Aggiornato al 22/10/2024

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La Germania tra recessione, vincoli e imbrogli sui conti

di Achille De Tommaso

 

Io mi sono sempre chiesto perché lo “spread” debba essere riferito all’economia della Germania. Ovviamente sappiamo tutti che l’economia della Germania è (o meglio, era…) vigorosa e stabile, ma ritenevo che la metodologia dovesse essere un po’ più… scientifica.

Poi ho saputo che in Germania vige una regola, che l’ha erta a paladina formale della stabilità economica: lo Schuldenbremse.

***

Come sappiamo, il termine spread si riferisce alla differenza tra i tassi d'interesse sui titoli di stato italiani e quelli tedeschi (Bund), considerati i più sicuri in Europa. La ragione per cui lo spread è calcolato rispetto alla Germania è legata alla stabilità economica e finanziaria della nazione. La Germania, infatti, grazie a politiche finanziarie rigorose come lo Schuldenbremse (*), limita severamente l'indebitamento pubblico, rendendo i suoi titoli un punto di riferimento per confrontare il rischio di altri paesi.

Ma oggi, il motore economico dell'Europa, la Germania, stenta a ingranare. La recessione, innescata da pandemia, inflazione e crisi energetica, ha messo a dura prova il modello economico tedesco, tradizionalmente basato sull'export e su una solida finanza pubblica.

Un vincolo particolarmente stringente è quindi rappresentato dal Schuldenbremse. Questo freno, eretto a simbolo di rigore economico, si sta rivelando per la Germania, un ostacolo significativo nell'affrontare la crisi attuale, costringendo il governo a manovre di bilancio prudenti, il ricorso ad aiuti di stato. E a qualche trucchetto…

Aiuti di Stato: un dibattito infuocato

In questo contesto, si è intensificato il dibattito sulla possibilità che la Germania abbia beneficiato di aiuti di stato, magari in modo indiretto o celato, per sostenere la sua economia. Diversi elementi alimentano questi sospetti:

  • Garanzia statale sui prestiti: Il governo tedesco ha garantito prestiti a numerose imprese, in particolare nel settore automobilistico, mitigando il rischio per le banche e incentivando la concessione di credito.
  • Sostegni diretti alle imprese: Sono stati stanziati ingenti fondi per sostenere la ricerca e lo sviluppo, soprattutto nei settori strategici come l'automotive e l'energia rinnovabile, beneficiando principalmente le grandi aziende tedesche.
  • Misure fiscali favorevoli: Sono state introdotte agevolazioni fiscali per le imprese, come ammortamenti accelerati e sgravi contributivi, che hanno contribuito a rafforzare la competitività delle aziende tedesche.

Già nel 2022 su una quota complessiva di 540 miliardi di euro di aiuti di Stato approvati dall'Unione Europea, il 49,3% è stato assorbito, in maniera non sempre trasparente, dalla Germania, che superava di gran lunga il 29,92% della Francia, seconda in classifica, e staccava in maniera abissale il 4,73% dall'Italia, terza in graduatoria.  Nel 2023, secondo un'elaborazione de Il Messaggero, 741 miliardi di euro di aiuti sono riconducibili a questo nuovo non trasparente schema: "in quell’anno l'esecutivo Ue ha adottato oltre 320 decisioni, dando il suo ok a 275 misure nazionali notificate dai 27 Stati membri, col 48,5% del valore complessivo di operazioni assorbito dalla Germania, che in questa classifica aggregata più che doppia la Francia (22,5%) e, soprattutto, è prima non solo nel valore assoluto ma anche in quello in rapporto al Pil”.

Tra le ultime misure di aiuti approvate dall'Ue alla Germania, un sussidio da 6,5 miliardi per compensare le industrie penalizzate dall'Emission Trading System. A cui si aggiungono un finanziamento da 2 miliardi di euro a ThyssenKrupp, 40 milioni per la costruzione di un terminal di gas naturale liquefatto a Brunsbuttel e 3 miliardi di euro per il finanziamento alla produzione di pannelli, batterie e altri beni per la transizione green.  

