Umberto Boccioni (Reggio Calabria, 1882 – Verona, 1916) - Tre donne
Coronavirus e Festa della donna
Pomeriggio di domenica 8 marzo 2020
di Pietro Bordoli
8 marzo, oggi diverso dal solito. Non sono mai stato particolarmente favorevole alla Festa della donna, mi suona sempre come conferma di un atteggiamento discriminatorio ancora non risolto. Non esiste la Festa dei neri, dei gialli o di altre categorie, per non parlare della Festa dell’uomo.
Sì, abbastanza recentemente è stata creata per motivi commerciali la Festa del Papà (per emulare quella della Mamma) e poi, ridicolo, quella dei Nonni, ma senza per fortuna retro pensieri ideologici.
La Festa della donna mi ha sempre reso perplesso in quanto, volontariamente o involontariamente, conferma uno stato di dichiarata inferiorità del genere femminile.
Anzi, vi dirò, l’ho sempre considerata inutile, vagamente ipocrita e, per mia fortuna, non corrispondente al mio personale sentire nei confronti della donna.
E questo perché, a partire da mia madre in poi, il mio rapporto con l’altro sesso è stato sempre, o quasi sempre, più interessante ed appagante di quello con i maschietti, se mai un confronto, benché gratuito, si volesse proprio fare.
Basti dire, per sgombrare il campo da eventuali interpretazioni di carattere intimo, che uno dei migliori periodi della mia vita professionale è stato quello in cui ho avuto come “Capo” Marisa Bellisario nella Divisione Elettronica Olivetti di buona memoria.
Ciò premesso, devo dire che la giornata di oggi, nella quale questa celebrazione non ha molto seguito per l’attenzione concentrata sul Coronavirus, mi disturba non poco.
Come sapete, se avete seguito la nostra segnalazione in home page della mostra programmata in Roma sulla violenza contro le donne, era intenzione di Nel Futuro dare spazio a questo tema ed approfittare dell’8 marzo proprio per evidenziare il contrasto tra queste tristi realtà e ciò che la data di oggi propone.
Il Coronavirus cancella tutto questo e si impone come unico protagonista della nostra vita quotidiana.
L’impatto dell’epidemia e delle sue conseguenze va ben oltre quella della cancellazione di fatto dell’interesse alla Festa della donna, ma questo, anziché rallegrarmi, mi spinge a riavvicinarmi ad una manifestazione d’affetto per tutte le donne ed a riconsiderare la loro Festa non come pleonastica, ma come occasione di stima, apprezzamento e ringraziamento.