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Meloni-Musk: dal negoziato su Starlink al vassallaggio americano
di Vincenzo Rampolla
Parliamo delle reti di telecomunicazioni. Qual è la situazione in casa nostra? Buco nero. Da anni sul mercato italiano, tra i più attraenti d’Europa, gli operatori storici sono stretti tra margini ridotti e trasformazioni tecnologiche. A luglio 2024, per €22 Mld TIM (titolo -50% in 5 anni) ha ceduto le sue reti al fondo Usa Kkr, conferendo il controllo dei dati sensibili degli utenti a una società straniera. Caso unico in Europa, passato in sordina e deciso dal CdA TIM, senza una successiva votazione dell’Assemblea dei soci. Feroce reazione di Vivendi, azionista francese di TIM al 23%.
Il grande ritardo della banda larga in Italia, segnalato anche dalla Corte dei Conti, è un reale buco per le aree meno urbanizzate e costringe il Governo ad affidarsi alla nuova tecnologia satellitare per spendere i fondi europei connessi al Pnrr, con orizzonte 2026. La magistratura contabile rileva con severità il sensibile ritardo nella realizzazione delle infrastrutture digitali per la connettività di circa 8,4 M di abitazioni in Italia. Sono quelle a maggiore criticità definite a fallimento di mercato per assenza di investimenti privati, dilatazione dei tempi medi delle fasi procedurali e spostamento della concreta attuazione rispetto alle scadenze originarie. Triste ritornello, tetro e funesto.
A fine 2023 risultavano coperte in Ftth (Fibra fino a casa) circa 3,4 M di abitazioni, metà solo del target finale e 18.616 sedi PA (Pubblica Amministrazione) e aree industriali, oltre a 437.000 unità immobiliari in fase di collaudo e più di 2,2 M in fase di lavorazione. Dati mediocri e inquietanti.
Sulle unità immobiliari su cui operare, dati Istat e catastali non aggiornati, diversi dalla situazione rilevata sul territorio. Enorme mole di permessi in media di 250 giorni, circa 100.000 per tutto il piano strategico Banda Ultra Larga (BUL), eccessivi enti coinvolti, regolamenti comunali diversi, comuni che chiedono interventi stradali extra bandi di gara. Ai mille regolamenti comunali, si sommano i passaggi autorizzativi dell’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) sugli appalti di gara e i permessi condominiali. Masochismo burocratico anche sulla tecnologia satellitare.
L’Osservatorio sulle Comunicazioni dell’Autorità ha fotografato i primi 9 mesi del 2024: oltre 20,25 M di linee rete fissa, di cui quasi metà ormai in fibra, con un aumento del traffico dati di oltre il 16% su base annua; 109 M le Sim attive e crescita di oltre 500.000 unità/anno nella rete mobile. Gli accessi Ftth (Fibra fino a casa) cresciuti su base trimestrale di oltre 290.000 unità e di 1,18 M su base annua, mentre rispetto al settembre 2020 l’incremento è di 3,86 M di linee. Le linee banda larga complessive sono stimate in circa 19,20 M, in crescita su base trimestrale e su base annua. Per gli accessi ad alta velocità, TIM è al momento il maggiore operatore, seguito da Vodafone, Wind Tre e Fastweb; seguono Sky Italia, Eolo e Tiscali. Per le linee in fibra, TIM tiene sempre il primo posto, seguita da WindTre, Vodafone, Fastweb, Iliad e Sky Italia.
In Italia le sorti della banda larga si incrociano con quelle di Starlink, società che fornisce connettività a banda larga via satellite. Da un lato il Governo sarebbe in trattative avanzate (con contratto fissato a €1,5 Mld) per conferire i sistemi criptati per le proprie comunicazioni attraverso la rete satellitare, fatto per ora smentito da una nota del Governo stesso. Dall’altro, Starlink potrebbe intervenire anche per gli aspetti relativi al digital gap sofferto da molte regioni rurali e montane, ove la banda larga resta un miraggio, malgrado progetti, aspirazioni e Pnrr.
