Igor V. Babailov (Glazov, Russia, 1965 - ) - Official Portrait of His Holiness Patriarch Kirill of Russia
Omelia del Patriarca Kirill – Mosca, 6 marzo, domenica del Perdono
di Vincenzo Rampolla
Non è stato immediato recuperare il testo integrale dell’Omelia di Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, capo della Chiesa ortodossa, forte sostenitore dell’intervento armato in Ucraina. Tra parentesi quadre le parti tralasciate, in corsivo i passi degni di riflessione e sottolineate le parole vietate dalle leggi in vigore. Al termine, un commento dell’Autore, con le riflessioni di A.Dugin, filosofo di corte, docente all’Università Statale di Mosca e del teologo Pino Lorizio, della Pontificia Università Lateranense.
[…] La Grande Quaresima è definita da molti asceti di pietà primavera spirituale. Coincide con la sorgente fisica e nello stesso tempo è percepita dalla coscienza della Chiesa come sorgente spirituale. Cos’è la primavera? La primavera è rinascita della vita, è rinnovamento, è nuova forza […] il che significa che tutta la fede cristiana che condividiamo con voi è una fede che afferma la vita, che è contro la morte, contro la distruzione, che afferma la necessità di seguire le leggi divine, per vivere, per non perire né in questo mondo né nel mondo a venire. Ma sappiamo che questa primavera è stata offuscata da gravi eventi legati al deterioramento della situazione politica nel Donbass, praticamente lo scoppio delle ostilità. Vorrei dire qualcosa su questo argomento.
Per otto anni ci sono stati tentativi di distruggere ciò che esiste nel Donbass. E nel Donbass c’è il rifiuto, un rifiuto fondamentale dei cosiddetti valori che oggi vengono offerti da chi rivendica il potere mondiale. Oggi c’è un tale test per la lealtà di questo governo, una sorta di passaggio a quel mondo “felice”, il mondo del consumo eccessivo, il mondo della “libertà” visibile. Sai cos’è questo test? Il test è molto semplice e allo stesso tempo terribile: questa è una parata gay. Le richieste a molti di organizzare una parata gay sono una prova di lealtà a quel mondo molto potente; e sappiamo che se le persone o i paesi rifiutano queste richieste, allora non entrano in quel mondo, ne diventano estranei.
Ma sappiamo cos’è questo peccato, che si promuove attraverso le cosiddette marce della dignità. Questo è un peccato che è condannato dalla Parola di Dio, sia l’Antico che il Nuovo Testamento. Inoltre, il Signore, condannando il peccato, non condanna il peccatore. Lo chiama solo al pentimento, ma non a garantire che attraverso una persona peccatrice e il suo comportamento, il peccato diventi uno standard di vita, una variazione del comportamento umano – rispettato e accettabile. Se l’umanità riconosce che il peccato non è una violazione della legge di Dio, se l’umanità concorda sul fatto che il peccato è una delle opzioni per il comportamento umano, allora la civiltà umana finirà lì. E le parate gay sono progettate per dimostrare che il peccato è una delle variazioni del comportamento umano. Ecco perché per entrare nel club di quei Paesi è necessario organizzare una parata del gay pride. Non per fare una dichiarazione politica “siamo con te”, non per firmare accordi, ma per organizzare una parata gay. E sappiamo come le persone resistono a queste richieste e come questa resistenza viene repressa con la forza. Ciò significa che si tratta di imporre con la forza un peccato condannato dalla legge di Dio, e quindi, di imporre con la forza alle persone la negazione di Dio e della sua verità.
Ciò che sta accadendo oggi nell’ambito delle relazioni internazionali, quindi, non ha solo un significato politico. Stiamo parlando di qualcosa di diverso e molto più importante della politica. Si tratta della salvezza umana, di dove andrà a finire l’umanità, da quale parte di Dio Salvatore, che viene nel mondo come Giudice e Creatore, a destra o a sinistra. Oggi, per debolezza, stupidità, ignoranza e il più delle volte per riluttanza a resistere, molti vanno lì, sul lato sinistro. E tutto ciò che è connesso con la giustificazione del peccato, condannata dalla Bibbia, è oggi una prova per la nostra fedeltà al Signore, per la nostra capacità di confessare la fede nel nostro Salvatore.
