Illustrazione elaborata da Novello Teofrasto
La Space Economy. Successi e futuro
di Vincenzo Rampolla
Di che parliamo? Di Space Economy (SE), l’asset produttivo e finanziario diretto a creare e impiegare beni e servizi e a sfruttare le risorse dello spazio extra-terrestre. Parliamo della catena del valore che, partendo da ricerca, sviluppo e realizzazione delle infrastrutture spaziali qualificanti si incrocia con prodotti e servizi innovativi.
In due parole. entriamo in una delle aree più attraenti di sviluppo dell’economia mondiale del futuro. Nella SE si distinguono le linee upstream (creazione di infrastrutture spaziali, satelliti, vettori, stazioni spaziali fino alle future basi Lunari o su pianeti rocciosi del sistema solare) e le downstream (sfruttamento dei benefici tratti dai dati raccolti nello spazio e dalle risorse fisiche ricavate per essere trasformate e impiegate sul pianeta).
L’origine della SE coincide con l’era spaziale, iniziata il 4 ottobre 1957 con il satellite sovietico Sputnik 1. Solo 15 anni dopo il programma Usa Apollo raggiunge il top degli investimenti spaziali, $153 Mld in totale e un impegno di 400.000 persone. Tra queste i dipendenti di molte aziende private coinvolte nel programma spaziale con la NASA (Boeing, North American Aviation,Whirlpool). Dal 1957 al 1999 la SE è gravitata attorno alle missioni di esplorazione scientifica, alle stazioni spaziali e alla messa in orbita di satelliti scientifici e commerciali. L’indotto principale è stato ed è tuttora quello dello spin-off aerospaziale, esemplare processo per cui molte tecnologie prodotte per l’impiego extra-atmosferico sono state impiegate in tradizionali settori economici e inserite in attività pratiche.
La SE assume nuovo assetto nei primi anni 2000 con l’emergere di aziende private e startup (Blue Origin di Jeff Bezos specializzata nella costruzione di vettori riutilizzabili, capsule spaziali e la celeberrima SpaceX di Elon Musk) con profili aziendali orientati a attività extra-atmosferiche indipendenti dagli enti spaziali degli Stati di appartenenza. Si apre la nuova fase della NSE (New Space Economy) che estende i campi d’interesse della SE anche all’estrazione mineraria sugli asteroidi (la NASA stima a $700 Mld di Mld il valore dei minerali presenti nello spazio tra Marte e Giove), al turismo spaziale e all’inumazione spaziale (verosimilmente prevista nel medio-lungo termine). Permane dominante il ruolo degli Enti spaziali statali, come la NASA, ma anche di alcune agenzie: l’Agenzia Nazionale Cinese per lo Spazio (CNSA), l’Agenzia Spaziale Giapponese (JAXA), l’Organizzazione Indiana per le Ricerche Spaziali (ISRO) e l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) che comprende anche l’italiana ASI (Agenzia Spaziale Italiana), supportata da gruppi privati (Leonardo e Avio) e da Istituti di ricerca.
Il 16 novembre 2022 è finalmente decollato verso la Luna il vettore NASA SLS con alla sommità la capsula Orion, dopo i rinvii dovuti a cause tecniche e al maltempo. Il programma Artemis è quindi ufficialmente operativo. Dopo 50 anni, si esce finalmente dall’orbita bassa e si torna sulla Luna, con il sogno di restarci, e costruire insediamenti e sfruttarne le risorse, specie quelle minerarie. È l’era della NSE (New Space Economy).
Dopo aver registrato un calo del 4% nel 2020 a causa della pandemia, nel 2021 il settore è salito a $370 Mld (navigazione satellitare e i sistemi di comunicazione satellitare continuano ad essere i maggiori settori di crescita, con rispettivamente il 50% e il 41% del valore complessivo del mercato) e si stima proseguirà la corsa con una crescita del 74% entro il 2030, anno in cui dovrebbe raggiungere i $642 Mld (SE Report Euroconsult). Secondo Morgan Stanley e UBS tale tendenza porterà la NSE a toccare il valore di $1trilione ($10ˡ⁸) nel 2040. Da notare che altri Enti (Bank of America e United Launch Alliance) hanno previsto questo target già alla fine del decennio. L’intero comparto risulta ad oggi formato da 130 Agenzie governative, 150 Centri di ricerca e sviluppo e 10.000 aziende. Dal rapporto Start-Up Space 2022 di Bryce Tech, il 2021 è stato l’anno di nascita di una nuova fase di crescita del settore. Gli investimenti in startup dell’economia spaziale hanno raggiunto il nuovo record di $15 Mld, doppiando il precedente di $7,7 Mld nell’anno precedente. La corsa del settore galoppa anche nel 2022, con $13,8 Mld in startup early stage. In totale, negli ultimi 10 anni si sono investiti circa $264 Mld in 1.727 società operanti nel settore spaziale e dal 2021 ad oggi sono state annunciate in borsa 12 IPO (Initial Public Offer) di SPAC (Special Purpose Acquisition Company) società-veicolo di investimento costituite da un team di promotori che raccoglie capitali mirati all’economia spaziale, con ambiziosi piani di crescita).
