Aggiornato al 21/11/2024

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Dimostrazioni pro-Palestina: un terreno di conflitto politico che va oltre la causa palestinese

di Achille De Tommaso

 

Nei tempi recenti, le manifestazioni pro-Palestina si sono moltiplicate in numerose città occidentali, suscitando non solo attenzione, ma anche polemiche. Queste dimostrazioni, che in teoria dovrebbero focalizzarsi sulla difesa dei diritti del popolo palestinese, spesso prendono una piega molto diversa. Diventano, infatti, veicoli per varie agende politiche e movimenti ideologici, che a volte si allontanano completamente dal cuore della questione palestinese. In questo mio scritto non desidero addentrarmi nella disamina delle cause del permanente conflitto di Israele in Palestina, ma desidero sottolineare come i fenomeni sopracitati non riguardino solo la complessità del conflitto, ma riflettano un panorama più ampio di manipolazione politica e ideologica, che si lega a vecchie lotte di potere, allo sfruttamento dell'ideologia per scopi diversi da quelli dichiarati, e a storiche ideologie.

***

L'uso politico delle manifestazioni

In molti casi, le manifestazioni pro-Palestina diventano un pretesto per alcuni movimenti, in particolare quelli di estrema sinistra, per esprimere il proprio dissenso verso governi occidentali e per criticare il capitalismo o l’imperialismo globale. E per risvegliare un mai sopito antisionismo. Più che concentrarsi sul supporto alla Palestina o sulla denuncia delle violazioni dei diritti umani da parte di Israele, queste proteste assumono un carattere antioccidentale e anti-imperialista, rivolgendosi contro gli Stati Uniti, l’Unione Europea, il governo locale, o qualsiasi potenza percepita come parte dell’ordine internazionale dominante. Che poi queste manifestazioni siano state fatte, a Roma, nel giorno in cui si commemorava l’eccidio del 7 ottobre fa, oltre che rabbrividire, anche pensare.

Ma c’è una storia dietro questo atteggiamento: Antonio Gramsci, nel suo pensiero, aveva riconosciuto l'importanza di costruire un'egemonia culturale per influenzare la società, e molte di queste manifestazioni pro-Palestina vengono sfruttate esattamente in questa logica: non per difendere i diritti umani o per un sincero interesse verso la causa palestinese, ma per ottenere consenso su visioni più ampie e radicali dei movimenti sedicenti “progressisti”. Gramsci sottolineava l'importanza di ottenere il consenso delle masse attraverso la "guerra di posizione", conquistando il terreno culturale e intellettuale della società; senza disdegnare l’uso della violenza. Le dimostrazioni politiche diventano così, anche oggi, uno strumento per esercitare questa influenza.

La violenza come strumento politico: non solo di destra

È importante far notare, ce ne fosse il bisogno, come, nel dibattito pubblico, si associ spesso la violenza politica esclusivamente alla destra “fascista”. Tuttavia, la storia ha dimostrato, come ben si sa, che la violenza è stata uno strumento utilizzato anche dall'estrema sinistra per raggiungere i propri obiettivi politici. Gramsci stesso, pur privilegiando la costruzione dell'egemonia attraverso il consenso, non escludeva del tutto il ricorso alla forza, soprattutto in contesti di cambiamento rivoluzionario. La "guerra di movimento", nel pensiero gramsciano, prevedeva anche l'uso della coercizione.

Le manifestazioni pro-Palestina, in molte occasioni, vedono infatti l'emergere di comportamenti violenti, scontri con la polizia e attacchi contro simboli percepiti come "nemici" della causa, spesso connessi all'Occidente. Molti degli slogan dei dimostranti italiani, per altro, sono contro la Polizia di Stato; che rappresenta lo Stato stesso.  E contro il Governo.

Strumentalizzazione della causa palestinese

Uno degli aspetti più preoccupanti di queste manifestazioni è quindi la strumentalizzazione della causa palestinese. In molti casi, la Palestina sta diventando una bandiera sotto cui riunire varie forze antioccidentali, piuttosto che un autentico impegno per la pace e la giustizia in Medio Oriente. Alcuni gruppi politici sfruttano il conflitto israelo-palestinese per portare avanti, oltre all’antisionismo, le agende nazionali, utilizzando la sofferenza dei palestinesi come pretesto per promuovere ideologie più ampie e distanti dal contesto locale del conflitto.

 

Inserito il:08/10/2024 15:50:00
Ultimo aggiornamento:08/10/2024 16:25:30
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