Aggiornato al 22/02/2025

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

International Criminal Court, The Hague, Netherlands

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Politicizzazione della Corte Penale Internazionale: Istituzione Giuridica o Strumento Politico?

di Achille De Tommaso

 

Ne avevamo abbastanza di magistrati politicizzati, e adesso si aggiungono anche quelli della Corte Penale Internazionale.

La Corte Penale Internazionale (CPI) è stata creata come tribunale penale permanente del mondo, con il compito di chiamare a rispondere penalmente quegli individui ritenuti maggiormente responsabili di atrocità.   La sua legittimità dipende, in parte, dalla sua indipendenza effettiva e percepita da interferenze politiche esterne. Tuttavia, nei suoi pochi decenni di attività, la CPI è stata ampiamente percepita come politicizzata. Stati, studiosi e organizzazioni non governative (ONG) hanno spesso accusato la Corte di essere influenzata da interessi politici esterni.

Persino il Procuratore della CPI sollevò a suo tempo la questione, affermando che "siamo un'istituzione giudiziaria, ma ci sono stati diversi tentativi di politicizzare la Corte, e questo è sbagliato. Invia segnali sbagliati alla popolazione, inducendola a pensare che la Corte sia politica". Sebbene la strategia di perseguimento del Procuratore e le prestazioni generali della Corte non siano esenti da critiche, gran parte delle preoccupazioni riguardo alla CPI si riduce a una questione fondamentale: la Corte può operare in modo indipendente dagli interessi politici di attori esterni?

***

Un episodio “fumoso” ci riguarda da vicino: di recente la CPI ha emesso nei confronti dell’Italia una richiesta di arresto per il capo della polizia libica, Almasri. Questa figura, nonostante fosse segnalata come in transito in più di uno Stato europeo, ha potuto muoversi liberamente nel continente senza alcun impedimento. Tuttavia, la richiesta della CPI è arrivata alla fine proprio in Italia, un paese che ha uno stretto e delicato rapporto con la Libia in tema di migranti. È quindi legittimo sospettare che la Corte abbia voluto colpire il governo italiano, probabilmente per destabilizzare le sue politiche migratorie e creare tensioni diplomatiche.

E adesso vi riporto letteralmente ciò che scrive “La Verità”:

“Sapete chi finanzia l’associazione che ha denunciato Giorgia Meloni e i suoi ministri alla Corte penale dell’Aia per il caso Almasri? George Soros. Sì, è proprio lui o, meglio, la sua fondazione, a staccare gli assegni che servono a sostenere Front-Lex, il gruppo di legali che si occupa di difendere i migranti e di accusare i politici che si oppongono all’invasione.

Il nome di Soros, finanziere e speculatore che da anni sposa ogni causa progressista, spunta ogni volta che ci sia da scoprire chi sta dietro le Ong che operano nel Mediterraneo. Di origine ungherese ma da tempo emigrato negli Stati Uniti, Soros ha investito montagne di denaro per sostenere le candidature democratiche negli Stati Uniti, ma ne ha spese altrettante per condizionare la vita politica della vecchia Europa. Nessuno sa dire perché sia così interessato a destabilizzare i governi moderati del Vecchio continente e perché punti i suoi soldi su organizzazioni che danno del filo da torcere ad alcuni Paesi. È un fatto però che a differenza di altri finanzieri, che mettono il loro denaro su titoli che hanno prospettive di rialzo, ovvero di crescita, Soros non disdegna di scommettere le sue fortune sui ribassi, cioè sulla decrescita infelice, se non sul fallimento. Del resto, uno dei suoi più grossi colpi resta l’investimento contro la valuta italiana. Erano anni di grande volatilità delle valute, ma soprattutto era un periodo in cui il nostro Paese, per compensare una bassa competitività, usava la leva della svalutazione. Per rimanere competitiva, l’Italia in pratica deprezzava un po’ la sua moneta, recuperando il gap con altri Stati con bilanci più solidi, conquistando quote di mercato. E Soros si infilò in una di queste operazioni, scommettendo contro la nostra moneta e ovviamente guadagnando miliardi.”

La CPI: Origini e Aspettative Tradite

La Corte Penale Internazionale è stata istituita il 17 luglio 1998 con l’adozione dello Statuto di Roma e ha iniziato le sue attività il 1º luglio 2002. L’idea alla base della sua creazione era nobile: garantire giustizia a livello globale, perseguendo individui responsabili di crimini contro l’umanità, genocidi e crimini di guerra. Tuttavia, la realtà ha dimostrato che l’indipendenza della CPI è stata spesso compromessa da interessi geopolitici.

