Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Ashley Dahlke (Northern Illinois, USA, - Arizona) – Bedroom detail (2015)

 

Il fenomeno degli accumulatori seriali

di Giovanni Armando Costa

 

La disposofobia, conosciuta in ambito clinico come Hoarding Disorder, è un disturbo caratterizzato dall’accumulo continuativo di beni, acquistati o raccolti, insignificanti e deperibili e dalla successiva incapacità di eliminarli dai propri spazi vitali (casa, auto, ufficio) perché un giorno o l’altro potrebbero servire.

Questa patologia costringe i soggetti che ne soffrono a tenere in casa ogni sorta di oggetti, senza possibilità di buttare via niente. Si tratta di persone la cui attività quotidiana diventa quella di accaparrare in giro libri, giornali, riviste e volantini pubblicitari per accatastarli nei propri spazi abitativi fino a renderli impraticabili.

La malattia può portare a trattenere in casa alimenti scaduti o deteriorati, residui di cibo ed imballaggi di ogni tipo accatastandoli su arredi e pavimenti fino a ricoprirli di spessi strati di rifiuti rendendo difficoltoso muoversi e camminare oltre che impossibile pulire le superfici.

Il disordine in queste abitazioni raggiunge livelli esagerati. Vestiti, scarpe e materiale di ogni tipo vengono accumulati in scatole o sacchetti di plastica o semplicemente abbandonati dappertutto fino a riempire completamente i locali rendendo difficile aprire la porta d’ingresso, entrare o uscire di casa.

Nei casi più gravi gli accumulatori seriali rovistano negli immondezzai, tra la spazzatura, alla ricerca di oggetti che considerano validi e li trasportano in casa già contaminati da parassiti.

Inconvenienti igienici come infestazioni di scarafaggi e odori molesti, guasti all’impianto idrico o fognario, principi di incendio o cedimenti strutturali fanno solitamente emergere questi casi che sotto forma di esposti giungono alla Agenzia di Tutela della Salute della Città Metropolitana di Milano (ex A.S.L.)

Le segnalazioni arrivano da privati cittadini che avvertono queste problematiche come potenzialmente pericolose per la propria salute oppure dagli amministratori degli stabili che si fanno portavoce dei condomini, ma anche dai gestori degli alloggi popolari, dalle forze dell’ordine, da enti o associazioni che a vario titolo intervengono in queste abitazioni.

Nell’anno 2014 la ASL di Milano, divenuta nel 2016 Agenzia di Tutela della Salute della città Metropolitana di Milano, per agevolare le segnalazioni di cittadini ed istituzioni, su questa che rappresenta una emergenza in materia di igiene e sanità pubblica, si è dotata di una linea telefonica (02-85787670) ed una informatica (infoaccumulatori@ats-milano.it) appositamente dedicate.

Tra ottobre 2014 e giugno 2015 ovvero nei primi otto mesi di attivazione della casella di posta elettronica e del numero di telefono dedicato, sono state registrate in un apposito database aziendale 68 segnalazioni inviate da privati cittadini o amministratori condominiali e 50 segnalazioni da parte dei servizi sociali.

Le linee sono ancora oggi attive e le segnalazioni che arrivano vengono approfondite e quando necessario accertate con uscite sul territorio ad opera dei Tecnici della Prevenzione del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’ATS di Milano e trattate successivamente con i competenti uffici comunali.

Attualmente ogni anno vengono effettuati nel capoluogo lombardo circa duecento/trecento sopralluoghi per accertare casi di accumulo compulsivo e degrado abitativo e si scopre gente sepolta viva, nel buio della propria casa. Case che non ricevono più i raggi del sole perché ostacolati da tapparelle che non vengono mai sollevate, occupate da individui costretti a respirare l’aria fetida ed appestata di ambienti in cui non esiste un ricambio d’aria. Alloggi sacrificati ai tanti oggetti ma svuotati di emozioni, sorrisi e gioia di vivere ed abitati da uomini e donne soli, distrutti, marchiati in maniera indelebile dalla vita.

Rassegnati ad un destino che avevano immaginato diverso. Sopravvissuti a violenze, lutti, separazioni e abbandoni.

Rimasti soli per drammi familiari e perché parenti ed amici sono stati allontanati da un comportamento pazzesco e da una casa dove regnano cattivi odori, infestazioni di insetti, sporco inconcepibile e disordine generale.

Durante gli accertamenti emergono casi di disposofobia particolari ed estremi, ma dietro questa patologia si scoprono esseri umani straordinari, a volte dotati di una intelligenza non comune e con alti profili professionali ma con un sapere azzerato da un incantesimo che li costringe a non amarsi, a ripetere quotidianamente riti di accumulo, a vivere in appartamenti senza luce, a pensare di non avere bisogno di nessuno.

Come Sergio, ingegnere in pensione, senza moglie né figli, con un solido reddito, che vive nel suo appartamento magazzino da quando è morta la mamma, unica donna che lo amava e di cui si prendeva cura.

Come Anna, professoressa in pensione dopo anni passati ad insegnare nei licei; un cuore grande, al servizio degli studenti, naufragato nello stesso momento in cui l’unico figlio ha perso la vita per un malore in piscina durante l’attività sportiva.

Come Rosa e Maria entrambe separate e divorziate e prima bastonate dai mariti e poi abbandonate dai figli che in casa non avevano più nemmeno un letto per dormire perché tutto era invaso da oggetti che impedivano la normale vita quotidiana.

A queste persone affaticate dalla vita, che hanno come unica compagna la solitudine, è necessario dedicare tante ore di lavoro.

A loro favore bisogna cercare di rendere sempre più efficaci gli interventi sul territorio metropolitano individuando come strategia vincente il dialogo tra enti, associazioni e cittadini e cercando il supporto quando possibile, dei Mass Media che aiutano a diffondere informazioni sull’argomento perché ciascun individuo ha diritto alla salute, intesa come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, così come modernamente definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e sancito come tale nell’Art. 32 della Costituzione Italiana.

E’ un dovere per tutti gli operatori del settore sanitario adempiere al miglioramento della qualità della vita dei cittadini anche in collaborazione ed integrazione ad altre figure professionali come gli assistenti sociali, gli agenti di polizia locale e le autorità comunali.

In simile contesto, il Dipartimento di Prevenzione Medico ed il suo Servizio di Igiene e Sanità Pubblica rivestono il ruolo di principali attori protagonisti.

 

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Inserito il:23/05/2019 23:10:44
Ultimo aggiornamento:23/05/2019 23:26:11
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