Aggiornato al 21/12/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

 

L'altra striscia di Gaza (carioca!)

di Graziano Saibene

 

Comincio questa mia cronaca brasiliana dal racconto di un conoscente che, rientrando a Rio dopo una lunga assenza, si è trovato imbottigliato e bloccato per quasi una intera giornata quando ancora si trovava alla periferia della città: solo più tardi scopriva che tutto era stato causato da una improvvisa azione di guerriglia da parte delle già citate “milizie” (vedi mia cronaca pubblicata due anni fa, dal titolo “Brasile, ma c'è un futuro?”), che avevano fatto incendiare  35 autobus e un intero treno del sistema di trasporto pubblico municipale in circolazione in diverse zone della grande metropoli.

Un'azione in risposta alla notizia che tale Faustão, nr. 2 della più importante milizia del territorio, era stato ucciso in uno scontro con la polizia.

Le milizie sono gruppi paramilitari, che lottano con le bande di trafficanti di droga per il controllo degli spazi territoriali, soprattutto nelle comunità carenti dei quartieri della città e dei comuni confinanti. Circa 20 anni fa queste bande, formate da poliziotti ancora in servizio e ex poliziotti, avevano già assunto il controllo di una quarantina di favelas nella zona ovest di Rio. La loro espansione è continuata e accresciuta, e attualmente i gruppi miliziani dominano regioni intere sparse per decine di quartieri di Rio e dintorni, lottando in continuazione per nuovi territori. Posseggono un arsenale militare sempre più sofisticato e poderoso, corrompono, uccidono e si infiltrano nelle istituzioni, restando quasi sempre impuniti.

E ora Rio de Janeiro, che i distratti continuano a chiamare “Cidade Maravilhosa”, è paradossalmente anche l'unica città del mondo ad avere un'area chiamata Fascia di Gaza, 95 km, 33 quartieri, un milione di abitanti. (per chi è stato a Rio, o conosce un poco la mappa della sua regione da Pavuna a Cajù, passando per la favelas Jacarezinho e complesso do Alemão).

Questa situazione, già ampiamente conosciuta fin dai primi anni di questo millennio, è continuamente peggiorata.

Ci sono molte aree nel mondo dove il traffico di droghe esiste; ma, in generale, non occupa territori. Persino a Medellin in Colombia sono riusciti a ridurre la violenza. Credo che almeno questo risultato potrebbe essere alla portata di uno sforzo: purché questo sia a carattere nazionale, oltre che intenso e continuato.

Lo Stato brasiliano si impegna molto per difendere il suo sistema democratico. Ed è evidente che non si può proprio parlare di democrazia in queste aree occupate dalle milizie a Rio. I Brasiliani hanno lottato per cose sacrosante come il diritto di espressione, i processi legali, i diritti dei consumatori – ma in quei territori tutti sono forzati a comprare il gas e la maggioranza degli altri servizi direttamente dai miliziani; anche la realizzazione di elezioni realmente libere sono impossibili in una capitale in cui molte delle sue aree non possono neppure essere visitate dai candidati.

La maggioranza dei Brasiliani si accontenta con la democrazia circoscritta a una parte del territorio nazionale, senza però rendersi conto di quanto questo possa avvelenare l'orizzonte e continua invece a fingere di vivere in una democrazia, quando milioni di concittadini sono dominati da traffico e milizia.

Come è possibile prendere sul serio un Paese che continua a ignorare questa realtà?

Il presidente Lula in questi tempi predilige occuparsi d'altro (cioè marcare presenza nelle questioni di politica internazionale, geopolitica, Brics e Argentina), e sostiene che i problemi di Rio sono di competenza del Governatore e del sindaco: e qui si sbaglia, perché la democrazia è un problema nazionale e come tale va affrontato.

Tutti stanno parlando di Gaza, la tragica Gaza reale sul Mediterraneo, ricordando giustamente i bambini che muoiono sotto i bombardamenti: dimenticandosi che anche a Rio troppi bambini brasiliani continuano a morire nelle frequenti sparatorie fra gang o milizie rivali o fra queste e la polizia, o perdono giorni di scuola e di giochi all'aria aperta.

L'attacco e l'incendio dei 35 bus e del treno sono almeno serviti a mostrare la realtà ai più distratti, un ulteriore avviso fra i tanti giunti in questi ultimi anni a un Paese senza sovranità sul suo territorio.

 

Inserito il:03/11/2023 10:39:32
Ultimo aggiornamento:03/11/2023 10:58:54
Condividi su
ARCHIVIO ARTICOLI
nel futuro, archivio
Torna alla home
nel futuro, web magazine di informazione e cultura
Ho letto e accetto le condizioni sulla privacy *
(*obbligatorio)


Questo sito non ti chiede di esprimere il consenso dei cookie perché usiamo solo cookie tecnici e servizi di Google a scopo statistico

Cookie policy | Privacy policy

Associazione Culturale Nel Futuro – Corso Brianza 10/B – 22066 Mariano Comense CO – C.F. 90037120137

yost.technology | 04451716445