Ann Wintein Bittel (St. Gallen, Switzerland – Contemporanea) – From the Past into the Future
Ieri, 12 settembre 2020, è mancato all’affetto dei suoi cari e di tutti noi l’ing. Franco Morganti. In suo ricordo mettiamo oggi in evidenza un suo articolo pubblicato nel novembre del 2019. Franco Morganti ha arricchito la nostra rivista con articoli pubblicati tra maggio 2018 e aprile 2020.
Olivettismo e sostenibilità
di Franco Morganti
Mi sono avvicinato a Nel Futuro quando ho sentito profumo di “Olivettismo”, cioè di quello che oggi si chiamerebbe “sostenibilità” fra gli scopi dell’impresa. Aggiungo che l’olivettismo è quello che mi ha fatto scegliere l’Olivetti come primo impiego dopo la laurea in ingegneria. Allora, parlo di 70 anni fa, le mete preferite dai neo-ingegneri milanesi erano la Edison, la Pirelli, la Montecatini. Ma io ero stato schedato dalla Questura di Milano come “pericoloso politico”, per aver organizzato, con un gruppo di studenti universitari, nel 1954, una serie di conferenze sulla Costituzione italiana: nella serata introduttiva, conferenziere Piero Calamandrei, avevo osato presentarlo dicendo che la Costituzione era figlia della Resistenza. Cercavo, per il mio impiego, un’impresa che non discriminasse.
Avevo intuito che scopo dell’impresa, secondo Adriano Olivetti, non era soltanto il “shareholders value”, o lucro degli azionisti, come mirabilmente scrive Salvatore Bragantini nel suo Contro i pyranas, ma può essere il beneficio sociale. Purtroppo ci son voluti 60 anni, dalla morte di Adriano, perché questi concetti prendessero forma fino agli attuali Esg (Environmental, social, governance) o più sinteticamente “sostenibilità”. Per fortuna Bragantini non è rimasto solo e il dibattito si è animato in Italia per merito di Nedcommunity (l’associazione degli amministratori indipendenti, www.nedcommunity.com) e segnatamente di alcuni suoi membri, come Marco Ventoruzzo e Guido Ferrarini.
Ventoruzzo prende il toro per le corna e chiama in causa l’art. 2247 c.c. che potrebbe essere modificato. Oppure, come più moderatamente chiede Ferrarini, integrandolo, come hanno fatto i francesi, con un paragrafo che dica “Gli statuti possono precisare lo scopo sociale, costituito dai principi a cui la società si ispira, per il rispetto dei quali la società intende dotarsi dei mezzi per la realizzazione delle sue attività.” Questa seconda strada sembra suggerita anche da Colin Mayer nel suo Firm Commitment (Oup, 2018) e dall’influente associazione americana “Business roundtable”.
Chissà che l’impresa in Italia possa farsi avanti rispetto alle istituzioni e Nel Futuro possa considerare con più attenzione il mondo delle imprese: quanto meno ci sarebbe impresa e impresa, cioè non tutto quel mondo sarebbe ingessato sul “shareholders value”.