E l’Italia? Lo stivale vanta una lunga e invidiabile tradizione nelle attività spaziali. Terza nazione ad avere mandato in orbita un satellite dopo URSS e USA, è tra i membri fondatori dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea), di cui è oggi terzo Paese contributore, con €589,9 M nel 2021, dopo Francia con €1.065,8 M e Germania con €968,6.L’Italia è inoltre uno dei 9 Paesi dotati di un’Agenzia spaziale con un budget di oltre $1Mld/anno e viaggia tra il 6°/7° posto al mondo per spese spaziali in relazione al PIL, grazie al PNRR. Il budget italiano impiegato sullo Spazio ha potuto contare su €1,835 Mld di finanziamenti del piano pluriennale dell’Agenzia Spaziale Italiana e €300 M per la quota della partecipazione italiana al programma Artemis con NASA, rifinanziato nella precedente legge bilancio. Al budget nazionale si aggiungono €2,3Mld del PNRR, di cui €1,5 Mld dal RRF (Recovery and Resilience Facility) europeo e €800 M da un fondo complementare. Anche questi ultimi sono stati già integralmente assegnati ai diversi operatori. Si tratta di un totale di €4,6 Mld di investimento italiano nel settore Spazio-Piccole imprese iperspecializzate, assegnato dalla Direzione Studi e Ricerche della banca Intesa San Paolo, con finanziamento attraverso la linea NOVA+ di €2M, all’azienda campana Space Factory, per il completamento e lo sviluppo del mini satellite IreneSat-Orbital e per i servizi in orbita per esperimenti scientifici. Tutti questi esempi concreti sottolineano come in Italia sia radicata una specializzazione nella manifattura spaziale, filiera che conta 286 imprese, nate dopo gli anni 2000 e di piccole dimensioni (oltre la metà sotto i €2M di fatturato). Realtà piccole, ma iper-specializzate nella progettazione software, nella rielaborazione di dati satellitari e nella produzione di componenti per i veicoli spaziali e per le telecomunicazioni via satellite. L’Italia, sia nel pubblico che nel privato, punta sul settore spaziale come strumento efficace per la ripresa economica e lo sviluppo sostenibile, essendo uno dei pochi Paesi al mondo ad operare in tutte le aree delle attività spaziali e avendo intrapreso negli ultimi anni una strategia di investimenti che mira a rafforzare ulteriormente la propria capacità di innovare, sviluppare e implementare servizi e infrastrutture nel settore.
Gli investimenti nel settore Spazio previsti in Italia nel periodo 2021-2026 sono distribuiti su 4 linee:
- SatCom – investire nelle comunicazioni satellitari sicure. Iniziativa che mira a fornire servizi di telecomunicazione innovativi e sicuri basati su un’architettura basata su piccoli satelliti e sistemi geostazionari;
- Osservazione della Terra – abilitare una serie di servizi riguardanti la gestione del territorio, incluse le problematiche ambientali, la sicurezza del patrimonio culturale e archeologico e le calamità naturali;
- Space Factory – aumentare la capacità di investimento nei sistemi di accesso allo spazio sollecitati dal forte avanzamento tecnologico che interessa il settore attraverso il programma Space Factory 4.0, dedicato allo sviluppo di fabbriche intelligenti per la produzione di piccoli satelliti, e quello di Sistemi di Trasporto Spaziale, dedicato allo sviluppo di tecnologie green per le future generazioni di propulsori e lanciatori;
- In-Orbit Economy – promuovere i cosiddetti Servizi in orbita nella fornitura di moduli per l’occupazione dello Spazio LEO (Low Earth Orbit, orbita bassa attorno alla Terra di altitudine compresa tra l'atmosfera e le fasce di Van Allen, tra 300-1.000 km) e dello Spazio cislunare, per potere essere posizionati al meglio nell’esplorazione lunare, grazie alla collaborazione con la NASA sul programma Artemis.
In campo spaziale l’Italia occupa dunque un livello di primissimo piano. Ultimo esempio concreto è la missione Artemis, con elevato contributo di tecnologia italiana a bordo di Orion, come i grandi pannelli solari costruiti da Leonardo e il sistema di video reporting Argomoon dell’italiana Argotec, realizzato grazie all’Agenzia Spaziale Italiana.
(consultazione: sole 24 ore - luca maltauro, accademia politica – serena fumagalli; roberta cosmi, ufficio relazioni con i media – enea; ispi istituto di studi di politica internazionale; luca rossettini presidente aipas associazione delle imprese per le attività spaziali; giovanni sylos labini ceo di planetek italia - vice chairman di earsc, european association of remote sensing companies)