Ovvietà di fine anno: nel 2015 non ci sarà ripresa.
Nel 2015 non ci sarà ripresa, poi ci dovremo abituare a crescite stentatissime, e per molti molti anni; come nelle barzellette all’inizio sarà dura ma poi ci faremo il callo.
Sumo panà, si dice a Torino, siamo fritti e i motivi sono già scritti e quindi immutabili:
- popolazione invecchiata ed in calo: sarà così per molti anni
- emigrazione intellettuale e immigrazione di livello minimo
- diseguaglianze sociali (Gini !) da terzo mondo (il 10% possiede il 50%)
- corruzione, malavita ed evasione diffuse, in espansione e, cosa grave, con confini sfumati
- livello scolare già basso ed in calo per effetto del saldo migratorio
- modello sociale “maionese impazzita” opposto al melting pot.
Queste situazioni non possono essere cambiate, per molti anni, indipendentemente da chi governa.
D’altra parte non si vede da dove potrebbe partire una ripresa. Quasi tutti i settori sono in crisi: infrastrutture, giustizia, istruzione, PA, politica, partiti, associazioni, sindacati … mi fermo per carità di Patria.
Solo in pochi settori abbiamo una posizione a livello europeo:
- Aspettative di vita e vita media (quantitativamente)
- Industrie esportatrici ( le 260 dell’elenco di Fortis e molte altre)
- Industrie tradizionali (lusso, meccanica non avanzata, piccole nicchie).
- Welfare (ma malamente distribuito)
- Turismo (ma in calo rispetto ai leader).
Siamo quasi assenti nei settori portanti in crescita:
- aerospazio (vedi airbus, …), elettronica (solo Stmicro, un pigmeo rispetto ad Intel), software (vedi Microsoft, SAP, Goggle, CapGemini …), grandi aziende (nel Fortune five hundreds solo ENEL, 2 banche, Generali + Fiat e Telecom), digitalizzazione, ecologia e territorio.
Per cambiare non basterebbe nessuna delle cure proposte: super patrimoniale, uscita da Euro, privatizzazioni, nazionalizzazioni, prelievo selvaggio, spending review, ….
Unico punto a nostro favore: adesso abbiamo ben chiara la situazione, non diciamo più che la crisi è percepita, i ristoranti sono pieni, lo spread è una bufala, .... la colpa è degli altri.
Adesso “ l’Italia cambia verso”: magnifico slogan ma con gli slogan da soli non si va lontano.
La enuncite renziana indica bene cosa si dovrebbe fare ma le inerzie sono spaventose e, in fondo in fondo, nessuno vuole cambiare una virgola: art 18, province, senato,… trovano una opposizione traversale di nostalgici.
Da noi le maggioranze hanno vita incerta ma le minoranze di blocco funzionano alla meraviglia: il paese è ben controllato da miriadi di castelli che difendono, alla morte, i loro possedimenti forti di sistemi chiusi basati sulla autoreferenzialità (vedi elenco precedente dei settori in crisi più taxi, farmacie, ACI, …)
Torniamo alla prima riga: nel 2015 non ci sarà ripresa ma si continuerà più o meno come nel 2014 con qualche, piccolo, vantaggio:
- interessi stabili a livelli minimi, spread basso
- costo energia in calo
- lieve svalutazione dell’euro
- deflazione e quindi aumento competitività ed export
- stabilità politica
- EXPO
Se va bene si potrà guadagnare magari un punto virgola qualcosa del PIL ma non farà la differenza.
Per Natale è inutile chiedere agli Italiani di essere “foolish and hangry”, fatica sprecata, altrettanto inutile chiedere il permesso di superare il 3% di indebitamento: sarebbe un boomerang per l’incremento, a spirale, del debito pubblico.
Forse potremmo chiedere alla Merkel: migliora il tenore di vita dei tuoi sudditi, costruisci infrastrutture in Germania (magari finisci l’aeroporto di Berlino) e così ridurrai il tuo attivo dei conti con l’estero sotto il 6% del PIL come la EU dovrebbe importi. In questo modo l’Italia aumenterebbe le sue esportazioni e, potrebbe darsi, che si innescasse una certa ripresa, da noi le esportazioni restano la nostra unica speranza.
E con la parola speranza, ultima dea, finisco: grazie dell’attenzione, buon anno a tutti!
Ciao.