Come opera Starlink. La tecnologia utilizza un’orbita terrestre bassa per fornire internet a banda larga via satellite in grado di supportare streaming, app di messaggistica, videochiamate, giochi online e altro, sfruttando satelliti avanzati e hardware di ultima generazione. L’azienda può permettere di navigare ad alta velocità agli utenti di tutto il mondo, anche in stati di emergenza in cui il segnale dello smartphone è scarso o assente. Starlink Italia è una dipendenza di Space X, azienda aerospaziale Usa di Elon Musk, 53 anni, 11 figli, patrimonio che sfiora 347,8 Mld, CEO di Tesla, cofondatore di PayPal e di OpenAI. Starlink è un’iniziativa ambiziosa e costosa per l’uomo più ricco del pianeta, con obiettivo di ridurre il tempo impiegato dai dati per effettuare il percorso di andata e ritorno tra l’utente e il satellite, garantendo una connessione satellitare stabile, veloce e sicura. Starlink, assicura la connessione web ovunque, non solo nelle grandi città o nei piccoli centri di periferia, ma anche nelle cosiddette zone bianche (foreste, deserti, montagne), aree in cui per ora non era mai stata vista la possibilità di poter navigare online. È una reale costellazione di satelliti artificiali miniaturizzati lanciati da SpaceX. Starlink rappresenta oggi una valida alternativa alla fibra ottica, in grado di offrire prestazioni superiori alla banda larga. Le tariffe attivabili sono pensate per diversi tipi di utenze: privato/residenziale business, camper, marittimo, aviazione.
È possibile acquistare il kit di ricezione del segnale al costo di 410€ o noleggiarlo a 10 €/mese, più 40 €/mese per l’abbonamento standard residenziale o 29 €/mese per quello a bassa priorità. Non è previsto un contratto, con interruzione dal servizio in ogni momento. È opzionale una prova gratuita di 30 giorni, con restituzione del router integro, se insoddisfatti.
A dicembre è partita una prima sperimentazione in Lombardia per testare il sistema di connessione satellitare, già distribuito in Italia a 40.000 clienti. A giugno 2024 SpaceX ha festeggiato la legge sullo spazio, perché oggi in bassa orbita è unica a fornire quel servizio in ambiti civili (Starlink) e militari (Starshield). Incombe tuttavia una grande incognita sul livello di sicurezza che Starlink assicurerebbe, partendo dai dati trasportati dai suoi satelliti. La società pur essendo pronta a garantire al Governo italiano l’uso di sistemi di criptaggio propri, oltre alla gestione delle antenne terrestri necessarie a ricevere il segnale, restano possibili back doors (alternative), essendo il servizio sotto il controllo di un privato, che teoricamente può decidere di disattivarlo a suo piacere.
Attuale scenario del mercato italiano. A inizio gennaio 2025 è stato aperto l’atteso bando di gara pubblica per il Web via satellite e Starlink sembra essere il candidato favorito. Il bando mira a testare l’utilizzo di reti space-based per la fornitura di capacità di backhauling [trasporto di sicurezza] satellitare in sinergia con quelle terrestri nelle aree a difficile connettività. Coordinatore del progetto è Aria spa, sotto il controllo del Dipartimento per la Trasformazione Digitale (DTD) di Palazzo Chigi. La sperimentazione prevede un finanziamento pari a €5 M da parte del DTD e un ulteriore finanziamento di €1,5 M da Regione Lombardia. La fase successiva si giocherebbe sull’intero territorio nazionale nel quadro del Pnrr per la copertura delle cosiddette zone grigie (aree con connessione Internet scarsa o assente). Tra i più noti partecipanti al bando: Viasat, le australiane Nbn Sky Muster e Telstra, la canadese TeleSat, la lussemburghese Ses SA, OneWeb dell’inglese Eutelsat, Project Kuiper di Amazon, l’inglese EchoStar Mobile e l’araba Thuraya. In caso di esito positivo, dal progetto pilota potrebbero seguire altre regioni (una al centro e una al sud). È palese che la connessione via satellite non sostituisce, né può competere per prestazioni con quella in fibra (i satelliti più resistenti alle condizioni atmosferiche trasferiscono 150 Mega al massimo rispetto a 1 Giga della fibra). In ogni caso, a sorpresa, è in arrivo in orbita la grande novità: una nuova generazione di satelliti capaci di comunicare direttamente con i telefoni senza antenne!
