fracturing o frantumazione - i dettagli tecnici non ora, nel prossimo articolo -. Negli Usa è partita una nuova corsa all’oro che ha portato alla trivellazione di centinaia di pozzi per estrarre gas di scisto. Quanto ce n’è e dove nel mondo, quali ripercussioni sull’ambiente possano avere le orizzontali e il fracking e quale impatto sulle politiche di riduzione delle emissioni di CO₂ ha lo sviluppo di questo gas?
Shale gas e shale oil: dove e quanto
La shale oil e lo shale gas sono due tipi di idrocarburi che si trovano nelle rocce scistose. Queste sono formate da sedimenti ricchi di materia organica che, nel corso di milioni di anni, si sono trasformati in petrolio e gas naturale. La principale differenza tra lo shale oil e lo shale gas è la loro composizione: lo shale oil è costituito soprattutto da idrocarburi liquidi, simili al petrolio convenzionale, mentre lo shale gas è composto specialmente da metano, componente base del gas naturale. Essendo bloccato nella roccia, è quasi impossibile avere una visione realistica di quanto shale gas contenga un giacimento.
Le stime dell’UE a livello mondiale parlano di circa 450.000 Mld m³. Piedi per terra, restiamo in Europa: qui di shale gas ce n’è relativamente poco. Come mostrano i dati del Joint Research Centre (JRC) dell’UE (migliaia Mld m³):
- Nord America = 108.3
- Europa occidentale = 14.4
- Medio Oriente e Nord Africa = 71.8
- Asia centrale e Cina = 99.4
L’Europa avrebbe a disposizione 14.400 Mld m³ di gas di scisto, a fronte di un consumo annuale di circa 500 Mld m³. Nel 2009 l’Europa (considerata come UE a 27) ha prodotto poco più di 150 Mld m³ di gas, circa il 45% dei suoi consumi. Il resto lo ha importato.
L’estrazione di shale gas e shale oil ovvero idrocarburi non convenzionali, diventa sostenibile economicamente solo quando il barile di petrolio supera i 70 $. Il prezzo del gas, quasi sempre, è collegato a quello del petrolio. Spremere gli scisti quindi conviene solo finché il prezzo del petrolio è alto, come negli ultimi anni. Se la benzina è a 2 euro ci sarà una ragione….
Trivellazioni orizzontali e fracking. Il motivo per cui lo shale gas è contestato è sintetizzabile in poche parole. L’accoppiata tra le trivellazioni orizzontali e il fracking idraulico, oltre a permettere l’estrazione del gas è fortemente sospettata di causare danni e serie sollecitazioni o alterazioni al sottosuolo. Non si escludono i potenziali pericoli per l’uomo e per l’ambiente. Il primo rischio deriva dalla fratturazione del sottosuolo, che può renderlo instabile e che spesso causa moti tellurici fino al grado 3,6 della scala Richter. .
Un secondo rischio deriva dal mix di sostanze utilizzato per confezionare il fluido da pompare nelle fessure della roccia per aprirle e fare uscire il gas. Di solito è formato al 99,5% da acqua e sabbia, ma nel restante 0,5% sono contenute sostanze chimiche che possono essere pericolose per la salute: Acido idrocloridico; Acido muriatico; Distillato di petrolio; Acido citrico; Cloruro di potassio.
Alcune di queste sostanze sono innocue, mentre altre estremamente pericolose. C’è poi il terzo rischio radiazioni, dovuto alla possibilità (corrente negli Usa) che venga inserita una barretta di materiale radioattivo all’interno del pozzo al fine di tracciare le fessure create nella roccia e capire se siano o meno sufficienti a fare uscire il gas. Infine, il quarto rischio: la possibilità che durante le operazioni di trivellazione e di estrazione del gas avvenga la contaminazione delle falde acquifere, sia superficiali che profonde.
Ciò è dovuto al fatto che durante la sua discesa la trivella incroci spesso delle vene d’acqua dolce che, a sua volta, può entrare in contatto con i fanghi di trivellazione, col fluido usato per il fracking e con lo stesso gas naturale. E questo è l’aspetto più inquietante perché le fughe di metano nell’acqua sembrano molto diffuse nelle zone dove si estrae lo shale gas.
Impatti climatici dello shale gas. C’è infine un rischio globale: l’impatto che lo shale gas ha sul clima. Deriva dalle stesse fuoriuscite di gas metano, gas con un potenziale di global warming decine di volte superiore rispetto alla CO₂. A questo si aggiunge un problema comune anche alle estrazioni di gas convenzionale: il flaring, la pratica di bruciare il gas in eccesso uscito dal pozzo al fine di far sfogare i picchi di pressione e evitare esplosioni.
Shale oil: cos’è e come evolve il mercato energetico
Lo shale oil è diventato una componente sempre più importante del mercato energetico globale, rendendo gli Usa uno dei maggiori produttori mondiali. Questo ha portato a un aumento della produzione di petrolio e ad una diminuzione dei prezzi. Allo stesso tempo, ha reso gli Usa meno dipendenti dalle importazioni di petrolio straniero.
A che serve lo shale oil ? Lo shale oil, è una forma di petrolio non convenzionale. Può essere utilizzato per diversi scopi. Innanzitutto, come combustibile immediato per generare energia termica e elettrica. Inoltre, come materia prima per la produzione di carburanti, lubrificanti e altri prodotti petrolchimici. Per utilizzare il petrolio di scisto come materia prima delle raffinerie, è necessario arricchirlo e purificarlo. Questo viene fatto aggiungendo idrogeno per aumentare il contenuto energetico del petrolio e rimuovendo impurezze come zolfo e azoto. In questo modo, il petrolio di scisto può essere trasformato in prodotti petrolchimici di alta qualità, come benzina, diesel, cherosene e plastica, contribuendo alla provvista energetica e all’industria chimica.
Dove si trovano i maggiori giacimenti di shale oil?
I maggiori giacimenti di shale oil si trovano principalmente in cinque paesi: Russia, USA, Cina, Argentina e Libia. Questi paesi detengono più della metà delle risorse petrolifere di scisto a livello mondiale. La Russia è il paese con le più grandi riserve di shale oil, seguita dagli Usa. In Cina, le risorse di shale oil sono concentrate principalmente nella regione dello Sichuan. L’Argentina ha anche una significativa quantità di shale oil, soprattutto nella zona di Vaca Muerta. La Libia è un altro Paese che possiede importanti riserve di shale oil, anche se il suo sfruttamento è stato limitato a causa dei conflitti interni.
In conclusione, per quanto riguarda le risorse di shale gas, i Paesi con le maggiori riserve sono Cina, Argentina, Algeria, Usa, Canada e Messico e la Cina è il Paese in testa, seguita dall’Argentina. Entrambe hanno investito molto nello sviluppo nel settore.
(consultazione: maggio 2024 demostenes floros, energia e sicurezza – analisi difesa u.s. eia ( energy information administration) natural gas monthly; cedigaz; peppe croce ottobre 2022 analista; Engie rapporto sull’energia in francia 2023; 11. 2022 giambattista pepi, free lance; 12.2022 sebastiano torrini consulente; enrico verga febbraio 2023; le monde; ceniere energy; wikipedia; i combustibili fossili e il loro ruolo nel futuro energetico, enciclopedia treccani).