Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Harrison Fisher (New York, 1877-1934) - Graduation day

 

 

Un paese perdente

di Giorgio Panattoni

 

Prendo spunto dalla vicenda pubblicata sui giornali e amplificata dai telegiornali italiani della dottoressa siciliana che non avendo trovato posto dopo la laurea con lode come bidella si è affermata leader in USA come ricercatrice di successo.

La notizia viene esposta, come al solito, come una sconfitta del nostro paese, incapace di valorizzare le sue risorse pregiate, che sono costrette ad emigrare per fare quella fortuna che gli spetta.

Poi vien fuori un'altra verità.

Il soggetto protagonista della nostra storia ha vinto una borsa di studio del CNR, il Centro Nazionale Ricerche Italiano, guarda caso, e grazie a questa ha potuto andare in USA e fare la sua strada.

Inoltre a un certo punto lo stesso soggetto ha vinto un concorso per ricercatori in una università italiana, e quindi ha trovato un posto anche qui da noi. Ma ha preferito, credo molto giustamente, rimanere in USA e continuare lì la sua brillante carriera.

Io avrei proposto questa storia come un caso brillante di successo di un bravo italiano che è riuscito a diventare importante anche in USA, e non come la solita sconfitta di uno stato debole e incapace.

Cosa vera, ma inutile continuare a dircelo, forse occorre fare qualcosa per cambiare, come sempre. E magari sfruttare anche questi casi di successo per accelerare il cambiamento.

Del resto mi pare utile dare qualche numero.

La percentuale di spesa di ricerca sul PIL è in USA dell'ordine del 3%. in Giappone del 3,4%, in Germania del 2,6%, in Italia del 1,3%.

Tenendo conto della entità del PIL in valore assoluto le spese di ricerca sono in USA più del doppio di quelle del Giappone, quasi 5 volte quelle della Germania e più di 16 volte di quelle italiane.

E ci si stupisce che ci siano più opportunità in USA che in Italia? E si crede che si possa in un paese come il nostro non dico raggiungere i livelli americani, ma almeno quelli tedeschi senza cambiare profondamente la equazione economica di gestione del nostro stato, con tutte le conseguenze del caso in termini di struttura e di distribuzione della spesa? E come si fa con questa pesantissima eredità di un debito pubblico pari a più di 130 volte il PIL? (tra parentesi Germania 83, Francia 90).

Tutte cose dette tante volte, e regolarmente dimenticate quando si vuole dare notizia negativa.

Insomma, proviamo anche questa volta a essere positivi e mettiamo il nostro impegno per migliorare, non per dimostrare che siamo incapaci.

 

 

 

Inserito il:17/03/2017 18:10:56
Ultimo aggiornamento:17/03/2017 18:17:18
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