La logica tedesca

Con queste mosse la Germania avrebbe avuto assicurate le logiche della sua supremazia europea: da un lato imporre ai Paesi ad alto debito sentieri certi di rientro; dall'altro avrebbe favorito sul mercato i Paesi a rapporto debito/Pil più basso, (che le sono poco concorrenti) che potrebbero dunque convergere nel sussidiare, a pioggia, le proprie aziende. In altre parole: un circolo vizioso piacevole per la Germania che, poiché ha (dovremmo dire “avrebbe”) debito basso, si può far dare dallo Stato più soldi. A nulla vale la possibile lamentela dell’Italia: “Ho fatto più debito perché non mi avete permesso di ricevere aiuti di stato!

Però non è tutto, la Germania ha, in realtà, truccato i suoi conti

Nel 2023 la Germania è stata costretta, però, ad ammettere d’aver barato sul debito pubblico (**). La verità sulle pratiche di bilancio tedesche viene fuori dal rapporto dell’Ufficio Federale per il Controllo del Bilancio, il Bundesrechnungshof, che mette in luce una realtà alquanto inquietante: l’esistenza di 29 fondi speciali (***), alcuni dei quali risalenti agli anni ’50, altri istituiti solo l’anno scorso, come il fondo speciale di 100 miliardi di euro per le forze armate e quello di 200 miliardi per la crisi energetica. Questi fondi, che ammontano a un volume finanziario di circa 869 miliardi di euro, sono per lo più finanziati attraverso prestiti, con un potenziale d’indebitamento di circa 522 miliardi alla fine del 2022, circa cinque volte l’indebitamento pianificato dal 2023 al 2027.

La Germania, quindi, s’indebita, ma lo fa tenendo nascosto il debito, fuori dai bilanci ufficiali, in maniera da non apparire nei rapporti debito/PIL o deficit/PIL. Questa è una finzione contabile, un trucco da prestigiatore che nasconde non solo cifre ma le vere condizioni economiche del paese.

Il silenzio dell'Europa e le prospettive future

Fino ad ora, la Commissione Europea ha mantenuto un profilo basso sulla questione, evitando di aprire un fronte di scontro con la Germania. Tale atteggiamento potrebbe essere dettato dalla volontà di preservare l'unità dell'Unione in un momento delicato, ma rischia di alimentare sospetti e un senso di ingiustizia tra gli altri Stati membri.

Conclusioni

La Germania, da parte sua, si trova a un trivio: da un lato, deve far fronte agli effetti della recessione e alle limitazioni imposte dal Schuldenbremse. Dall'altro, deve confrontarsi con le accuse di aver ricevuto aiuti di stato illegittimi e di aver truccato i suoi conti (per 800 miliardi), con le conseguenti tensioni a livello europeo. Le scelte che verranno fatte nei prossimi mesi avranno un impatto significativo non solo sull'economia tedesca, ma sull'intero futuro dell'Unione Europea.

***

(*) Freno del debito tedesco (Wikipedia). Il freno del debito: Schuldenbremse è un emendamento al pareggio di bilancio emanato dal Governo federale tedesco. La decisione di promuovere questo emendamento è nata a seguito dell'aumento del debito pubblico del Paese, causato principalmente dai costi sostenuti per la riunificazione tedesca del 1990. Queste riforme legislative hanno portato a bilanci pubblici senza deficit strutturali o con un deficit molto contenuto (0,35% del PIL per lo Stato federale),   

(**) La Germania tradisce l’Europa: 800 miliardi fuori debito di cui non parla più nessuno, è una questione di narrazione? - BankimpresaNews – 27 Aprile 2024

(***) Germania, debito nascosto: deficit doppio del dichiarato. Ue: no a fondi speciali - Il Sole 24 Ore - 7 settembre 2023

 

Inserito il:18/10/2024 15:34:26
Ultimo aggiornamento:18/10/2024 19:01:04
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