Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Campagna di Russia 1943 - Alpini nella neve

 

26 gennaio 2023

di Margherita Barsimi

 

La data del 26 gennaio, quest'anno per la prima volta, sarà al centro di una commemorazione "nazionale", per effetto della legge del 5 maggio 2022 n.44 che ha istituito la "Giornata della memoria e del sacrificio degli Alpini". In realtà, questa "consacrazione", considerata necessaria dai promotori della legge, inciderà poco o nulla sulla consapevolezza da sempre molto viva all'interno del mondo alpino...

Innumerevoli testi letterari autobiografici di protagonisti delle giornate della ritirata terribile dalla Russia, nell'inverno del 1943, hanno tramandato alle nuove generazioni la tragedia degli alpini nella steppa, trasformando l'esotico nome di Nikolaevka in qualcosa di drammaticamente familiare. Le singole Sezioni e i vari Gruppi, seguendo la propria sensibilità e la diversa consapevolezza storica, senza aspettare l'invito arrivato ora dai legislatori, in qualche modo hanno sempre ricordato i tanti eroismi, più o meno conosciuti, i troppi caduti e i pochi superstiti.

La ferrea legge "anagrafica" ha ormai visto "andare avanti" anche gli ultimi testimoni diretti, le loro memorie, anche se non sono state raccolte in pubblicazioni di grande successo editoriale, fanno parte del patrimonio genetico della famiglia alpina. L'elemento unificante, che non teme derive ideologiche e interpretazioni filologiche, che arriva al cuore prima ancora che al cervello, è il patrimonio di canti che, narrando storie minime, assurgono a epica popolare. Nei canti, con i quali i cori alpini fanno piangere ed emozionare, non si parla degli alti comandi che hanno mandato allo sbaraglio gli alpini dell'ARMIR, invasori nella terra russa, dove   il "generale inverno" da sempre ha avuto la meglio su chi ha osato avanzare sulle sue lande desolate... 

A differenza dei canti nati nelle trincee della Prima Guerra Mondiale, quasi tutti anonimi, le più belle canzoni connesse con la  ritirata di Russia sono state scritte da compositori e autori ispirati da letture come "Il segente nella neve" o "Centomila gavette di ghiaccio". Non c'è Coro Alpino che nel proprio repertorio, tra le "cante" tipiche della tradizione corale "alpina", non esegua ora le composizioni di Bepi De Marzi dedicate alla tragedia nella steppa. Sono canti/preghiera, grazie ai quali i coristi si fanno ministri di una funzione laica in cui tutti, anche coloro che ascoltano, esorcizzano il grande dolore collettivo di un popolo intero, grazie alla poesia del testo e alla suggestione della melodia.

Se "Signore delle cime" è ormai entrato nell'immaginario collettivo come il canto funebre per un compagno "caduto"durante un'ascensione o comunque, in modo tragico e inaspettato, così "Joska la Rossa" è la più efficace lezione di storia sull'occupazione italiana in Russia... Di fronte all'assurdità della scelta politica di inviare i soldati, nati per "difendere" i confini "alpini", a "invadere" un territorio insidioso come la pianura russa, nasce spontaneo il senso di "umanità" della donna/madre/sorella/figlia nei confronti di uomini/soldati lontani dalle loro case e dalle loro famiglie, in una terra inospitale, dove la solidarietà umana, per nascere, non necessita di trattati o di proclami...

Ancora una volta, a distanza di 80 anni dall'inverno del 1943, altre donne, nell'inverno del 2022/23, stanno piangendo per le offese fisiche e morali che la guerra reca con sé...Solo la poesia, riesce ad esorcizzare i demoni, così come continuano a fare i testi di Carlo Geminiani, ispirati a Bedeschi e alle sue "Centomila gavette di ghiaccio", musicati dal Maestro De Marzi. Nessuna "orazione" riuscirà a eguagliare i versi strazianti: "Era la notte bianca di Natale ed era l'ultima notte degli Alpini, nella pianura grande e sconfinata e lungo il fiume -parea come un lamento-una nenia triste e desolata che piangeva sull'alito del vento. Cammina cammina la casa è lontana la morte è vicina e c'è una campana che suona, che suona: Din Don Dan... Lungo le piste sporche e insanguinate son mille e mille croci degli alpini, cantate piano, non li disturbate, ora dormono il sonno dei bambini..."

NOTA

Tra le diverse iniziative sorte spontaneamente, molti anni prima che fosse approvata la legge del 2022, è giusto ricordare:

1-nel 1983 gli alpini bresciani costruirono a Brescia un "monumento vivente", cioè la struttura che ospita la scuola di mestieri "Nikolajewka", donata alla Cooperativa Sociale omonima, presso la quale tutti gli anni, a fine gennaio viene officiata una cerimonia di ricordo.

2-vent'anni prima, nel 1963, a Sirmione, sempre in provincia di Brescia, era stato costruito un monumento nella frazione Rovizza, dove combattenti e autorità si ritrovano tutti gli anni il 26 gennaio per commemorare i caduti.  

3- a Soave, in provincia di Verona, nel 2009 è stato costruito un monumento per ricordare il sacrificio dei 34 giovani, mai più tornati a casa dalla Russia, sui 35 partiti per la guerra.

4-anche nella Capitale, sulla via Cassia, il 26 gennaio di ogni anno ci si ritrova nel Giardino dei Caduti e dei dispersi.

 

Inserito il:20/01/2023 11:31:46
Ultimo aggiornamento:20/01/2023 11:37:20
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