Kawu (Kawuart - Polonia) - Zelensky portrayed as Harry Potter and Putin as Lord Voldemort
Un mese di invasione russa dell’Ucraina
di Bruno Lamborghini
Ad un mese dall’invasione russa dell’Ucraina (24 febbraio 2022), il quadro si è fatto ancora più complesso e incerto sulle prospettive anche nel contesto internazionale. Le uniche certezze sono le migliaia di vittime tra i militari russi ed i civili ucraini, la distruzione delle città e la fuga di milioni di ucraini.
- I piani di Putin: in campo militare gli obiettivi si sono rivelati fallimentari non solo come blitzkrieg, ma anche come strategie complessive e qualità dei mezzi (gran parte dei carri armati sono degli anni 70 e le forze di leva scarsamente preparate). Come già dimostrato in altri fronti (in particolare in Afghanistan), le armate russe non sono in grado di affrontare forme di guerriglia urbana. Il piano di Putin resta tuttavia inalterato, cioè la conquista militare dell’Ucraina con la possibile nomina di un governo amico (Janukovyc già in panchina) e la piena neutralizzazione e demilitarizzazione del territorio, oltre alla separazione e russificazione della regione del Donbass e del corridoio di Mariupol sino al Mar d’Azov. In che modo pensa di attuarlo? Con la conquista lenta e violenta delle grandi città (modello siriano radendo al suolo e desertificando, come avvenuto per Mariupol), ad opera dei missili supersonici e balistici e delle milizie Wagner e cecene. Solo allora potranno partire eventuali negoziati da un punto di forza russo, con la graduale uscita delle truppe dalla Ucraina centro occidentale e la separazione sotto controllo russo del Donbass e corridoio Azov. Difficilmente vi potrà essere spazio per trattative da parte di Israele e Turchia senza un successo anche parziale, ma visibile dei piani di Putin, confermati pubblicamente durante il grande evento moscovita. Ma Putin deve tener conto della grande campagna mediatica rivolta al mondo occidentale da parte di Zelensky e soprattutto l’impegno a combattere sino alla morte per la libertà da parte di tutti gli ucraini, eredi della storica estrema capacità di resistenza cosacca, descritta da Gogol (articolo Putin non ha letto Taras Bulba di Gogol, di Giuseppe Silmo), puntando ad un costante sfaldamento della pressione militare russa, cui l’inesorabile passare del tempo gioca a sfavore. La pressante richiesta del governo ucraino di attuare una no fly zone non può essere evidentemente accolta dall’amministrazione Biden per evitare un coinvolgimento diretto (potrebbe invece muoversi invece l’ONU se non ci fosse il veto russo). Resta comunque aperta la richiesta di interventi Nato, non solo via sanzioni, per fermare i massacri quotidiani e l’importante Consiglio della Nato del 24 marzo ad un mese dall’invasione può forse dare qualche risposta.
- Il rafforzamento dell’unità dell’Occidente: l’invasione russa ha ottenuto un risultato politico che Putin non avrebbe certamente voluto, una maggiore unitarietà di intervento da parte dell’Occidente, con un rafforzamento dei rapporti di collaborazione tra USA ed Unione Europea, rapporti che si erano indeboliti durante il trumpismo. Si sono raggiunti accordi per l’invio di armi in Ucraina e per le sanzioni economiche verso la Russia e vi sono state forti dichiarazioni da parte di Biden che ha definito Putin “criminale di guerra” (neanche durante l’URSS si erano formulate accuse di questo tipo da parte americana). Biden ha colto l’occasione anche per cercare di superare la pesante immagine della disfatta afgana, riuscendo anche a costruire accordi bipartisan che potranno essere utili nelle Mid Term Elections. Ma sono cambiate anche le condizioni all’interno dell’Unione Europea, in cui si è tornato a parlare della necessità di una interlocuzione comune in materia di politica estera e difesa comune. La guerra vicino alle frontiere europee sembra aver prodotto un risveglio dal sonno eurocratico, così come la pandemia aveva imposto nel 2020 il Next Generation EU finanziato da Eurobonds. Non vi è dubbio che l’Europa veda con apprensione il rischio della creazione di una nuova Cortina di ferro, comunque si concluda la vicenda ucraina, a fronte della quale si pone la necessità di una organizzazione per la sicurezza e difesa comune europea e il ridisegno del ruolo della Nato anche nei confronti di aree esterne a rischio. La stessa richiesta di annessione all’Unione Europea da parte dell’Ucraina può essere presa in considerazione solo riaprendo il discorso sullo schema di effettiva integrazione dei diversi paesi, quelli in atto e quelli potenziali. Si tratta della necessità emersa fortemente già precedentemente alla vicenda ucraina, per un ridisegno della stessa Unione a differenti livelli di integrazione soprattutto politica (tema non affrontato nei passati ampliamenti). Nelle sedi europee si parla sempre più della necessità di ridisegnare uno schema di Unione basato su processi di “differentiated integration”, cioè definendo diversi livelli di integrazione non solo amministrativa, ma politica, secondo le specificità dei singoli paesi. Si tratta di riprendere la visione politica dei paesi fondatori partendo da un primo livello di integrazione politica da parte ad esempio di Francia, Germania e Italia, su cui costruire le fondamenta solide per un processo di integrazione differenziata. In tal senso, l’invasione del’Ucraina ed il nuovo ordine (o dis-ordine) politico internazionale imposto dalla politica imperialistica di Putin potrebbe rappresentare la spinta ad un salto storico per l’Unione Europea per raggiungere un nuovo ruolo di protagonista nella ricerca di un nuovo equilibrio geopolitico e nella ridefinizione in atto dei rapporti tra le aree, in specie tra mondo asiatico-cinese e Occidente, così come nei rapporti in atto nell’area mediterranea e medio-orientale.
