Carl Wuttke (Trebniz, D, 1849 - Monaco, 1927) - Teatro antico di Taormina
Dopo Taormina ha ancora senso il G7?
di Bruno Lamborghini
I risultati del G7 di Taormina hanno confermato quanto si temeva alla vigilia. Le parole, anche drammatiche dopo Manchester, sul terrorismo come quelle sul clima sollevate dagli europei hanno trovato in Trump un interlocutore scarsamente interessato e con poca stima o ascolto verso i colleghi, venuto a Taormina forse solo per il panorama. Il primo viaggio di Trump aveva come principale scopo quello di riprendere il controllo USA di quella parte del Medio Oriente che l’amministrazione Obama aveva messo in crisi e quindi il centro del viaggio si era focalizzato su Arabia Saudita e Israele, sia per ragioni di ristabilire un rapporto di guida politica USA verso i sunniti-sauditi e Israele che per ragioni di business (i 100 miliardi di export di armi verso l’Arabia e forse altrettanto verso Israele), facendo per ora la faccia feroce verso il mondo iraniano-sciita.
La seconda parte del viaggio a Bruxelles ed al G7 era solo per mostrare i muscoli della nuova amministrazione verso le debolezze europee (con la rapida apparizione della May e della sua confusa politica post Brexit), sgridando i “cattivi” tedeschi che perseverano nel loro crescente surplus commerciale, invece di spendere e importare dagli USA.
L’unica tappa vera in Italia è stata quella con Papa Francesco che ha mostrato senza problemi a Trump quello che pensa di lui e della sua politica, peraltro penso con scarso effetto sul coriaceo Donald. La visita alla Nato è servita solo per richiedere da parte di Trump maggiori spese militari da parte dei paesi europei
Quindi a Taormina nessun impegno a Parigi per il clima da parte USA, così come nelle parole finali di compromesso su protezionismo e commercio internazionale. Anche l’esigenza da parte di tutti ed anche degli americani, di unire le forze, i servizi e soprattutto le banche dati per affrontare insieme tutte le manifestazioni del terrorismo dello stato islamico sono intenzioni che dovranno essere tradotte in azioni concrete in tempi brevi per essere reali (ma vi sono ancora tanti dubbi). Da parte italiana è emersa l’autorevolezza e la serietà del primo ministro Gentiloni, molto apprezzato da tutti. In conclusione, occorre chiedersi se ha ancora senso questa accolita festosa dei Sette paesi dell’Occidente (tra l’altro con il perdurante bando della Russia di cui nessuno ha voluto parlare per cercare di uscire da una situazione ambigua e pericolosa, non solo in Siria) o non varrebbe la pena di concentrare il dibattito politico sul G20, dato che il baricentro non solo economico, ma demografico e tecnologico è ormai spostato sul mondo a Est e a Sud del cosidetto Occidente ?