Marcelo Neira (Buenos Aires, Argentina) – Diego Maradona
Ciao Diego!
di Davide Torrielli
Ho riflettuto a lungo sull’opportunità o meno di estrinsecare il mio contorto pensiero anche in relazione alla scomparsa di ieri di Maradona ed alla fine ho ceduto consapevole della gran quantità di contrarietà che attirerò nel porgervi il mio pensiero su questa figura, o meglio, su questo figuro.
Ieri, quando hanno annunciato la notizia ero a casa, ed ho potuto apprezzare diverse reazioni sia provenienti dal mondo del web che dalla tv ed ho visto cose che avrei sinceramente voluto non vedere.
Ammetto che le mie opinioni sono falsate dal poco, o per nullo, apprezzare il calcio che reputo uno sport popolato di giocatori, amanti, fans e supporters quasi sempre ignoranti come capre al pascolo, per motivi a me ancora poco chiari, ma la dimostrazione di ieri conferma proprio la tesi.
A parte l’enfasi esagerata di tanti, troppi, cronisti, giornalisti il pianto a dirotto di alcuni cittadini di Napoli, mi ha lasciato senza parole!
Gente che intervistata a caldo, si comporta come per la perdita di un padre, di un caro familiare ergendolo quasi a divinità.
Ormai i freni non ci sono più, lo stadio San Paolo diventerà Stadio Maradona con proposta che pare venga proprio dalle istituzioni, il senato ieri ha visto la propria seduta interrotta nel bel mezzo dei lavori, da un elemento come l’innominato di Fratelli d’Italia, che è tutto dire, per annunciare il grave lutto, manco fosse venuto a mancare un presidente di una nazione! Beh, qui stiamo parlando di La Russa quindi siamo a livello corretto direte voi ed anche io sono concorde.
Quindi, ragazzi, se per essere celebrato, osannato, ricordato con affetto, preso ad esempio da generazioni di giovani già disadattati e disorientati, occorre respirare cocaina come aria di montagna, bere alcool come l’acqua San Bernardo, trombare mignotte come se fossero oggetti e comportarsi per anni come un vero ras del quartiere, allora è vero che la cultura è finita, che per i giovani non c’è speranza e che ormai siamo alla frutta della nostra società, ormai in mano a icone come CR7, Balotelli e similari e, come il compianto Maradona.
Si, è morto, e quindi, come nella più bacchettona nostra cultura, un morto diventa santo, qualsiasi minchiata abbia mai fatto in vita e qui, occorre dircelo forte e chiaro, Maradona era un tamarro drogato ed alcolizzato, sfruttatore delle donne come oggetti e per nulla una icona da imitare. Fatto i soldi prendendo a calci una lattina, bontà sua, in una periferia disagiata sudamericana, è vero, ma proprio per questo non è per forza necessario che lo santifichiamo.
Neanche per Madre Teresa di Calcutta, che si fece il deretano a capanna in mezzo ai lebbrosi, si è fatta tanta cagnara ed è semplicemente vergognoso!
È morto perché aveva il cuore a pezzi da tanto che ha fumato bevuto e quant’altro e pena non ne fa.
Con questo se ne va un bravo giocatore di pallone, ma non chiamiamolo campione, non chiamiamolo, esempio e grande sportivo, appellativo che riserverei a grandi figure che sono e rimangono tali dentro e soprattutto, fuori dal campo.
Qui, invece, stenderei rapidamente un velo pietoso.
Ciao Diego, ti lascio discutere con San Pietro in quanto ne hai di cosette da chiarire.