Bisognerebbe ascoltare il mare …
Com'è bello e buono il mare, che riflette sulle sue acque i raggi caldi del sole; che ha orizzonti che fanno sognare e viaggiare lontano; che senza confini non inizia e non finisce: le sue acque sembra uniscano e dividano paesi e coste lontane, ma non appartiene a nessuno il mare. Non discrimina il mare: non fa differenza tra popoli e razze, tra ricchi e poveri, tra uomini e donne ... E tutti amano il mare per quell'idea di pace e serenità, di emozioni che dà. Ognuno guarda verso il mare quando pensa alla libertà.
Volti affaticati, stanchi, segnati dal dolore, bruciati dal sole e dall'acqua salata: donne e uomini disperati e bambini tra braccia deboli rannicchiati. Tutti ignari del proprio destino, ma con la speranza di essere salvati, di arrivare ad una sponda dove approdare. E ricominciare …
E invece il mare li ha inghiottiti, li ha strappati all'unica speranza a cui erano aggrappati.
Nelle sue acque le vite si sono mescolate, le paure e le urla disperate sono finite nel profondo dei suoi abissi, coperte dal rumore della superficie ondeggiante. Poi onda dopo onda, ha restituito i corpi ormai senza vita, che come fantasmi sono riemersi immobili e galleggianti, cullati tra le potenti e fredde braccia del mare.
Com'è brutto e cattivo il mare: potente, indomabile, profondo e misterioso nella sua immensità. Prende tutto ciò che vuole senza chiedere e senza pietà. Nasconde nelle sue fredde e inaccessibili profondità i segreti, le ricchezze, la storia dell'umanità. Ormai appartengono al mare.
Se il mare potesse parlare, quante cose avrebbe da dire, quante storie da raccontare, con il suo continuo calmo o fragoroso movimento, con le sue onde che si infrangono dolcemente o violentemente contro gli scogli, con le sue alte e basse maree …
E noi siamo sordi al suo eterno rumoreggiare. Ma se solo ascoltassimo il mare, quante cose potremmo capire!