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C’è un modo per liberare gli uomini dalla fatalità della guerra?
di Pietro Bordoli
Non so quanto abbiano pesato per la sua elezione le dichiarazioni di Trump in merito alla sua presunta capacità di far terminare rapidamente le guerre in corso, in particolare Ucraina e Medio Oriente.
È peraltro certo che tutti ci auguriamo non trattarsi di millantate e banali esternazioni preelettorali e che le indispensabili condizioni di pace siano ragionevoli per le diverse parti coinvolte e non si tratti invece di proposte di rese incondizionate.
Altrettanto indubbio è che la fine delle guerre sia un obbiettivo che l’umanità deve assolutamente perseguire se vuole procedere sulla strada della civilizzazione, strada che almeno noi europei eravamo convinti stessimo fondamentalmente percorrendo da molti anni (almeno due generazioni) fino al risveglio del 24 febbraio 2022 quando la Russia ha deciso di entrare in Ucraina.
Non voglio qui entrare nel merito se a torto o ragione, ma semplicemente constatare come questa operazione ci abbia, purtroppo e inaspettatamente, fatto regredire di almeno settanta anni e questo oggettivamente e indipendentemente dalle colpe: “l’abbaiare della Nato alla porta della Russia” (frase ad effetto di Papa Francesco, che, per inciso, avrebbe potuto risparmiarsela) oppure che il presidente Putin sia semplicemente in realtà un novello Zar imperialista.
A proposito dell’influenza della guerra sull’elettorato, e non parlo solo degli USA ma anche di casa nostra, ho sentito direttamente sia molti giovani che altri appartenenti alla Generazione X (1965-1980) esprimersi dicendo che voterebbero subito senza esitazioni qualsiasi partito o movimento politico che mettesse al primo posto dei suoi programmi la cessazione delle attuali ostilità belliche nonché di tutte le fabbriche di armamenti.
Stimolato da una riflessione di Riccardo Ruggeri (opinionista e creatore del Magazine online Zafferano news) sono andato a leggermi in rete la corrispondenza intercorsa nel luglio 1932 (!) tra Albert Einstein e Sigmund Freud sulla domanda: “C’è un modo per liberare gli uomini dalla fatalità della guerra?”. (Qui il link).
Scrive Ruggeri “Invito i lettori a leggere (riflettendo) questo breve denso carteggio, perché il problema dei problemi del XXI secolo continua a rimanere proprio quello sollevato cent’anni fa da Einstein: eliminare la Guerra. Sono conscio che molti lettori ironizzeranno di certo su questa mia fissazione. Eppure, fino a quando la “guerra” sarà al centro della vita sociale dell’umanità non saremo mai una civiltà, …. e da duemila anni mai ha risolto un problema, anzi, ne ha sempre creati.”
Sia Einstein che Freud concordano sul fatto che una prevenzione sicura della guerra è possibile solo se viene costituita un’Organizzazione centrale in grado di dirimere tutti i conflitti di interessi tra i diversi Stati evitando appunto che la risoluzione sia affidata alle armi. Ciò comporta, da un lato la creazione di una Corte suprema alla quale ogni Stato deve cedere parte della propria sovranità rinunciando alla propria libertà d’azione, dall’altro che sia dotata di un potere effettivo e coercitivo per imporre, se del caso anche con la forza, le sue sentenze.
Nel 1932 era in essere la Società delle Nazioni, costituita nel 1919 alla fine della prima guerra mondiale ed il cui statuto fu inserito nella prima parte del Trattato di Versailles. Primo promotore in occasione della conferenza di pace di Parigi fu Woodrow Wilson, Presidente degli USA (i quali peraltro per l’opposizione del Partito Repubblicano e di un paio di senatori del Partito Democratico non firmarono mai il Trattato). Firmatari 44 Stati (31 dei quali avevano preso parte alla prima guerra mondiale al fianco della Triplice Intesa).
Malgrado alcuni successi diplomatici in vari territori negli anni venti e primi anni trenta e diversi fallimenti, lo scoppio della seconda guerra mondiale dimostrò poi definitivamente che non era possibile sostenere con successo i propositi di pace della Società delle Nazioni e quindi, alla fine della guerra, essa venne sciolta ed al suo posto furono istituite le Nazioni Unite.
