Pablo Picasso (Malaga, 1881- Mougins, 1973) - Fabrica en Horta de Ebro - 1909
Ciao Ciao Impresa….
di Davide Torrielli
Vediamo che dice il dizionario alla voce “impresa”:
- Azione, iniziativa importante e difficile: accingersi, prepararsi a un'i.; spedizione, campagna militare: l'i. d'Abissinia || è un'i.!, è molto difficile!
- 2 econ., dir. Organismo economico, costituito da capitali, strumenti e forza lavoro, volto alla produzione o alla commercializzazione di beni o servizi con conseguimento di un profitto SIN azienda, società: i. di trasporti; i. edile || i. pubblica, di cui è titolare lo stato o un ente pubblico | i. familiare, quella nella cui conduzione è prevalente la partecipazione diretta del proprietario e dei suoi parenti
Cristallizzate le definizioni 1 e 2, fermiamoci ora ad analizzare il panorama imprenditoriale nel quale nuotiamo oggi, e vediamo se conserva i connotati descritti nelle due interessanti definizioni. A ben vedere, una visione contemporanea della fusione delle due definizioni, francamente, pare davvero retrò ed appartenente a tempi andati a meno di non applicare un distinguo per conservarne il significato originale intrinseco.
Era, fu, impresa, grande impresa, quella che nel passato si fondava su di una idea che diventa poi prodotto e servizio, forgiata dalla sofferenza senza mezzi, in condizioni economiche quasi sempre precarie, spinta dall’ostinazione dell’imprenditore che ci crede, che ci suda, che ci sanguina sopra. L’idea che fu ossessione, scopo di vita, anima propria, obiettivo lontano da scalare come una insormontabile vetta, senza bombole, con scarpe modeste, coperti da pochi e di poco valore, indumenti.
L’imprenditore quindi che fa una “impresa” e la fonda, la trasforma in azienda che è altra entità a volte con il costo della propria vita. I compagni di impresa, sono la manovalanza, vista come esercito di supporto, fatto di generali e colonnelli, ma anche di fanti e caporali. Ecco come si profilava l’impresa nella sua nobile accezione, …
Quando oggi si inneggia all’evoluzione della lingua, crogiolandosi piacevolmente nel constatare come la stessa stia subendo un processo invasivo come la nazione, paro paro, snaturandosi intrinsecamente e perdendo la propria identità come una emorragia interna, si trascura drammaticamente di riferire tali mutazioni genetiche a quanto non solo nelle parole sta avvenendo, ma eventi che si toccano con mano.
Ed allora, come poter definire Impresa la piccola ditta nella quale lavoro io tutti i giorni ed allo stesso tempo, Alitalia, Eni, Italcementi, Ilva? Mostri mangiadenaro, che inquinano, sfruttano, malversano e tirano innanzi a suon di connivenze con politici corrotti?
Qui invece dalla mia scrivania si combatte contro banche che danno dieci e pretendono garanzie per cento, contro uno stato che lavora sempre e solo contro, studiando mementi inimmaginabili, costosi provvedimenti ad ostacoli, imponendo comportamenti al limite del delittuoso e tutto per fare una gran parte di quello che non fanno loro: mantenere famiglie, dare loro prospettiva, produrre oggetti che si toccano che fanno grande il nome del nostro paese.
Contro tutti, mercato, stato, sindacati, banche, inps, e chi più ne ha più ne metta. L’imprenditore della piccola ditta, era tale ed a capo di una impresa che oggi evolve in atto eroico, diventa eroe.
Al contrario, la grande impresa, con enormi consigli di amministrazione fatti da ignoranti mangiapane che nella maggior parte dei casi non conoscono neanche l’oggetto di quello che produce, e ci prova, la società che frequentano.
Trenitalia, che paga liquidazioni milionarie a amministratori fallimentari che hanno portato risultati drammatici! Dirigenti Asl ed Inps che si comportano come show-girls preoccupandosi più di partecipare ad incontri con Barbara D’Urso, che a generare profitti, migliorare il tenore di vita dei collaboratori.
Impresa, quale impresa? Cosa rischiano? Nulla. Esiste un modo di dire molto laido che in sintesi esprime bene il loro comportamento, è un po’ come fare il trans con l’equipaggiamento posteriore di altri. Non so se mi spiego.
Sono incazzato, incazzato nero perché se da una parte esiste la tolleranza zero verso gli eroi, viene invece concesso tutto senza neanche un minimo sindacale di pudore, senza neanche tentare di nascondere il proprio intollerabile operato ai mariuoli dei CDA: la parola responsabilità va in pensione sostituita da impudenza.
La proposta sale forte, abolire il termine impresa che sarà sostituita da “Atto Eroico” per la piccola azienda e “Peculato” quando andiamo sul terreno dei potenti, spudorati e senza un minimo di ragion d’essere dove stanno.
Quando il nostro paese sarà ridotto ormai ad un insieme di false cooperative zeppe di zombi variamente colorati, incapaci di comprendersi l’un l’altro per cultura, lingua e collocazione geografica, ci si guarderà intorno alla ricerca della fontanella che buttaba alegra quando Maria filava e che dava da bere a tutti accorgendosi che non solo non butta più ma che è stata spostata a Lugano.
Allora, i mangiapane cercheranno stupiti in uno stentato quanto divertente italiano, di capire come mai la poltrona brucia, e folle forconate di disperati li afferrano per i calzoni di Armani facendogli quello che dovremmo fare noi oggi: mandarli, loro sì, a Guantanamo.
Tante belle cose.