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L’oblio storico: una caratteristica inevitabile della memoria collettiva

di Davide Torrielli

 

Recentemente, Liliana Segre, testimone e sopravvissuta all’Olocausto, ha espresso il timore che nel giro di pochi anni le atrocità del nazismo si ridurranno a poco più di una riga nei libri di storia. Le sue parole colpiscono con una forza profonda, ma toccano anche una verità più ampia e universale: l’oblio è parte integrante del modo in cui la storia viene tramandata.

Per quanto sia doloroso riconoscerlo, molte delle più grandi nefandezze dell’umanità sono state sommerse dalla polvere del tempo, dimenticate o ridotte a nozioni superficiali.

La storia è fatta di eventi, ma è anche il prodotto di chi la racconta. Col passare delle generazioni, solo una piccola parte degli avvenimenti viene conservata nella memoria collettiva, mentre il resto si perde. Non è una questione di importanza o di gravità morale, ma di come funziona la memoria umana e sociale. Lo vediamo già guardando indietro nel tempo, analizzando eventi altrettanto terribili che oggi sono quasi dimenticati.

Un esempio lampante è quello dei genocidi antichi, come la distruzione sistematica delle città-stato cartaginesi durante le guerre puniche. La terza guerra punica, conclusa con la totale distruzione di Cartagine nel 146 a.C., comportò non solo la morte di migliaia di persone ma anche la schiavitù e la deportazione della popolazione superstite. Questo evento, che all’epoca rappresentò un trauma immenso, oggi è relegato a poche righe nei manuali di storia, spesso senza un’adeguata riflessione sul suo impatto umano.

Un altro esempio è il genocidio degli indigeni americani, perpetrato durante la colonizzazione delle Americhe. Milioni di nativi furono sterminati attraverso guerre, malattie portate dagli europei e politiche di assimilazione culturale forzata. Sebbene questo capitolo sia presente nei libri di storia, raramente viene raccontato nella sua pienezza e profondità. Le sofferenze dei nativi americani sono spesso trattate come un corollario alla “scoperta del Nuovo Mondo”, più che come un crimine contro l’umanità.

Un caso più recente, ma altrettanto emblematico, è il genocidio armeno del 1915-1917, durante il quale circa 1,5 milioni di armeni furono uccisi dall’Impero Ottomano. Nonostante il riconoscimento internazionale di questo genocidio, esso rimane poco conosciuto dal grande pubblico e spesso negato o minimizzato da alcune nazioni.

Un ulteriore esempio è il genocidio cambogiano perpetrato dai Khmer Rossi tra il 1975 e il 1979. Sotto il regime di Pol Pot, circa 2 milioni di persone, un quarto della popolazione cambogiana, furono uccise attraverso esecuzioni, carestie e lavori forzati. Nonostante l’orrore che suscitò, oggi questo genocidio è spesso ignorato o trattato in modo marginale nei programmi scolastici.

Un altro evento drammatico è il genocidio in Ruanda del 1994, durante il quale circa 800.000 persone, principalmente tutsi, furono massacrate in soli 100 giorni. Questo genocidio è stato documentato con grande intensità, ma il suo ricordo rischia di affievolirsi con il tempo, soprattutto al di fuori del continente africano.

Un ultimo esempio è il genocidio degli herero e nama in Namibia, perpetrato dalle forze coloniali tedesche tra il 1904 e il 1908. Decine di migliaia di persone furono sterminate attraverso esecuzioni di massa, deportazioni e condizioni di vita disumane nei campi di concentramento. Questo genocidio è considerato uno dei primi del XX secolo, ma è ancora oggi poco conosciuto al di fuori dei circoli accademici.

I tedeschi …

L’oblio storico è dovuto a diversi fattori. Innanzitutto, le società tendono a dimenticare ciò che non è direttamente rilevante per il presente. Con il passare del tempo, le esperienze vissute dai testimoni diretti svaniscono, lasciando il posto a narrazioni più astratte. Inoltre, i vincitori della storia controllano spesso il racconto degli eventi, selezionando cosa ricordare e cosa lasciare nell’ombra. Infine, la natura umana stessa preferisce spesso guardare avanti piuttosto che confrontarsi continuamente con le ombre del passato.

Nonostante questa tendenza all’oblio, è nostro dovere combatterla. La memoria storica è uno strumento fondamentale per comprendere il presente e prevenire il ripetersi di simili atrocità. Tuttavia, dobbiamo anche accettare che la storia è un processo di selezione continua e che non tutto potrà essere ricordato nella sua interezza. Ciò che possiamo fare è sforzarci di mantenere viva la consapevolezza degli eventi più significativi e delle loro lezioni morali.

Le parole di Liliana Segre sono un monito: il rischio di ridurre le atrocità naziste a una nota a margine è reale. Ma non è un destino inevitabile, a patto che ci impegniamo attivamente nella conservazione della memoria. Dobbiamo farlo non solo per rispetto delle vittime, ma anche per garantire che le generazioni future abbiano gli strumenti per comprendere e resistere alle forme di oppressione e violenza che, purtroppo, continuano a minacciare la nostra umanità.

Grande Liliana.

Te curas.

 

Inserito il:28/01/2025 11:38:57
Ultimo aggiornamento:28/01/2025 15:00:40
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