Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Shelby McQuilkin (Brooklyn, NY, United States) - Social Networking

 

Tempi duri per i Social Media

di Vincenzo Rampolla

 

In Florida, il 29 aprile la Camera approva a maggioranza la legge Social Media Platform SB7072. Presentata al Senato dalla repubblicana Ana Maria Rodriguez, dopo la firma di rito del Governatore Ron De Santis, entra immediatamente in vigore. La recentissima disposizione si applica a qualsiasi piattaforma social media che abbia un fatturato annuale maggiore di $100 milioni e un portafoglio mensile di oltre 100 milioni di utenti. Nel caso particolare in cui società come Facebook e Twitter blocchino l’account di soggetti con un riconosciuto impegno politico, dovranno pagare una penale di $250.000 al giorno per politici a livello statale e di $25.000 al giorno per politici a livello locale. È la legge.

Sempre il Senato della Florida, per disciplinare le operazioni di voto, ha approvato una legge che limita i voti per corrispondenza e quelli consegnati in depositi o centri di raccolta.

Nel frattempo Trump ha ripreso a scalpitare, gasato all’idea di riconquistare la Casa Bianca. Ha dichiarato: Succederà. Ribalteremo la situazione. Sono andati oltre i limiti. Non possono farla franca. Non glielo permetteremo. Abbiate coraggio. Succederà. Sono con voi. Ha inoltre candidato il fedelissimo Ron De Santis alla Vicepresidenza per la sua corsa presidenziale del 2024. Lo stesso De Sanctis ha criticato aspramente lo strapotere delle aziende Big Tech e il modo di agire dei social network attraverso le piattaforme digitali, definendoli Big brother più che Big Tech, in palese omaggio al 1984 orwelliano.

In Arizona non si placa il fermento sociale contro le frodi elettorali 2020: revisione di 400 macchine di voto e nella contea di Maricopa conteggio delle schede, nonostante l’ennesimo tentativo dei legali di bloccarlo. Al proposito Trump ha diramato la seguente dichiarazione:

Il partito radicale democratico ha investito tutte le sue energie per ostacolare la revisione forense della frode elettorale nell’elezione presidenziale del 2020, revisione che si sta svolgendo in questo momento nello Stato dell’Arizona. Oltre 100 avvocati si sono scatenati per cercare di fermarla perché prevedono i risultati di quell’operazione e sanno che sarà uno smacco per i Democratici. La revisione è condotta da esterni in modo indipendente, senza favoritismi per entrambi i fronti, ma i Democratici non vogliono assolutamente sentirne parlare perché sanno che in Arizona e in altri Stati coinvolti nelle frodi hanno perso alla grande; sanno che i giudici dell’Arizona virtualmente non hanno accolto nessuna istanza, dichiarandole totalmente incostituzionali. Gli elettori dell’Arizona sono inferociti, come lo sono tutti gli americani. Se non possiamo avere elezioni eque e libere non abbiamo più una Nazione. La revisione deve continuare. L’America merita la verità. Donald scalda i muscoli.

È disponibile il testo integrale della legge della Florida, a dir poco esplosivo e destinato fare storia e a ridimensionare lo strapotere delle società Big Tech. In sintesi in esso si afferma:

Le piattaforme di social media rappresentano un progresso straordinario nelle tecnologie di comunicazioni per i floridiani [cittadini della Florida]. Agli utenti si deve garantire il diritto di controllare la propria informazione personale in relazione a tali piattaforme. I social media si sono trasformati, lanciandosi nella nuova arena in cui le persone si incontrano per discutere.[…] Le piattaforme social media che censurano, oscurano (shadow ban), eliminano (deplatform) oppure applicano algoritmi che prioritizzano la pubblicazione di messaggi e articoli a danno di qualsiasi candidato politico della Florida, qualsiasi utente oppure residente della Florida, non agiscono in buona fede. Le piattafome social media non dovrebbero intraprendere nessuna azione in malafede per limitare ai floridiani l’accesso e la disponibilità del servizio. Le piattaforme social media hanno agito ingiustamente nei confronti dei floridiani censurando, applicando lo shadow-ban e il deplatforming e gli algoritmi di prioritizzazione della pubblicazione dei messaggi. Lo Stato ha un interesse sostanziale nella protezione dei propri residenti da azioni ingiuste e disomogenee da parte delle piattaforme social media. Lo Stato deve intervenire energicamente per far rispettare le proprie leggi e proteggere i floridiani […] Lo status di protezione per un candidato politico inizia dalla data in cui annuncia la sua candidatura fino alla data in cui la persona cessa di essere un candidato. Le piattaforme social media devono inoltre fornire un sistema con cui il candidato possa dichiararsi e attivare la sua protezione […] Ogni pubblicità che sarà fornita gratuitamente dalla piattaforma a qualsiasi candidato, dovrà essere comunicata ufficialmente al candidato stesso al fine di essere conteggiata e riportata come donazione in natura.

