Una ripresa bloccata in Italia
di Bruno Lamborghini
Venerdi 31 marzo a Bologna Prometeia ha presentato il suo rapporto trimestrale da cui emerge un quadro poco sereno per l’economia italiana.
- Il contesto dell’economia mondiale presenta andamenti positivi, trainati sia dalla Cina che per ora prosegue una crescita positiva con effetti sul resto del mondo (nel medio termine vi sono preoccupazioni di volatilità, in relazione alla futura governance politica) sia anche dagli USA, in cui la politica isolazionista di Trump sembra incontrare crescenti ostacoli, nonostante i possibili impatti negativi sull’export italiano, vedi i border obstacles su import di Vespe ed altro.
- L’Eurozona continua ad avvantaggiarsi della politica monetaria espansiva di Draghi, pur in previsione di modifica del QE, dei bassi tassi d’interesse e del prezzo del petrolio (con qualche incertezza in futuro in specie per il rialzo delle materie prime). La Germania presenta buona crescita e ne trarrà vantaggio la Merkel nelle prossime elezioni. Anche il rischio Le Pen nelle prossime elezioni francesi sembra ridursi. L’effetto negativo Brexit appare molto limitato verso l’Eurozona, mentre Brexit avrà un impatto negativo sull’UK (almeno 5 punti di PIL in meno nel quadriennio). Unica eccezione non positiva tra i grandi dell’Eurozona è l’Italia.
- Il cammino di ripresa dell’economia italiana nel 2016-17 è stato rivisto in meglio dall’ISTAT con un +1%, ma in realtà è l’export che continua a tirare con segni positivi negli investimenti in macchinari e nella produzione industriale. Questa ripresa appare però distante da quanto avviene negli altri paesi europei ed il divario cresce e non sembra prospettare miglioramenti nei prossimi anni (Prometeia ha difficoltà a vedere un PIL che cresce già al +1% nei prossimi cinque anni)
- Quali sono le cause di questo divario dell’Italia? Sono diverse, ma appare sempre più evidente che l’Italia è un paese ingessato dall’eccessiva e contraddittoria regolamentazione di tante burocrazie sconnesse. Questo impedisce l’accesso e l’interesse di investitori esteri e questa incertezza e confusione ostacola gravemente le imprese, l’innovazione tecnologica e organizzativa e soprattutto la possibilità di creare nuove imprese. Quindi, non bastano sgravi fiscali alle imprese, pur fondamentali, ma occorre super semplificare le regole (in realtà, noi abbiamo preso le regole europee ed abbiamo aggiunto ulteriori complicazioni, lo sa bene chi deve solo ampliare un metro quadro di uno stabilimento ed è facile per gli amici al bar dare la colpa all’Euro, mentre la colpa del declino è solo nostra). Ci sarà il coraggio di semplificare, non solo a parole, ma nei fatti ?
Ultimo aggiornamento:13/04/2017 08:13:42