Shanna Bruschi (San Anselmo, CA, United States) – The Walking Man
Grazie Virus
di Davide Torrielli
Siamo sotto attacco!
Siamo sotto attacco sotto diversi punti di vista ed è inutile che qui menzioni quali in quanto credo che i formiconi della terra virale ne abbiano le tasche piene di approfondimenti, notizie, diagrammi e statistiche.
Consideriamo però un aspetto che vale la pena di analizzare, un punto di vista che trova il suo cardine nel constatare come nulla sarà più come prima, dopo.
Nulla tornerà ad essere esattamente com’era, in tutti gli ambiti perché se un Dio c’è, come credo, questa cosa l’ha mandata lui e nella sua magnanimità è stato anche tollerante, inviandoci un qualcosa che siamo e saremo in grado di poter sconfiggere con danni mediamente trascurabili…. Avrebbe potuto essere più incisivo, per così dire, andandoci pesante con ebola e carbonchio o con qualche altro virus più letale ed invece no, manda questo che ha degli aspetti lievi se lo vediamo sotto il punto di vista dei numeri finali, ma ha delle implicazioni sociali proprio ad hoc per noi formiconi inconsapevoli.
Tutto è studiato nei minimi dettagli.
Io abito in una bella zona residenziale di un paese che si chiama Avigliana in provincia di Torino, una zona che sovrasta i laghi, in perfetta genuflessione alla Sacra di San Michele che molti conoscono come il simbolo della nostra regione, il Piemonte.
Il mio posto di lavoro invece si trova in una zona a caratterizzazione industriale, un postaccio in un comune limitrofo che si chiama invece Ferriera.
I due riferimenti della mia vita distano 5 km uno dall’altro ed in vita mia questa distanza l’avevo fatta a piedi una sola volta al ritorno, preso dalla collera a seguito di un alterco in ufficio presi la porta, e via, con i fumi alla testa in direzione casa a piedi, tanto macchina non ne ho in quanto la natura ha deciso anni fa di togliermi la possibilità, insieme a tante altre cose, di guidare.
Bene, annoiati da questa premessa biografica, veniamo al dunque; da quando questa pandemia è iniziata, ho sentito dentro di me un richiamo a qualcosa che poi ho ritrovato anche in tanti altri un qualcosa di strano che attiene al movimento, alla salute, all’isolamento ma al tempo stesso al tenersi in forma, una cosa strana ma come vedremo, diffusa.
La necessità di respirare profondo.
Complice il cercare di non stare troppo in auto con altri chiunque essi siano, ho quindi iniziato uno strano rito che vede in trasparenza Santiago di Compostela, senza voler essere presuntuosi né blasfemi: l’imposizione che viene dall’interno è di andare al lavoro e tornare a casa a piedi, come se questo fosse un fioretto, un aiuto a mantenersi distante dal contagio, a riflettere, a trovare due h al giorno di completa solitudine, perché va detto che il percorso che ho studiato passa per la maggior parte della strada, in mezzo ai boschi ed ai campi, scoprendo paesaggi dietro a casa che non conoscevo affatto. Ho scoperto di abitare in un posto meraviglioso, con alberi e profumi che non immaginavo neanche. Al mattino prestissimo, così come al pomeriggio quindi, percorro questa strada con il mio zainetto come se fossi un boy scout sia ad andare che a venire e più lo faccio più mi piace, anche se a volte ammetto essere faticoso. 13500 passi come un fioretto contro il virus, ma che c’entra? Magari l’amico psicologo potrà darci aiuto nel comprendere questo perché ho scoperto di non essere solo. Nel mio peregrinare a piedi vedo cose mai viste ed il periodo offre spunti di riflessione davvero inattesi. Scopro quindi che i vicini ora si parlano! Piemontesi che si sono odiati sino a ieri, perché il detto “al visin aventa nen parleie” non è fantasia dalle nostre parti ed il vicino di casa, in quanto tale, è un pirla a priori o come si dice, un badola termine che si usa ancora abbastanza tra i vecchi: ricordo di aver scritto anche un articolo per gli interessati.
Il virus contagia, quindi gente che si parla da un giardino all’altro, che ride e scherza a distanza trasmettendosi le solite ovvietà; padri che giocano a palla con i figli che conoscono a tentoni perché fino a ieri c’era prima il lavoro, ora no, si guarda in faccia la famiglia scoprendone tanti aspetti insperati. La famiglia si riscopre compatta, le signore, sino a ieri sempre a correre tra lavoro, figli che devono fare sport, musica, amici e quant’altro, sono a casa e iniziano magari ad usare i fornelli nuovamente riscoprendo il piacere del focolare domestico, ragazzi non più pressati da mille e più attività, corsi, impegni di ogni genere. Tutto fermo, tutto a disposizione per fare con calma, con pace ed attenzione. I rapporti sociali cambiano come in tutte le società ferite e fiaccate dal dolore e dalla sofferenza, dai problemi e dagli ostacoli, e si riscoprono solidali, attente alle amicizie, telefonate fatte con amore, con voglia di andare d’accordo e smussare gli spigoli perché di spigoli in questo periodo non ce n’è necessità…. Tutto deve essere liscio, fluido, tranquillo e pacifico.
Questo stop alla vita frenetica, ha quindi un aspetto positivo che speriamo permanga nella nostra malata società e insieme al drastico ridursi dell’inquinamento, a tempi dilatati, alla possibilità di guardarsi dentro con calma ed attenzione, speriamo di poterci ricordare di quando avevamo il tempo per pensare e eravamo riusciti per un breve periodo ad impossessarci di noi stessi e dei nostri cari, oltre che a godere profondamente degli stadi chiusi ed i loro abitanti zucche vuote a cercare di fare altro, centri commerciali che svestono i panni di chiese moderne della domenica e diventano negozi di generi alimentari. Niente shopping inutile, niente più bighellonare per negozi griffati, per discoteche puzzolenti. In crisi persino pusher e mignotte, ladri di appartamento, zingari e delinquenti.
Persino i migranti si sono calmati.
Mai come in questo periodo storico ho sentito ripetere che siamo tutti nella stessa barca, dobbiamo stare uniti, insieme, per un fronte comune; ho solo tanta paura che tutto questo diventi un ricordo, che si torni come e più di prima a perdere contatto nuovamente con quello che dovremmo essere ed a tornare più aggressivi di prima, a farci del male, ma forse sarà un bene anche quello.
Per ora, però, godiamoci questi momenti strani.
PS: ho notato per un attimo il titolo del mio articolo precedente, “I want slowness”, scritto quando il corona virus avrebbe potuto essere solo la trama di un film avveniristico: meglio che non scriva più in quanto vero è che auspicavo un cambio sociale, ma non in questo modo! Ne consiglio la rilettura alla luce dei recenti avvenimenti!
Mai come prima, te curas.