Il testo della legge è arricchito da alcune definizioni e dal significato di termini di uso corrente in ambito social media, con l’obiettivo di evitare equivoci di natura legale, ad esempio:

Algoritmo: Complesso di regole matematiche che specifica come funziona un insieme di dati. Serve a creare una graduatoria dei risultati di una ricerca oppure stabilisce un ordine predefinito o viene usato per creare una classifica di contenuti secondo l’importanza o altri parametri, come la data di pubblicazione o l’ordine cronologico di tali contenuti.

Censura: Qualsiasi azione avviata da una piattaforma social media per regolare, alterare, cancellare, restringere, modificare, rimuovere o inibire la pubblicazione o la ripubblicazione di un messaggio (post), oppure sospendere il diritto di pubblicare o aggiungere un commento o altro contenuto a qualsiasi contenuto o materiale pubblicato da un utente. Il termine include anche azioni mirate a inibire la visibilità di un utente o la sua capacità d’interagire con altri utenti sulla piattaforma social media.

Deplatform: L’azione o la prassi intrapresa da una piattaforma social media per cancellare o bandire un utente in modo permanente o temporaneo, per più di 14 giorni.

Post-prioritization (attribuzione di priorità alla pubblicazione). L’azione intrapresa da una piattaforma social media per disporre, mostrare o dar priorità a taluni contenuti rispetto ad altri, collocandoli prima, in basso o in una posizione meno evidente nella visualizzazione di notizie o nei dati di una ricerca. Il termine non include la prioritizzazione di materiale fornito da terze parti oppure basato sul pagamento di tariffe pubblicitarie a favore della piattaforma.

Shadow-ban: L’azione intrapresa da una piattaforma social media per limitare oppure eliminare la visibilità di un utente o del relativo contenuto sulla piattaforma social media, che sia dovuta all’intervento di una persona oppure di un algoritmo. Questo include anche attività di shadow-banning che non siano immediatamente visibili da parte di un utente.

Piattaforma social media: Qualsiasi servizio informativo, sistema oppure motore di ricerca oppure servizio di fornitura di software centralizzato che:

- Fornisca o consenta l’accesso a un server tramite computer da parte di utenti multipli, il che include una piattaforma Internet oppure un sito di social media.

- Operi come società e conduca attività nello Stato [della Florida].

- Soddisfi almeno una delle seguenti condizioni: fatturato lordo annuo superiore a

$100 milioni e almeno un totale di 100 milioni di utenti.

Utente: Chiunque sia residente o domiciliato in questo Stato e che abbia un account su una piattaforma social media, indipendentemente dal fatto che la persona pubblichi o abbia pubblicato materiale sulla piattaforma. Quest’ultima definizione è certamente destinata a dare il via alla corsa per ottenere domicilio /residenza in Florida da parte di utenti degli altri Stati e per potere operare secondo i termini della stessa legge SB7072, pur non essendo floridiani. Che futuro avrà la legge a livello federale? Fibrillazione in Texas, Georgia e Wisconsin.

Nella parte seguente, di notevole rilievo, si decreta la rimozione della segretezza degli algoritmi: Le piattaforme social media devono pubblicare i propri standard, inclusa una definizione dettagliata delle regole che usano o che hanno usato per censurare, eseguire il deplatform oppure lo shadow-ban. La piattaforma deve applicare gli standard di censura, deplatform e shadow-banning senza variazioni tra i vari utenti della piattaforma. Deve comunicare a ogni utente qualsiasi variazione delle proprie norme d’uso per gli utenti, dei termini di servizio e degli accordi prima di porli in atto e non può fare cambiamenti con frequenza superiore a 30 giorni. La piattaforma non può censurare o fare shadow-ban del contenuto di un utente senza notificarlo all’utente che ne ha voluto/tentato la pubblicazione.

