La nuova classe dirigente?
di Gianni Di Quattro
Forse non ce ne stiamo rendendo conto, ma è nata la nuova classe dirigente del paese e sta con sempre maggiore velocità prendendosi i suoi spazi e il suo ruolo. Nei partiti, per esempio, quelli sopravvissuti e quelli nuovi come il movimento 5 stelle. Salvini, Meloni, Renzi che forse dovrà presto cedere il posto a Martina o ad Orlando, Toti, Lorenzin, alcuni dei 5 stelle che stanno scalpitando come Di Maio, Di Battista, Toninelli, Taverna ed altri che sgomitano, ma anche Pisapia che ha rinunciato a rifare il sindaco per stare su un palcoscenico nazionale, Sala che vuole essere autonomo e dopo essere stato eletto dal Pd ora ne prende le distanze, il Presidente della Regione Toscana Rossi e quello della Puglia Emiliano, il sindaco di Napoli De Magistris, l’ex sindaco di Verona Tosi, il Ministro Calenda che ormai non riesce più a nascondere i suoi obbiettivi, il guru Casaleggio che riesce a pilotare un movimento politico sul piano strategico, c’è anche Grillo che è riuscito con successo a riciclarsi (qualcuno dice non del tutto), diversi cani sciolti come si diceva una volta (senza offesa). A questa classe dirigente politica si sta affiancando una nuova classe dirigente nella comunicazione e giornalistica che condiziona molto più di prima e in modo più duro il paese e la stessa classe politica naturalmente. Travaglio e Da Milano, Scanzi, la Gruber e Formigli, Floris o il gruppo di Repubblica che è persino riuscito ad isolare il nuovo direttore voluto dall’editore e a renderlo innocuo (nel senso che non gli permettono di modificare lo statu quo), il gruppo che proviene dal Il Giornale dell’editore Berlusconi (e che impazza nelle televisioni di Mediaset), per fare degli esempi naturalmente. Nelle aziende anche stanno emergendo nuovi manager sia in quelle pubbliche che in quelle private, soprattutto nei settori emergenti o in sviluppo come quello tecnologico, degli alimentari e dell’enologia, del made in Italy in generale. I sindacati cercano di capire cosa devono fare e di riaversi. Il mondo dell’associazionismo è in grande evoluzione anche perché sta entrando nella stanza dei bottoni. Naturalmente alcuni vecchi cercano ancora di rimanere nel gioco del potere o di ritornarci (come il clamoroso caso di De Mita che quasi novantenne vuole rifare la Democrazia Cristiana), ma questo è naturale ed umano, anche se un po’ di confusione è ovvio che si crea, ma è scontata in ogni fase di transizione. Quindi stiamo per affrontare il futuro con questa nuova gente e i giudizi si intrecciano, quelli dei vecchi che hanno da criticare come è sempre successo, dei giovani che se ne fregano perché non conoscevano i vecchi e non hanno alcuna voglia di conoscere i nuovi, gli altri, quelli che rimangono, che cercano di andare dietro all’uno o all’altro a seconda di chi grida di più, promette di più, offende di più, dice che è facile e semplice ottenere quello che non si è mai ottenuto anche se sa che non è così (ma siamo nell’epoca della post verità). Questo è il paese, così è se vi pare!