Suzon Lucore (Rocklin, California) – 19 Faces of Covid-19
Covid Shock
di Davide Torrielli
Siamo in una fase delicata, molto delicata, non propriamente e solo sotto il tangibile aspetto pandemico ma, a mio avviso, ancor più pericolosamente, per quanto concerne lo stato psicologico della popolazione le cui particolarità sono ancora tutte da scoprire.
Se è vero come è vero che sono ormai mesi che lo stato d’ansia si è impossessato della nostra vita, da quando apriamo gli occhi al mattino, sino a sera tarda, lasciandoci poco tempo per ritrovare momenti di recupero psico fisico che sono necessari per evitare l’internamento in manicomio, è altresì duro accettare che questo debba diventare d’ora innanzi, la normalità; non ci sono più momenti di serenità comune, sorrisi e possibilità di poter accennare a spensieratezza e distensione.
Durante il passato picco della pandemia, ho potuto pensare che questa dura prova potesse rianimare i sopiti spiriti di comunità, di lasciar riemergere sentimenti di condivisione e del comune progettare ma, devo mio malgrado constatare come forse questo non sia esattamente il risultato che mi aspettavo e che invece, ancor più forte stia emergendo nuovamente la stizza verso l’altro, l’insofferenza fatta a uomo, spinta da ansia e preoccupazioni continue.
Esco in queste ore da un forte raffreddore, un semplicissimo, banalissimo, normalissimo, forte raffreddore che conoscendomi, ho identificato come tale, sin dai primi sintomi, ben lontani da … altro e, badate bene, sono rimasto sorpreso, per essere gentili, da come gli occhi delle persone ed i loro atteggiamenti fossero inclini al sospetto, al terrore che diventassi untore nonostante le mie rassicurazioni in merito da persona consapevole e responsabile quale credo di essere.
Questi giorni mi hanno ancor più fatto rendere conto dello stato di autentico disagio nel quale siamo tutti sprofondati al punto di percepire continuamente sospetto verso chi starnuta e si soffia il naso. Quello che potrebbe sembrare quindi una banale constatazione di un normale comportamento di prudenza, è diventato invece un ansiogeno e quasi patologico stato di perenne all’erta, che inevitabilmente, quello sì, ci farà ammalare e seriamente.
Corretto è preoccuparsi, giusta la prevenzione, ma l’invito che rivolgo è di mantenere la barra dritta e di cercare di vivere questa fase della nostra vita in modo più sereno, attento ma anche disteso, perché quello che deve vincere in noi e la seria consapevolezza che tutto ciò sarà presto un ricordo affinché si eviti di diventare covid free, ma morire a man bassa di infarti, ictus e depressione.
Occhio.
Te curas.