Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Lana Khavronenko (Kirovograd, Ukraine) - Smoke languishing

 

“Languishing” da Covid-19

di Pietro Bordoli

 

Lunedì 19 aprile è apparso sul New York Times un articolo firmato da Adam Grant (professore alla Wharton School dell’Università della Pennsylvania) che tratta dello stato d’animo prevalente di tutti noi che abbiamo pazientemente sopportato, ormai da ben più di un anno, ogni sorta di problema conseguente alla pandemia da Covid-19.

Problemi legati alla difficoltà di concentrazione, al restare motivati, all’impossibilità di ricevere stimoli positivi pensando al futuro. Stati mentali che, in assenza di un ritorno ad una vita normale, rischiano di perdurare per altri molti mesi.

Grant, riprendendo un termine coniato dal sociologo Corey Keyes in una sua ricerca di una ventina d’anni fa, definisce questo stato: “languishing”, che in italiano può essere tradotto con “illanguidimento” ovvero uno stato mediano tra la sensazione di benessere e la depressione.

Languishing non è uno stato di esaurimento (burnout) che è piuttosto una mancanza di energia e non è di depressione con la sua mancanza di speranza: è un senso di stagnazione, di vuoto, di tiriamo a campare, di totale assenza di motivazione ad agire.

Ci fa percepire come se mischiassimo ogni cosa in modo confuso giorno dopo giorno, guardando alla nostra vita attraverso un parabrezza nebbioso. E potrebbe essere lo stato emotivo dominante del 2021”.

 

Sono sempre incuriosito dalla propensione degli studiosi americani a coniare o ricavare termini inconsueti o neologismi dalla lingua latina e greca ed a farne di questi la base di speculazioni e teorizzazioni estese.

Ricordo un episodio di tantissimi anni fa (1965) che ebbe come protagonista un alto dirigente della General Electric il quale, in visita pastorale alla filiale di Roma della Olivetti General Electric, ci illustrava con grande soddisfazione che in USA avevano adottato come nuovo metodo organizzativo aziendale il neoconiato concetto di “synergism”, convinto di fornirci importanti pillole di cultura. Al che il sottoscritto, orgoglioso dei suoi recentissimi studi classici, gli disse: “Ah... synergism, from the Greek “sun ergazomai”, work together”, come fosse ovvio e già del tutto naturale per noi italiani.

Devo dire che Bob Curry, allora anche Vice-President delle Southern Railways americane, restò piacevolmente sorpreso e che le azioni della nostra piccola compagine aziendale salirono di qualche punto ai suoi occhi.

Ora, anche “languishing” trae origine dalla parola latina “languére” non così frequentemente usata nella nostra lingua se non per le membra o gli sguardi languidi, ma evidentemente di sicuro fascino per i nostri amici d’oltreoceano.

E’stupefacente a questo proposito, e molto sconcertante, che proprio recentemente alcune più o meno prestigiose università americane con in testa la Howard University di Washington (l’università di Kamala Harris, vicepresidente degli USA) abbiano deciso di chiudere i loro dipartimenti di studi classici con il pretesto che questi sarebbero per loro natura colpevoli di razzismo e di suprematismo bianco.

Molti professori rischiano di restare a corto di munizioni per i loro dotti interventi e ricerche.

 

Tornando comunque all’illanguidimento, non possiamo che concordare che lo stato d’animo evocato bene descrive quello che accade alla maggioranza di chi di noi è costretto ad inattività e clausure forzate.

Speriamo davvero che le cose possano migliorare sia grazie ai vaccini che alle riaperture programmate, benché quest’ultime ancora molto timide.

A proposito di neologismi, andrebbe forse bandito un concorso per sostituire il terrificante “coprifuoco” con qualcosa di meglio in attesa di poterlo abolire.

 

Inserito il:23/04/2021 19:26:18
Ultimo aggiornamento:24/04/2021 10:56:18
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