Tutto ciò che dico non ha solo un significato teorico e non solo un significato spirituale. Intorno a questo argomento oggi c’è una vera guerra. Chi sta attaccando l’Ucraina oggi, dove la repressione e lo sterminio delle persone nel Donbass va avanti da otto anni; otto anni di sofferenza e il mondo intero tace: cosa significa? Ma sappiamo che i nostri fratelli e sorelle stanno davvero soffrendo; inoltre, possono soffrire per la loro fedeltà alla Chiesa. E così oggi, nella domenica del perdono, da un lato, come tuo pastore, invito tutti a perdonare i peccati e gli insulti, anche dove è molto difficile farlo, dove le persone sono in guerra tra loro. Ma il perdono senza giustizia è capitolazione e debolezza. Pertanto, il perdono deve essere accompagnato dall’indispensabile conservazione del diritto di stare dalla parte del mondo, dalla parte della verità di Dio, dalla parte dei comandamenti.
Tutto quanto sopra indica che siamo entrati in una lotta che non ha un significato fisico, ma metafisico. So come, sfortunatamente, gli ortodossi, i credenti, scegliendo la via di minor resistenza in questa guerra, non riflettano su tutto ciò a cui pensiamo oggi, ma seguono umilmente la strada che mostrano loro i poteri costituiti. Non condanniamo nessuno, non invitiamo nessuno a venire alla croce, ci diciamo solo: saremo fedeli alla parola di Dio, saremo fedeli alla sua legge, saremo fedeli alla legge dell’amore e giustizia, e se vediamo violazioni di questa legge, non sopporteremo mai coloro che distruggono questa legge, offuscando il confine tra santità e peccato, e ancor più con coloro che promuovono il peccato come esempio o come modello di comportamento umano.
Oggi i nostri fratelli nel Donbass, gli ortodossi, stanno indubbiamente soffrendo, e noi non possiamo che stare con loro, prima di tutto nella preghiera. È necessario pregare affinché il Signore li aiuti a preservare la fede ortodossa, a non soccombere alle tentazioni. Allo stesso tempo, dobbiamo pregare affinché la pace giunga al più presto, che il sangue dei nostri fratelli e sorelle si fermi, che il Signore inclini la sua misericordia verso la terra sofferente del Donbass, che ha portato questo segno triste per otto anni, generato dal peccato e dall’odio umani.
Entrando nel Tempo della Grande Quaresima, cerchiamo di perdonare tutti. Cos’è il perdono? Se chiedi perdono a una persona che ha infranto la legge o ha fatto qualcosa di malvagio e ingiusto nei tuoi confronti, in tal modo non giustifichi il suo comportamento, ma smetti semplicemente di odiare questa persona. Smette di essere tuo nemico, il che significa che con il tuo perdono lo consegni al giudizio di Dio. Questo è il vero significato di perdonarci a vicenda i nostri peccati e i nostri errori. Perdoniamo, rinunciamo all’odio e alla vendetta, ma non possiamo là, in cielo, cancellare la falsità umana; perciò, mediante il nostro perdono, affidiamo i nostri colpevoli nelle mani di Dio, affinché sia operato su di loro sia il giudizio che la misericordia di Dio. Affinché il nostro atteggiamento cristiano nei confronti dei peccati, delle delusioni e degli insulti umani non sia causa della loro morte, ma che il giusto giudizio di Dio sia fatto su tutti, anche chi si assume la responsabilità più pesante, allargando il divario tra fratelli, colmandolo di odio, malizia e morte.
Possa il Signore misericordioso eseguire il Suo giusto giudizio su tutti noi. E affinché come risultato di questo giudizio non stiamo dalla parte sinistra del Salvatore che venne nel mondo, dobbiamo pentirci dei nostri peccati. Avvicinati alla tua vita con un’analisi molto profonda e imparziale, chiediti cosa è bene e cosa è male, e in nessun caso giustificati, dicono, ho litigato con questo o quello, perché hanno sbagliato. Questo è un argomento falso, questo è l’approccio sbagliato. Bisogna sempre chiedere davanti a Dio: Signore, cosa ho fatto di male? E se il Signore ci aiuta a realizzare la nostra menzogna, allora pentitevi di questa menzogna […] Il Signore ci aiuti tutti a passare il tempo dei Quaranta Giorni Santi per entrare degnamente nella gioia della luminosa Risurrezione di Cristo. E preghiamo perché tutti coloro che oggi lottano, che versano sangue, che soffrono, entrino in questa gioia della Risurrezione nella pace e nella tranquillità. Perché quale gioia ci sarà se alcuni sono nel mondo, mentre altri sono nel potere del male e nel dolore di una guerra intestina? Il Signore ci aiuti tutti in questo modo, e non altrimenti, ad entrare nel campo della Santa Grande Quaresima, per salvare le nostre anime e contribuire alla moltiplicazione del bene nel nostro mondo peccaminoso e spesso terribilmente errato, affinché la verità della mano di Dio regni, domini e guidi il genere umano. Amen.