- Le sanzioni e l’impatto su Russia ed Europa: le sanzioni economiche decise con qualche fatica ed in forma parziale (in specie con l’esclusione dei flussi valutari/energetici richiesta da parte di Germania e Italia) non sembrano avere ancora effetti pesanti sull’economia russa e tali da imporre cambiamenti socio-politici di regime. La Russia è profondamente diversa dal modo di pensare occidentale e gli stessi russi appaiono da sempre disponibili ad accettare sofferenze per il loro paese. La mancanza di libertà imposta dal regime non spiega, se non parzialmente, i comportamenti della popolazione e la dissidenza si limita principalmente a élite della cultura moscovita. La Russia sembra in grado di gestire, pur con costi pesanti, l’impatto delle sanzioni, anche se destinate a durare per molto tempo. Occorre ricordare che l’export di gas e petrolio in Europa porta quotidianamente un miliardo e mezzo di valuta pregiata alla Russia. Diverso è l’impatto delle sanzioni e dei costi energetici all’interno dell’Europa ed in particolare in Germania e Italia, non solo come importatori di gas russo, ma anche come esportatori e connessi a forniture russe. In primis, in Italia l’aumento dei prezzi del combustibile appare consolidare nel 2022 una inflazione di oltre il 10% nei prezzi industriali e del 6% in quelli al dettaglio. Ma ciò che preoccupa di più la produzione industriale è la carenza di forniture di componenti (non solo elettronici) per il blocco di importazioni da Russia e Ucraina (così anche per le forniture di grano dal granaio ucraino). Ciò comporta la revisione delle previsioni di rilancio 2022 del PIL dal + 4% al +2% (dato teorico in quanto eredità matematica della forte crescita 2021, ma in realtà con un andamento recessivo prossimo forse allo zero durante il 2022). La guerra in Ucraina ha ulteriormente accelerato la fine delle lunghissime catene del valore già in crisi durante la pandemia, frammentazione su cui si è basata la spinta decennale alla globalizzazione dei mercati e delle forniture. Questo sta imponendo un ridisegno complessivo dei sistemi produttivi che assieme all’accelerazione della transizione ecologica comporta elevati costi di ristrutturazione spesso di difficile sostenibilità (si pensi anche alle ristrutturazioni dell’automotive verso l’elettrico).
- Due mondi a confronto: quello vecchio di Putin e quello giovane di Zelensky: la sorpresa e l’irritazione di Putin per non essere riuscito nell’obbiettivo di una conquista lampo deriva anche dall’essersi trovato di fronte ad un giovane presidente Zelensky che affronta l’invasione in modo completamente nuovo, mettendo a repentaglio anche la propria vita con uno sguardo pulito e sereno, perché la gente è con lui. Di fronte a Zelensky, Putin non può che sentirsi fuori del tempo, vecchio non solo per età, ma perché Zelensky rappresenta un mondo totalmente diverso, a lui sconosciuto. Le strategie e le ambizioni di Putin appaiono datate alla prima metà del ‘900 e forse sarebbe bastato a Putin approfondire la storia di Zelensky negli ultimi anni per capire la distanza tra il vecchio Cremlino ed il nuovo mondo della generazione Zelensky, per evitare il grave errore compiuto, ma forse Putin non possiede gli strumenti interpretativi necessari ed il mondo procede molto più velocemente della vecchia Nomenclatura ex URSS. Ma Zelensky non è un evento straordinario o casuale, perché è frutto di una “generazione” di Zelensky” che sta crescendo nel mondo, anche in Russia e Bielorussia. E’una generazione di giovani che amano la loro patria, ma si sentono cittadini del mondo, vivono di Internet, dei social positivi, dell’open innovation, dei viaggi, degli studi dovunque e non sopportano i mondi chiusi e autoritari, le dittature, i controlli polizieschi e vogliono costruirsi una vita piena, libera, aperta con leggerezza, senza appesantimenti, con la solidità dei valori umani fondamentali. Non ha niente a che vedere con il mondo che Putin si è costruito attorno a sé in venti anni, pieno di servizi segreti, di spie, di polizia, gli oligarchi, la disinformazione continua, le elezioni guidate. L’immagine dei lunghissimi tavoli bianchi che pongono distanti gli interlocutori di Putin è il simbolo di questa incapacità di relazioni aperte e dell’ascolto. E’ l’opposto del mondo della generazione Zelensky che cerca i contatti e per questo Putin è molto irritato e intende possibilmente distruggere questo mondo, definendolo nazista e combattendolo con vecchi strumenti, una guerra tradizionale portata agli estremi con danni immensi anche per i suoi e senza speranza per il futuro, ma tant’è, muoia Sansone con tutti i Filistei.