 L’Ingerenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU nella CPI

Uno degli elementi più evidenti della politicizzazione della CPI è il suo rapporto con il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (CSNU). Nonostante la Corte debba operare in modo indipendente, il CSNU ha spesso interferito nelle sue attività attraverso strumenti quali:

  • Articolo 13(b) dello Statuto di Roma: Permette al Consiglio di Sicurezza di deferire alla CPI situazioni che riguardano crimini internazionali, spesso con decisioni che si sono mostrate selettive e politicamente motivate, come nel caso del Darfur (Risoluzione 1593), ma non per altre situazioni analoghe.
  • Articolo 16 dello Statuto di Roma: Consente al CSNU di sospendere per un anno qualsiasi indagine della CPI, rinnovabile indefinitamente. Questo potere è stato usato per bloccare procedimenti contro leader politici alleati delle grandi potenze.
  • Le Risoluzioni 1422 e 1487: Hanno garantito immunità ai cittadini di Stati non membri della CPI, impedendo ad esempio alla Corte di perseguire personale americano impegnato in missioni internazionali.
  • Il Caso Libico (Risoluzione 1970): Ha deferito Gheddafi e il suo regime alla CPI, ma con una clausola che esentava cittadini di Stati non membri, dimostrando un doppio standard nell’applicazione della giustizia.

 

Altri Casi di Politicizzazione della CPI

Oltre alle interferenze del Consiglio di Sicurezza, vi sono numerosi altri episodi che dimostrano come la CPI sia stata utilizzata come strumento politico:

  • Il Caso Uganda – Lord’s Resistance Army (LRA): Il governo ugandese ha deferito il conflitto tra lo Stato e il LRA alla CPI, ma solo per perseguire i leader ribelli, ignorando i crimini commessi dall’esercito ugandese. L’ex Procuratore della CPI Luis Moreno-Ocampo è stato accusato di aver giocato un ruolo politico, favorendo il governo di Museveni.
  • Il Caso Israele-Palestina: La Palestina, Stato membro della CPI dal 2015, ha richiesto un’indagine per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi da Israele. La CPI può esercitare la giurisdizione sui crimini commessi sul territorio palestinese, ma l’azione è stata criticata come un mezzo per aumentare la pressione politica su Israele piuttosto che come una vera iniziativa giuridica.
  • Il Caso Costa d’Avorio – Laurent Gbagbo: La CPI ha inizialmente perseguito solo l’ex presidente Gbagbo, ignorando i crimini commessi dal governo successivo sostenuto dall’Occidente. Questo ha rafforzato la percezione che la Corte persegua leader scomodi piuttosto che operare in modo imparziale.
  • Il Caso Kenya – Kenyatta e Ruto: La CPI ha tentato di processare il presidente e il vicepresidente del Kenya per le violenze post-elettorali del 2007, ma il caso è stato abbandonato dopo pressioni politiche dell’Unione Africana.

Possiamo considerare la CPI una Corte Indipendente?

L’analisi dei fatti dimostra che la CPI ha perso gran parte della sua indipendenza, diventando uno strumento politico utilizzato da potenze globali e da miliardari per perseguire obiettivi strategici. Le ingerenze del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, la selettività delle sue indagini e l’uso della giustizia internazionale come arma diplomatica hanno minato la sua credibilità.

Se la CPI vuole riacquistare legittimità, deve svincolarsi dalle pressioni politiche e garantire un’applicazione equa e imparziale della giustizia. Fino a quando continuerà a essere soggetta alle influenze delle grandi potenze e alle logiche geopolitiche, sarà difficile considerarla un vero tribunale di giustizia globale piuttosto che un’arena di lotta politica internazionale

RIFERIMENTI

Who Politicizes the International Criminal Court? (https://www.toaep.org/pbs-pdf/28-zhu)

Twenty Years On: The ICC and the Politicization of its Mechanisms - IPI Global Observatory https://theglobalobservatory.org/2018/08/twenty-years-icc-politicization-mechanisms/

La Verità : https://www.instagram.com/p/DFzsTfZPNt0/?igsh=eThxdzhia2JpaGRj

 

Inserito il:12/02/2025 11:26:50
Ultimo aggiornamento:12/02/2025 14:27:19
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