Il processo che ha portato alla fondazione dell’ONU iniziò il 25 aprile 1945, quando i rappresentanti di 50 governi si incontrarono a San Francisco per una conferenza iniziando a redigere la Carta delle Nazioni Unite, entrata in vigore il 24 ottobre 1945, data di inizio ufficiale delle attività. Ai sensi della Carta, gli obiettivi dell'organizzazione includono il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, la protezione dei diritti umani, la fornitura di aiuti umanitari, la promozione dello sviluppo sostenibile e il rispetto del diritto internazionale. Al momento della fondazione, l'ONU contava 51 Stati membri, un numero poi cresciuto fino ad arrivare a 193 nel 2011, rappresentando la stragrande maggioranza degli Stati sovrani del mondo.
L’ONU ha svolto numerosi interventi ritenuti in linea con i suoi obiettivi principali di mantenimento della pace, protezione dei diritti umani, aiuti umanitari e promozione dello sviluppo sostenibile:
1. Missioni di Pace in Mozambico (1992-1994)
2. Intervento in Cambogia (1991-1993)
3. Missione in Timor Est (1999-2002)
4. Aiuti Umanitari durante il Conflitto in Bosnia-Erzegovina (1992-1995)
5. Programma contro l’HIV/AIDS (ONUSIDA)
6. Accordo di Parigi sul Clima (2015)
7. Programma Alimentare Mondiale (PAM)
8. UNICEF e la Protezione dell’Infanzia
Nonostante le difficoltà e le critiche, queste azioni vengono considerate successi in linea con la missione originaria dell’ONU. Quelli che seguono rappresentano invece chiari esempi dei limiti e dei fallimenti dell’ONU in contesti dove il potere di veto dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza impedisce azioni concrete e risolutive e mostrano come il suo ruolo spesso si scontri con interessi nazionali e complesse dinamiche geopolitiche.
1. Conflitto Russia-Ucraina (dal 2014 e intensificato dal 2022)
2. Guerra in Siria (dal 2011)
3. Genocidio in Ruanda (1994)
4. Guerra in Bosnia e Srebrenica (1995)
5. Crisi dei Rohingya in Myanmar (dal 2017)
6. Conflitto in Yemen (dal 2015)
7. Guerra civile in Libia (dal 2011).
8. Conflitto nella Repubblica Democratica del Congo (dal 1998)
9. Crisi Israeliano-Palestinese (conflitto prolungato)
10. Afghanistan (ripresa del potere da parte dei Talebani, 2021)
Per quanto riguarda i conflitti attualmente in corso nel mondo, secondo il sito "Guerre nel Mondo", aggiornato all'8 settembre 2024, ci sono numerosi conflitti attivi in diverse regioni. Ad esempio, in Africa si registrano 31 Stati con 297 tra milizie, gruppi terroristici e separatisti coinvolti. In Asia, ci sono 16 Stati con 125 gruppi coinvolti. In Medio Oriente, 7 Stati con 35 gruppi. In Europa, 9 Stati con 82 gruppi. E nelle Americhe, 4 Stati con 27 gruppi.
Tra i più noti: Ucraina: il conflitto con la Russia iniziato nel 2022, Etiopia: la guerra civile nella regione del Tigray, Yemen: la guerra civile in corso dal 2011, Siria: la guerra civile iniziata nel 2011, Myanmar: il conflitto interno con le minoranze etniche, Sudan: il conflitto tra il governo e i paramilitari delle Forze di Supporto Rapido (RSF), Israele e Palestina: il conflitto riacutizzato nel 2024.
Freud nel 1932 concludeva la sua risposta ad Einstein con questa considerazione: “Quanto dovremo aspettare perché anche gli altri diventino pacifisti? Non si può dirlo, ma forse non è una speranza utopistica che l’influsso di due fattori - un atteggiamento più civile e il giustificato timore degli effetti di una guerra futura - ponga fine alle guerre in un prossimo avvenire. Per quali vie dirette o traverse non possiamo indovinarlo. Nel frattempo possiamo dirci: tutto ciò che promuove l’evoluzione civile lavora anche contro la guerra.”
Qui credo invece che dobbiamo purtroppo concludere che, a distanza di ormai circa un secolo rispetto a quanto auspicato da Einstein e Freud, siamo ancora ben lontani dall’aver trovato una soluzione al problema delle guerre.
Quanto al “timore di una guerra futura” pensiamo solo che non c’era ancora la minaccia atomica e quanto “all’evoluzione e atteggiamento civile” dobbiamo constatare che evidentemente davvero molto poco è stato fatto.
Anche l’ONU andrebbe completamente riformata e, massimo dell’utopia, le grandi potenze dovrebbero seriamente aderire all’idea di rinunciare a parte della loro sovranità cedendola ad un vero organismo sovranazionale condiviso in nome della famosa pace universale.
Utopia. È anche però vero che spes ultima dea.