Il filosofo sloveno Slavoj Žižek, in un intervento del 28 febbraio su La Stampa svela le fonti di ispirazione teologico-filosofiche di Vladimir Putin, citando il teologo politico Ivan Ilin, espulso dall’Unione sovietica. Le sue opere, sono comunque diffuse da Putin in particolare ai burocrati e alle reclute delle forze armate, per cui per Stato si intende una comunità organica guidata da un monarca paterno, sicché, la democrazia è un semplice rituale, in quanto si vota semplicemente per affermare il proprio sostegno al capo. Commenta poi come sia in atto un conflitto con l’Occidente e la sua cultura. È solo questione di libertà? si chiede. No. La questione della libertà è squisitamente filosofica e teologica, oltre che sociopolitica e culturale. L’hanno compreso anche Filarete, patriarca ortodosso della chiesa autocefala, autonoma e indipendente, dell’Ucraina, Bartolomeo, patriarca di Costantinopoli e Onofrio, patriarca della chiesa filorussa ucraina, che ha avuto parole decise e inequivocabili contro il conflitto: Come primate della Chiesa ortodossa ucraina filorussa mi rivolgo ai singoli e a tutti i cittadini ucraini. Al di là dei problemi precedenti, sfortunatamente la Russia ha lanciato operazioni militari contro l’Ucraina. In questo tragico momento esorto: non fatevi prendere dal panico, siate coraggiosi e mostrate l’amore per la patria e per gli altri. Vi esorto anzitutto a intensificare la preghiera penitenziale per il nostro paese, per il nostro esercito e il nostro popolo. Vi chiedo di dimenticare gli scontri reciproci e le incomprensioni per unirci nell’amore di Dio e della nostra patria. […] Difendendo fino all’ultimo la sovranità e l’integrità dell’Ucraina, ci appelliamo al Presidente della Russia perché cessi immediatamente questa guerra fratricida.
I vescovi europei in questi giorni hanno denunciato il desolante silenzio del Patriarca di tutte le Russie. In risposta è arrivata la sua omelia, da cui emerge una visione dell’Occidente permissivo e corrotto, con riferimento al gay pride, oltre che alla situazione dello sterminio nel Donbass filorusso. Per questo la guerra sarebbe giusta e necessaria, in quanto a difesa dei propri valori e della propria fede contro gli attacchi della cultura occidentale. In tal senso non sarebbe stato Putin a sferrare l’attacco. Sarebbe intervenuto militarmente non per estendere il proprio potere politico e economico, bensì per difendere l’unico popolo russo di cui gli ucraini sarebbero parte integrante dalle pretese espansive del mondo europeo e della Nato. Quando Kirill afferma: Tutto questo dimostra che siamo impegnati in una lotta che non ha un significato fisico, ma metafisico, parla evidentemente della loro metafisica, quella di Putin e di Kirill, non quella del popolo russo.
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Kirill, prende spunto dal fatto che ha appena celebrato la domenica del perdono e sembra volere distinguere il peccato dal peccatore. Se tale distinzione fra peccato da denunciare e condannare e peccatore da perdonare stesse in piedi, ogni imposizione violenta e ogni guerra in nome della giustizia e della verità sarebbe condannabile: uccide i presunti peccatori, sulla cui fede solo Dio può giudicare. La guerra uccide le persone non il peccato e per questo è sempre e comunque da condannare e respingere. Se si fosse coerenti con la necessità di intraprendere azioni belliche contro i peccatori, il Signore dovrebbe annientarci o dovremmo ammazzarci fra noi, invece ci accoglie e ci perdona. Perdono augurato anche al Patriarca russo, unito a Roma dal battesimo, sacramento che ha donato all’uomo piena libertà e in nome della quale emerge profondo il dissenso da quanto ha detto nella fede, confondendo e non guidando evangelicamente il suo popolo.
(consultazione: korazymorg.it; sulla quarta teoria politica - aleksandr dugin, novaeuropa ed; gabriele sabetta, l’intellettuale dissidente)