Quanti satelliti ci sono in Italia? Secondo i dati forniti dagli esperti di Union of Concerned Scientists, sono circa 5.500 i satelliti attivi sull’Italia (stima per difetto). Di questi solo 15 si possono dire made in Italy, appartenenti al Ministero della Difesa o all’Agenzia Spaziale Italiana. Esclusi quelli militari, nel 2023 il Ministero della Difesa aveva annunciato il lancio in orbita bassa della nostra costellazione Ita-Leo, composta da 19.708 satelliti, circa 4 volte la flotta orbitale di Starlink. Al momento si è solo a livello di progetto. Nell’attesa …
Le alternative a Starlink. La cosiddetta new space economy è il settore del mercato globale con i maggiori margini di crescita nel prossimo decennio. Pur negando di aver parlato del dossier Starlink direttamente con Musk, la premier Meloni, nei suoi incontri lampo oltre oceano, ha dichiarato che per l’Italia non c’è alternativa a Starlink. Attenzione: non dal punto di vista tecnico. Non si tratta di scarsità di satelliti o di copertura, ma del giogo degli interessi Usa e del duo Trump - Musk, Elon fresco di nomina a braccio destro per la gestione dei tagli alla spesa.
Il nostro Paese ha in cantiere progetti per una rete di satelliti made in Italy a bassa orbita, già sottoposto all’attenzione dell’Agenzia spaziale italiana. Anche l’aspetto economico-giuridico è in fase avanzata, mirato sul partenariato pubblico-privato. Il ddl Spazio è stato presentato in Parlamento a settembre, anche se deve essere ancora discusso … Ci risiamo. Progetto realizzabile sul medio-lungo termine, mentre la crescente incertezza internazionale impone, sotto l’inarrestabile pressione e incitamento americano, di mettere in sicurezza le nostre comunicazioni civili, di intelligence e diplomatiche in tempi brevi. Anzi, brevissimi.
In questo senso, dovendo obbedire alla raccomandazione statunitense, l’Italia non ha alternative a Starlink. La flotta satellitare di Musk si candida come la più completa e avanzata, e le concorrenti in Occidente non mancano. Dalla Blue Origin di Jeff Bezos (3.000 satelliti) alla francese One Web (600), fino ai programmi avviati dall’UE. La società di Musk può vantare oggi 2,6 M clienti e 6.700 satelliti e ha annunciato di voler arrivare a 42.000 entro il 2030.
Con un’analisi storica imparziale e rigorosa, si nota che SpaceX è già coinvolta nelle questioni italiane, almeno da giugno 2024. L’accordo-quadro siglato con Telespazio – società partecipata da Leonardo (67%) e da Thales (33%) – guarda caso è inerente alla vendita dei servizi Starlink, per non parlare di altri gruppi americani e israeliani in ballo in Italia. Volenti o nolenti, se i nostri dati sono su internet, sono nella disponibilità di chi gestisce internet, dunque degli Usa. E non li utilizzano di certo per violare la nostra quotidianità, ma per studiare le situazioni interne, i rigurgiti politici e sociali e per prevedere e orientare il futuro dei Paesi satelliti.
Quando Andrea Stroppa, referente personale di Musk in Italia (romano, 31 anni, indagato dalla Procura di Roma per corruzione e turbativa d’asta), dice che con Starlink i dati restano sotto il pieno controllo italiano, significa che la nostra privacy non rischia di finire nelle mani del Drago cinese o del Cremlino. Giusto, ma dov’è scritto? È una partita che in primis va giocata a vantaggio strategico degli Usa, poi anche dell’Italia, mancando l’Italia di totale autonomia strategica. L’apostolato di Musk e Trump converge dunque quando Stroppa dichiara che, con l’accordo Starlink il Governo italiano potrà utilizzare una tecnologia americana e allo stesso tempo proteggere l’interesse nazionale. Un po', anzi esattamente, come con il nucleare italiano, con l’accordo Bia (Bilateral infrastructure agreement) di Eisenhower del 1954: Sì, ma solo con impianti di società americane e senza uranio arricchito. Lo scotto l’ha pagato l’Italia. E ancora oggi restano le piaghe. Devozione e vassallaggio. Sempre devono rendere conto all’interesse Usa. In prima istanza, non in ultima. Ubi maior… minor cessat.
(consultazione: giuliana ferraino, alessandro vinci, federico fubini, giovanni caprara corsera – redazione economica; faciel.it; maurizio perriello, qui finanza; francesca secci, linkedin; paolo m. alfieri, avvenire)