Caravaggio (Milano, 1571 – Porto Ercole, 1610) - I Bari - 1594
Chi ha gestito Carige andrà in galera?
di Pietro Bordoli
Politici, commentatori e media in generale, continuano a starnazzare sulla crisi del sistema bancario italiano, sulla necessità di proteggere il piccolo risparmiatore, ma soprattutto dell’importantissima Banca Etruria a testimonianza delle malefatte di Renzi e del sottosegretario Elena Boschi (rea quest’ultima di aver cercato di fare qualcosa proprio per salvare il salvabile).
Questo dopo aver dissertato per settimane intere sulla vicenda Monte dei Paschi di Siena, sempre per dimostrare le perniciose influenze del PD.
Nessuno, salvo qualche “addetto ai lavori”, parla di Carige (Cassa di Risparmio di Genova e Imperia), non una banchetta, ma la (ex) cassaforte dei soldi dei genovesi, quinta proprietaria per numero di quote della Banca d’Italia (sì proprio quella che dovrebbe controllare l’operato delle banche).
Carige possiede infatti 12093 quote da nominali 25.000 euro cadauna (dato al 30 settembre 2017), ha 519 filiali, 4800 dipendenti e oltre 1 milione di clienti.
Di Carige si è parlato, poco, a fine 2013, per la truffa operata dal suo presidente Berneschi; nel 2015 in occasione dell’aumento di capitale e poi silenzio totale fino al nuovo aumento di capitale conclusosi ieri.
Ho sentito Di Maio dichiarare in uno di questi penosi talk show (di fatto Floris contro Boschi) che la colpa del dissesto delle banche è dell’ingerenza dei partiti politici (gli altri), mentre il suo partito si impegna a “risarcire i risparmiatori”: sono sollevato e gli farò avere le poche cifre che seguono, tratte dal mio modesto portafoglio titoli.
12.05.2015 - Acquisto di n. 131.000 azioni Carige – Controvalore euro 10.002,34
Giugno 2015 - Proposta Carige di aumento di capitale con raggruppamento azioni
15.06.2015 - Vendita di 810 diritti – Euro 2.337,19
25.06.2015 - Adesione aumento di capitale – Euro 4.095,00
Totale investimento a fronte di 4.810 azioni raggruppate Euro 11.760,15
22.11.2017 – Proposta nuovo aumento di capitale (cui non ho partecipato), conclusosi ieri
1.12.2017 – Vendita di 4.810 diritti – Ricavo Euro 9,96
7.12.2017 – Controvalore delle 4810 azioni (alle 11:54) – Euro 52,43 (aumento rispetto a ieri di circa il 9%!!!)
Perdita netta su operazione (certamente sconsiderata): Euro 11.697,76.
E' ben noto che chi acquista in borsa è soggetto al rischio di oscillazioni che possono essere anche pesanti in termini di perdite di valore, ma in questo caso come è stato possibile in pratica un azzeramento del capitale (e, ripeto, non di una banchetta)?
Non c'è dolo? Non c'è malafede? Non c'è assoluta incapacità? (Non uso il termine professionale perché qui di professionale non c'è neppure l'ombra).
La Commissione Banche presieduta dall’inossidabile on. Casini farà luce sulle responsabilità?
O come al solito nessuno è responsabile?
O se ne fregherà in quanto non ci sono (apparentemente) politici implicati?
Il molto onorevole Di Maio come pensa di evitare in futuro questi fatti? Mi farà avere un onesto 30-40% di risarcimento?
Matteo Renzi continuerà a pensare, come a fine 2015, che il nostro sistema bancario è solido e che «Non c’è rischio sistemico, le banche italiane sono molto più solide di tante banche europee, non cambierei mai il sistema bancario italiano con quello tedesco»?
Buffoni!