Deve inoltre fornire, su richiesta, il numero di altri utenti della piattaforma a cui il contenuto pubblicato è stato mostrato. Deve categorizzare gli algoritmi usati per la prioritizzazione dei contenuti per lo shadow-banning e consentire all’utente di disattivarli, richiedendo invece la semplice pubblicazione cronologica dei contenuti. Annualmente la piattaforma deve rendere noti agli utenti gli algoritmi in uso e consentire all’utente di disattivarli in quell’occasione. Gli algoritmi di shadow-banning e prioritizzazione devono essere disattivati in ogni caso per i contenuti di un personaggio politico o candidato. Nelle azioni di deplatform, la piattaforma deve consentire all’utente di accedere e recuperare le proprie informazioni, contenuti e materiali per almeno 60 giorni dopo la rimozione. Le piattaforme social media non possono in ogni caso fare deplatform, shadow-ban o censurare qualsiasi piattaforma giornalistica con un minimo di iscritti, come definito nella legge, eccezione fatta per i materiali di carattere osceno. Ogni notifica deve essere formulata per iscritto, inviata per posta elettronica o con notifica elettronica diretta all’utente entro 7 giorni dall’azione di censura. Deve includere una completa giustificazione delle motivazioni e dei modi che hanno portato alla decisione di censurare, oltre alla completa descrizione degli algoritmi correlati.

Nel caso in cui lo Stato, in seguito a una propria indagine oppure su segnalazione, sospetti l’esistenza di una violazione di questa legge, che sia in corso o che sia già avvenuta, può avviare d’ufficio un’indagine che può portare a una causa penale o civile. Lo Stato può richiedere la consegna delle specifiche tecniche degli algoritmi relativi alle violazioni.

Il singolo utente può fare causa privatamente per le parti che gli competono e per legge gli verranno riconosciuti fino a $100.000 di danni, più i danni riconosciuti dal giudice e quelli di penalizzazione, nel caso siano presenti aggravanti. In caso di deplatforming è previsto un rimborso delle spese legali. Ogni singola violazione potrà essere oggetto di risarcimento.

In California, come prima reazione alla approvazione della legge, l’Office of Election Cybersecurity (Dipartimento di Stato) ha comunicato di avere gestito una banca dati di tutti i post che sono stati pubblicati sui social media, di avere selezionato quelli che a suo giudizio erano fake news e di averne richiesto la soppressione. Di rilievo i comportamenti totalmente controcorrente di Polonia e Ungheria, Paesi guidati da governi semi-autoritari che hanno consolidato il proprio potere grazie al controllo dei media e alle norme, tuttora molto malleabili, a favore degli utenti di Facebook e Twitter. In sede di Commissione Europea di recente è stata avanzata una proposta di legge molto dettagliata per regolamentare il settore digitale, in particolare i social network e la loro responsabilità. Contenuta nel Digital Services Act (DSA) è stata elaborata da Thierry Breton,  Commissario al Mercato Interno e ai Servizi.

Anche l’Africa si sta dando una mossa. A titolo informativo l’Uganda si prepara per le elezioni di gennaio 2022 e non vuole interferenze dalle piattaforme social media. Il Governo ha bandito dal Paese le piattaforme Big Tech di Twitter, Facebook e WhatsApp, citando la grave interferenza del loro operato durante le elezioni Usa del 2020.

(consultazioni:     tecnologia – r.mazzoni ; government bill on big tech; il post - konrad; observer newspaper uganda; Florida https://www.theepochtimes.com/florida-passes-bill-prohibiting-social-media-giants-deplatforming politicians _3798308.html; https://tfiglobalnews.com/2021/04/26/after-hounding-jack-mas-ant-group-ccp-is-all-set-to-destroy-bytedance-as-it-cancels-its-ipo/; https://www.theepochtimes.com/facts-matter-april-30-arizona-audit-on-pace-to-finish-by-deadline-new-documents-reveal-big-tech-collusion_3798234.html)

 

Inserito il:09/05/2021 20:10:47
Ultimo aggiornamento:09/05/2021 20:20:52
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